Aggiornato il Luglio 12, 2011 da Il Guru dei Film
Si conclude la saga cinematografica del maghetto creato da J.K. Rowling. Un episodio spettacolare immerso in un clima di battaglia che porta alla soluzione finale.
Comincia il lungo addio a Harry Potter. Che poi si tratti di un addio definitivo è tutto da dimostrare, non per niente l'abilissima J.K. Rowling già parla di progetti Internet.
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 è davvero la spettacolare conclusione di una saga che per successo e impatto sull'immaginario collettivo ha pochi paragoni.
Ciò che colpisce è l'attesa che nasce attorno ai film: quando si vendono 400 milioni di copie di una serie di libri, vuol dire più o meno che sono davvero pochi quelli che vanno al cinema senza sapere come va finire la storia. Tra l'altro il meccanismo concepito dalla Rowling è di un'abilità diabolica, perché chi non conosce le premesse non ha praticamente alcuna possibilità di seguire la trama. C'è da dire che il compito ingrato di mettere in moto lo spettacolo finale è stato affidato alla prima parte dei Doni della Morte, non a caso l'episodio giudicato meno convincente dai fan. Un rischio calcolato: una volta risolti gli snodi narrativi (c'è sempre una bella differenza tra un libro e un film), è stato possibile realizzare una seconda parte che è una sorta di film di guerra in chiave fantasy e all'insegna del 3D.
Come si sa il film, arricchito dal 3D, arriva alla resa dei conti e la seconda parte è una vera e propria battaglia. Hogwarts è ormai trasformata in una caserma di stampo nazista, governata dal terribile professor Severus Snape, interpretato da un magnifico Alan Rickman. Harry Potter è ormai un leader carismatico e presto diventa chiaro che solo lui con i suoi compagni può organizzare la resistenza. Voldermort, il carismatico Ralph Fiennes, nel frattempo ha profanato la tomba di Silente per rubare la bacchetta magica e muove all'attacco alla testa di un esercito spaventoso. E' un film di svelamenti e colpi di scena, fughe a cavallo di un drago e scontri mortali: insomma un'appassionante raffigurazione del conflitto tra Bene e Male.
C'è da dire che funziona bene l'idea di affiancare attori esperti e carismatici all'ormai super famoso trio di protagonisti, Daniel Radcliffe-Harry, Emma Watson-Hermione, Rupert Grint-Ron, funziona davvero bene: oltre ai già citati Fiennes e Rickman, val la pena ricordare John Hurt, Helena Bonham-Carter, Emma Thompson, la grande Maggie Smith.
Ora che anche la sua versione cinematografica è conclusa, è giustificato l'interesse che il pubblico dei quattro continenti nutre per il futuro dei tre protagonisti: in fondo, insieme alla lotta tra Bene e Male, Harry Potter racconta la difficoltà del passaggio dall'adolescenza all'età adulta e sappiamo bene quanto sia difficile per un attore proseguire in una carriera felice dopo che, da ragazzino, è stato identificato con un personaggio così importante. Ne sa qualcosa il buon Daniel Radcliffe, che ha candidamente raccontato di aver ceduto all'alcolismo per superare lo stress del set di Harry Potter. Quanto a Ruper Grint dà l'impressione di essere ancora alla ricerca di una sua identità precisa, mentre Emma Watson sembra già entrata nella fase post Hermione: è coccolatissima dagli stilisti più famosi, si muove nel glamour come un pesce nella sua acqua e ha già firmato il contratto per produzioni importanti.
Paolo Biamonte