Across the universe. I Beatles sono un piccolo grande musical

Aggiornato il Novembre 27, 2007 da Il Guru dei Film

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Andate a vedere il film di Julie Taymor con un cast di giovani bravissimi, ospiti come Bono, Joe Cocker, Jeff Beck, Salma Hayek, bellisime coreografie e 32 canzoni di Lennon e McCartney.

C’è da chiedersi cosa succede in un Paese che corre a vedere Matrimonio alle Bahamas e ignora Across the universe, che è un gioiellino, un musical fatto con le canzoni dei Beatles, bellissime coreografie di Daniel Ezralow, giovani attori che cantano alla grande e il piccolo aiuto di amici come Joe Cocker, Bono, Jeff Beck e Salma Hayek. Va detto anche che anche questo film di Julie Taymor, che dimostra di essere una regista originale e con una naturale capacità di raccontare, è vittima della distribuzione (in Italia è stato stampato in poche copie) e della poca fantasia degli uffici promozione. Across the universe è stato visto alla Festa del cinema di Roma dove è stato accolto molto bene e con una buona eco sui media: forse si è ritenuto che fosse sufficiente. Ma siamo sicuri che non si poteva fare di più per un film dove si ascoltano 32 canzoni dei Beatles riarrangiate in modo pertinente quanto coinvolgente? tenete conto che nel mondo, ogni giorno, Yesterday viene suonata ogni tre minuti. Il bello è che, grazie a Notre dame de Paris, l’Italia è in piena febbre da teatro musicale, mentre gli adolescenti impazziscono per High School Musical e Hairspray, grazie al passaparola, è stato un successo. Vien da pensare che non sia stato giudicato un prodotto popolare ma se non sono popolari i Beatles chi altro lo è?
Vediamo la storia. La prima ottima idea di sceneggiatura è quella di ambientare il film a New York, negli anni del Vietnam. Si parte, ovviamente da Liverpool dove Jude (il nome vi ricorda una canzone?) è un giovanissimo operaio in un cantiere navale. Vive con la madre e decide di andare negli Usa a conoscere il padre che lui crede sia un professore di Princeton. Quando arriva lì scopre che è solo il custode e che ha una famiglia ma incontra Max, un ricco fuori di testa che diventa suo amico. I due si trasferiscono a New York e prendono in affitto una stanza a casa di Sadie (anche questo un nome beatlesiano), una cantante rock che ha una storia con un chitarrista che ricorda Jimy Hendrix. Al gruppo si uniscono la sorella di Max, Lucy, che si metterà con Jude e l’orientale Prudence. Il gruppo si muove nella New York del rock, del Flower Power e del Vietnam con un clima che ricorda molto Hair. Anche Max va al fronte ma per fortuna non muore. In mezzo, raccontato, con la levità del miglior musical, c’è tutto quello che è successo all’epoca, dalla musica, al sesso, alla contestazione,alla politica, alla droga ma è evidente l’intenzione di riferirsi alla triste attualità dell’Irak.
La rivelazione di Across the universe è Jim Sturgess-Jude, l’unico inglese tra gli interpreti principali. Ha la faccia del predestinato al successo e canta da rocker consumato. Anche la super sexy Dana Fuchs-Sadie è molto brava e come cantante è molto Janis Joplin ma con le movenze di un Robert Plant ma tutto il cast se la cava egregiamente da Evan Rachel Wood-Lucy a Joe Anderson-Max, a Martin Luther-JoJo (Jimy Hendrix) a T.V. Carpio-Prudence.
Una nota a parte la meritano le coreografie di Daniel Ezralow e la ricostruzione dell’ambiente, perfetta ed emozionante.
Poi ci sono le performance degli special guest: Bono, manco a dirlo, è strepitoso. Canta I’m the warlus nel ruolo di Dr Robert che, come molti sapranno, è il titolo di una canzone di Revolver che parla di un pusher. Lennon disse che in realtà parlava di se stesso perché ai tempi delle prime tournèe era lui che si portava dietro le pasticche per la band. Ma The Doctor era una galleria d’arte che riforniva di ogni tipo di droga le star della Swingin’ London gestita da quel Robert Fraser che fu arrestato per spaccio dopo un raid della polizia, ma guarda un po’, a casa di Keith Richards. Ovviamente Bono non si limita a cantare come solo lui può e sa ma è anche un attore strepitoso. Nel gioco di citazioni incrociate, il suo Dr Robert viaggia a bordo di un bus colorato che è chiaramente una ricostruzione del leggendario Magic Bus (titolo di un capolavoro degli Who) che da Londra arrivava a Katmandu fornendo ogni tipo di sostanza stupefacente. Non contento, Bono canta anche Lucy in the sky with diamonds con un’apparizione di una Salma Hayek multipla che è uno spettacolo.
L’altro grande ospite è Joe Cocker che deve alla strepitosa rilettura di With a little help from my friends di Woodstock gran parte del suo successo. Qui canta Come together passando dal look da barbone a quello di pappone fino a quello di super hippy in un delizioso crescendo di autoironia. Ai più esperti non si può non segnalare la versione di A day in the life di Jeff Beck. La colonna sonora è curata da T. Bone Burnett, un talento della canzone d’autore americana che è un produttore raffinatissimo. Tra i brani scelti, Girl, Helter Skelter, I Want To Hold Your Hand, I Want You (She’s So Heavy), Dear Prudence, Because, Something, Strawberry Fields Forever,  While My Guitar Gently Weeps, Hey Jude, Across the universe.

Paolo Biamonte