Aggiornato il Marzo 29, 2023 da Il Guru dei Film
L’inquietante fatto di cronaca che si cela nella trama del film horror “Le origini del male”
Chi ha già avuto modo di vedere Le Origini del Male avrà notato sia nei titoli iniziali che in quelli di coda il riferimento a fatti realmente accaduti.
Del resto, è stata ampiamente pubblicizzata l’origine ‘reale’ della pellicola Le origini del male, che narra la storia di un gruppo di studenti di Oxford, capitanati dal professor Coupland, intenti a condurre esperimenti su una ragazzina che nasconde dei segreti inconfessabili, la giovane Jane Harper, allo scopo di dimostrare le cause di strani fenomeni paranormali.
Ma cosa c’è di effettivamente vero nella storia del professor Coupland e della sua crew?
Partiamo dalla trama: Le origini del male si ispira alla storia vera di un gruppo di parapsicologi canadesi che, negli anni ’70, condussero un esperimento, noto come ‘esperimento Philip’ per creare un fantasma. Più nello specifico, gli scienziati volevano dimostrare che la mente umana può essere influenzata e generare fenomeni paranormali.
Ci troviamo dunque a Toronto e non a Oxford e il gruppo, a capo del quale c’era l’esperto di poltergeist Alan Robert George Owen, contava 8 persone, tra cui anche la moglie di Owen, che era il vero ‘comandante’ dell’esperimento Philip.
Solo uno di loro era uno studente, per cui possiamo dire che tutti i personaggi del film (escluso probabilmente il professore) sono di pura invenzione. Anche il personaggio di Jane Harper è interamente inventato: il cosiddetto esperimento Philip – partito a tutti gli effetti nel 1972 – non coinvolgeva infatti nessuna ‘cavia’, ma partiva dal presupposto di ‘portare in vita’ un fantasma, che il gruppo chiamò Philip Aylesford e per il quale gli studiosi crearono addirittura una biografia e un ritratto, definendone dunque le fattezze e fornendogli addirittura delle caratteristiche del tutto particolari.
Del fantasma inventato, il gruppo di studiosi dell’esperimento Philip, definì fisionomia, peculiarità caratteriali e abitudini di vita. Infatti, dopo mesi di studio, si decise che Philip fosse nato nei primi del 600 in Inghilterra, che fosse un uomo dai capelli lunghi e la barba folta e che avesse avuto un matrimonio infelice tanto da avere un amante di origini zingare. Dopo aver tratteggiato il profilo, iniziarono una serie di incontri, durante i quali gli studiosi evocavano il fantasma, che inizialmente non si presento. Gli studiosi decisero così di apportare una serie di modifiche alle sedute rendendole più cupe e tetre (decisero di spegnere la luce!), finchè un giorno Philip decise di presentarsi all’incontro.
Lo scopo dell’esperimento Philip , che – dobbiamo ammetterlo – partiva da presupposti quasi assurdi, era quello di immergere i ricercatori nella vita di questo fantasma immaginario tanto da provocarne la manifestazione reale. In poche parole, si voleva dimostrare l’esistenza dei fantasmi, come frutto però della mente umana e non di processi esterni. Iniziarono così sedute spiritiche, all’inizio un po’ fallimentari e poi – sostengono gli studiosi – sempre di maggior successo, tanto da arrivare a mostrare le ‘manifestazioni’ di Philip davanti a 50 persone.
Esistono filmati reali di questo esperimento, registrati dal gruppo negli anni ’70 e che oggi vengono considerati poco credibili. È bastata tuttavia la base della storia del gruppo di Toronto per ispirare il regista John Pogue che, alla luce degli eventi reali, ne ‘l’origine del male’ ha inventato molto e preso molto poco dai fatti nudi e crudi. Basti pensare che persino le foto vintage che scorrono alla fine del film sono false e immortalano attori calatisi nei panni dei personaggi che hanno ispirato il film.
È abbastanza chiaro, quindi, che c’è veramente poco di vero ne ‘Le origini del male’ e che si sia voluta cavalcare un po’ l’onda – sempre di successo – della base reale della storia. Del resto, così è molto più suggestiva, non vi pare?