Aggiornato il Settembre 23, 2008 da Il Guru dei Film
Tit. originale: “Black Sheep”
Paese: Nuova Zelanda
Dalle placide terre della Nuova Zelanda arriva l’ultima minaccia causata dai soliti sconsiderati esperimenti genetici: le pecore assassine!
Nuova Zelanda. Dopo alcuni anni di assenza Il giovane Henry Oldfield torna alla fattoria di famiglia gestita dal fratello Angus, un uomo di affari dai pochi scrupoli che ha creato un enorme ricchezza con gli allevamenti di pecore. Angus conduce in segreto degli esperimenti genetici sugli animali che però presto sfuggono di mano, anche per colpa dell’intervento di una coppia di animalisti, scatenando un virus che rende le pecore impazzite e affamate di carne umana. Henry insieme ai compagni di sventura, il fattore Tucker e la bionda Experience, tentano una disperata fuga nel bel mezzo della campagna.
L’esordio alla regia di [[Jonathan King]] è l’ennesima variante nel genere “animali assassini” (meglio conosciuto con il termine anglofono “Eco-vengance”), un film più temerario e folle del solito all’interno del filone dato che in questo caso le protagoniste sono le mansuete e pacifiche pecore, animali presenti in grandi quantità nella lontana Nuova Zelanda dove rappresentano una sicura fonte di ricchezza.
“[[Black Sheep]]” guarda alla tradizione e si inserisce nel solco tracciato dall’illustre [[Peter Jackson]] (“[[King Kong]]”), il regista-kiwi più famoso di sempre, che sul finire degli anni 80 aveva scombussolato il panorama horror con i mai dimenticati “[[Bad Taste]]” (1987) e “[[Splatters- gli schizzacervelli]]” (1992), pellicole a basso costo capaci di unire l’ironia con gli effetti sanguinolenti più estremi. Il film di King tenta difatti di rinverdire i fasti del passato con un approccio del tutto simile, a partire dal comparto degli effetti speciali “old school”, senza l’ausilio di computer grafica, concepiti con protesi gommose e liquami viscosi di fattura artigianale.
Gli splendidi paesaggi agresti della pellicola sono il teatro di bizzarri e inferociti attacchi da parte di alcune pecore, sottoposte a misteriosi esperimenti eseguiti da un equipe di scienziati, ai danni di malcapitate persone che subiscono a loro volta una trasformazione mostruosa regressiva: diventano delle pecore! “Black Sheep” in pratica ruota intorno a questo esile plot, infarcito di una serie di banalità assortite e sempre alla ricerca di gag più o meno riuscite.
Per dare vivacità alla vicenda il protagonista henry ha la fobia degli ovini, maturata dopo un trauma infantile, un espediente che nelle intenzioni dovrebbe inscenare una serie di situazioni divertenti che in realtà faticano ad emergere. Anche i ripetuti tormentoni new-age della bionda Experience lasciano il tempo che trovano, senza contare che molte sequenze con le pecore assassine provocano più imbarazzo che risate, insomma la pellicola non convince proprio sul versante ironico e lascia a desiderare su quello prettamente spettacolare (a parte forse l’attacco dei ruminanti nel corso di un party), la mediocrità di fondo purtroppo schiaccia una sceneggiatura fragile e fa cadere le braccia per alcune trovate pietose (le solite ripetute flatulenze dei protagonisti).
Il regista King comunque dirige, a tratti, in maniera convincente e con una certa fluidità soffermandosi compiaciuto sugli abbondanti dettagli splatter della pellicola e sulle trasformazioni degli attori in esseri mostruosi: in alcuni frangenti si possono notare alcune sequenze-omaggio alla metamorfosi bestiale di [[Bruce Campbell]] ne “[[La casa 2]]” (1987). La fotografia è curata dallo specialista Richard Bluck, fido collaboratore di Peter Jackson sin dagli esordi, che vanta la firma in alcuni blockbuster come la trilogia de “[[Il signore degli anelli]]” sino al recente “[[10.000 A.c.]]”. Peccato però che poi sopraggiunga uno dei finali più insulsi visti recentemente a rovinare ulteriormente il tutto.
“Black Sheep” è distribuito nelle sale in pochissime copie ed è rivolto solo ad un pubblico di nicchia, a discapito di film (horror) ben più importanti che rimangono per anni inediti. Da segnalare anche un doppiaggio non all’altezza.
Rating: 5/10