Aggiornato il Ottobre 14, 2010 da Il Guru dei Film
Arriva il film evento dell'ultimo Sundance, storia appassionante di un uomo rapito in Irak e chiuso in una bara. Con un solo interprete: Ryan Reynolds.
Le motivazioni che stanno dietro a un film possono essere anche elementari. "Qual è la il film più economico che posso girare con il minor numero possibile di attori e solo una location?" si è chiesto Rodrigo Cortés. La risposta è stata Buried, il film considerato "ingirabile" che dopo il passaggio al Sundance Film Festival ha fatto gridare al miracolo.
"Spero che a voi questo film piaccia tanto quanto io ho odiato girarlo" è quello che il suo unico interprete, Ryan Reynolds (Nines; X Men Le Origini: Wolverine; The Proposal; Paper Man, Scrubs), che è anche il marito di Scarlett Johansson, ha detto al pubblico del Festival.
Il fatto è che Buried è la storia di un autista di camion che viene rapito in Irak e nascosto dentro un a bara, tre metri sotto terra. Una sola location, un solo personaggio. Le uniche cose che gli fanno compagnia sono un telefonino, una candela e un accendino. Si sa che l'uomo ha 90 minuti di aria da respirare. Il film ne dura 94. Ovviamente è vietato da tutti i regolamenti anticipare come va a finire: basta dire che ad alimentare l'entusiasmo della critica c'è anche il finale.
La sfida, vinta, per Cortés era proprio fare cinema in queste condizioni. Lui è andato anche più in la, rinunciando al finto documentarismo alla Blair Witch Project in favore di veri movimenti di camera e, per quanto strano possa sembrare, di un autentico racconto, con tutte le modulazioni emotive del caso.
Ovviamente l'agghiacciante solitudine del protagonista diventa uno strumento per raccontare quello che succede fuori. A cominciare dalla guerra in Irak.
Ma la difficoltà a farsi soccorrere, con tutti i problemi che il povero autista sequestrato incontra per entrare in contatto con chi dovrebbe salvargli la vita, non possono non far pensare alle difficoltà che, nell'era della comunicazione globale, la gente incontra a parlare con gli altri, così come l'assurdità della condizione del protagonista, che poi è un incubo classico, anche in senso letterario, per contrasto mette in risalto tutto quello che succede fuori da quella bara.
Paolo Biamonte