Aggiornato il Ottobre 19, 2007 da Il Guru dei Film
Dopo 40 anni vergine, Judd Apatow con il suo nuovo film conferma il suo ruolo di regista di riferimento della nuova commedia americana mentre la critica Usa impazzisce per lui.
L’America sta impazzendo per Judd Apatow. Già regista di culto grazie alle sit com tv Freaks and Geeks and Undeclared, Apatow ha fatto un esordio col botto con 40 anni vergine. Ora che Molto incinta ha incassato alla grande, la critica lo ha eletto, con una rara unanimità di giudizi, nuova star della commedia. A parte il fatto che Molto incinta prosegue nella disastrosa tradizione dei titoli italiani (quello originale è Knocked out, fuori combattimento) e dunque non deve trarre in inganno, che cosa hanno di così speciale i film di Apatow? Fanno ridere e piangere, sono furbi, intelligenti e insolenti, scorretti ma non volgari, sinceri, acuti e attualissimi. In più parlano di sesso e di uomini e di donne senza passare dal via. Apatow fa quello che gli autori migliori devono fare: rielabora a modo suo lo spirito del tempo. Da qualche tempo, la generazione dei figli dei fratelli Zucker, tipo Ben Stiller o i fratelli Farrelly, usano la grana grossa e i problemi del sesso per sghignazzare su luoghi comuni e tabù. E’ un po’ la storia del mondo rovesciato del carnevale: si ride e si cappotta il re giù dal trono. Molto incinta è la storia del più classico incidente di percorso sessuale. Lei è bellissima, intelligente, ambiziosa e giornalista in carriera. Lui un imbranato Peter Pan che vive insieme a tre amici gestendo un sito Internet dedicato alle scene di nudo delle star. Il tutto avvolto in un universo fatto di citazioni cinematografico-televisivo e di divertimento che serve a tenere lontano il pericolo di crescere. Una sera, dopo essersi ubriacata per festeggiare la promozione a intervistatrice di star, la bellona si porta a letto l’imbranato (il super geek). Che da bravo imbranato, non prende precauzioni. Lei resta incinta e, vista la palese immaturità del padre biologico, decide di tenere il figlio da mamma single. La reazione di lui scombina tutto: è felice del bambino. Il suo grande problema è crescere. E non sa come si fa. Lo chiede al padre che avendo divorziato tre volte si chiama fuori. E qui già si comincia a capire lo spirito di Apatow (che è anche sceneggiatore). In più: la protagonista vive a casa della sorella che è sposata, ha due figli, una casa con piscina, è una rompiballe ipercritica, insieme al marito incarna l’incubo della vita di coppia eteresosessuale e guarda un po’, non capisce come mai il suo matrimonio stia andando in pezzi. Il bello è che alla fine Molto incinta riesce, attraverso il ridicolo, le umiliazioni e l’umorismo più sarcastico, a dare spazio al romanticismo anche se non riesce a essere romantico in modo convincente. La comicità delle situazioni rischia di oscurare la portata di feroce critica sociale del film. Da uomo Apatow racconta senza pudore come gli uomini tendano a considerare le donne o come partner di letto o come delle potenziali baby sitter, mette una donna carina e intelligente e piacevole al centro di una commedia di uomini, denuncia come la cultura del titillamento sessuale su scala globale e del consumo compulsivo di sesso incoraggi gli uomini a rimanere adolescenti. Ma al tempo stesso il messaggio non appesantisce la comicità del film che fa ridere anche quando dimostra che le cose che fanno ridere possono anche essere tristi e viceversa.
Paolo Biamonte