Aggiornato il Ottobre 6, 2011 da Il Guru dei Film
Uno stuntman rapinatore nella notte di Los Angeles per il nuovo film di Nicolas Winding Refn.
Driver è un meccanico che si presta come stuntman sui set dei film ma non disdegna un'altra attività pericolosa, quella di guidatore al servizio di occasionali criminali. In parola per iniziare una carriera da pilota, finanziata da alcuni boss locali che controllano l'officina per cui lavora, Driver si innamora di una vicina di casa, una ragazza con un figlio a carico e un marito in procinto di uscire dal carcere. Driver si offre di aiutare il compagno della donna in un nuovo colpo, per sistemare dei debiti con la malavita, ma le cose si mettono di male in peggio….
Non è ancora arrivato il consenso delle masse ma Nicolas Winding Refn ha ormai conquistato buona parte della critica, il regista danese raccoglie con "Drive" una sorta di consacrazione culminata con la Palma d'Oro a Cannes 2011 per la migliore regia, tutto quello che i precedenti "Bronson" e "Valhalla Rising" non erano riusciti a ottenere, senza dimenticare la trilogia "Pusher" iniziata negli anni '90, questo per dire che Refn è in giro da almeno 15 anni. "Drive" è un film americano con un'impostazione dai fremiti insoliti, attraversato dallo sguardo analitico (europeo) dell'autore, nel corso del film inoltre si sente dire da un boss una frase che più o meno recita "io negli anni 80 producevo filmacci di serie b che i critici definivano…..europei", insomma quasi una scherzosa (auto)citazione. "Drive" è un noir a tinte pulp, non inventa nulla, niente di quello che si vede si può definire originale, la differenza però, come spesso accade, rientra tutta nel modo di esporlo e qui Refn è bravo a trovare una dimensione personale e ben riconoscibile.
I primi 5 minuti, sono in queste iniziali scene che ritraggono driver al volante nella notte di Los Angeles a impostare l'intera pellicola. E' una questione di ritmo, di metrica, di tensione, modulati dalle azioni del protagonista che diviene il punto di vista centrale di un inseguimento tra la macchina che guida e la polizia, ogni inquadratura proviene dall'abitacolo di Driver che frena, accelera, si ferma, attende, in un susseguirsi di momenti di calma e improvvise impennate di adrenalina, esattamente come il resto della vicenda che si impreziosisce di una delle più belle colonne sonore degli ultimi anni, pulsante, elettronica e dal gusto retrò anni 80, come i titoli di testa color fucsia. Se non fosse per i telefonini e i modelli delle macchine è proprio in quel decennio che sembra di stare, in una Los Angeles luccicante ma piena di insidie, come in un thriller d'annata di Michael Mann.
La forza di "Drive" è il protagonista interpretato da Ryan Gosling, dopo questa prova proiettato verso una carriera di prestigio, un (anti)eroe senza nome, dai silenzi pesanti come macigni e uno sguardo malinconico ma implacabile, non è difficile intravedere come il personaggio sia modellato in qualche modo con il One Eye di "Valhalla Rising", si percepisce la stessa aurea ascetica e una predisposizione a improvvisi scatti di violenza estrema, non ultimo il rapporto privilegiato con un bambino, in questo caso il figlio della vicina di casa. Gosling è eccellente ad alternare fasi di fantasmatica presenza e di esplosiva brutalità a momenti toccanti e romantici, per una delle sorprese del film che si può definire sentimentale. "Drive" infatti è un action violento in maniera incidentale, il rapporto d'amore che Driver imposta con la vicina Irene interpretata da un'altrettanto brava Carey Mulligan ("Non Lasciarmi") irradia la pellicola di un fascino particolare, quasi intimo nella descrizione di un amore platonico e puro, gli sguardi e i silenzi tra i due sono tra i momenti più significativi e anche un solo intreccio di mani diviene qualcosa di vibrante e unico.
Un amore bagnato dal sangue e dalla violenza, una delle scene migliori, quella nell'ascensore, racchiude bene il concetto. La storia appare lineare, senza troppe sorprese, i nemici di Driver prendono la forma nei temibili boss Nino di Ron Perlman, imperdibile vestito con tuta hip hop, e Bernie di Albert Brooks, perfetto per cattiveria e macabra ironia. Il tasso di emoglobina aumenta di pari passo con il dramma, cosi come il numero dei cadaveri, Refn però riesce a non disperdere troppo la vena umanista nonostante gli squarci splatter e il sangue a fiotti, inoltre il gran finale è un altro dei picchi di "Drive". Il giubbotto di Gosling é già puro feticismo. Se non il migliore film dell'anno poco ci manca.
Tit. Originale: "Drive"
Paese: USA
Rating: 9/10