Aggiornato il Novembre 2, 2012 da Il Guru dei Film
Il secondo capitolo della serie Armour of God, diretto e interpretato dallo stupefacente Jackie Chan. L’avventuriero Asian Hawke detto Jackie non ha il tempo di finire una missione che deve rincorrerne un’altra: questa volta deve recuperare un tesoro nascosto nel deserto africano, un carico di oro sepolto dai nazisti nel corso della seconda guerra mondiale.
Al fianco di Jackie si unisce un improbabile trio di donne, sulle loro tracce e interessati a depredare il tesoro vi sono anche dei misteriosi arabi e un gruppo pericoloso di mercenari.
Jackie Chan si cala nel ruolo di Asian Hawke per questo secondo capitolo che surclassa il film originale sotto ogni aspetto. La struttura produttiva, la leggerezza delle situazioni unita all’azione spericolata, e la stessa trama sono comunque speculari al primo film, Jackie Chan ha fatto tesoro delle sbavature e coglie il giusto impasto di commedia slapstick e azione furibonda per uno dei suoi film più amati e visti dai fans. La sfida è quella di superare i limiti delle precedenti fatiche, ecco quindi il prologo molto simile a quello di “Armour of God”, ancora più impegnativo e sorprendente con la fuga di Jackie da un nugolo di selvaggi per mezzo di un pallone di gomma gigante, dentro il quale il nostro eroe entra per precipitare in un salto pauroso da una cima di una montagna. Il film è pieno di trovate comiche surreali che solo Jackie Chan si può permettere, spaventare un inseguitore con la foto di una tigre nel mezzo di una boscaglia, per dirne una, a dirlo sembra una sciocchezza (e lo è) ma funziona.
Il film mantiene un concept itinerante che tocca diverse location e paesi, nel prologo si vede una lussuriosa e pluviale regione dell’Amazzonia, in seguito degli scenari cittadini europei (spagnoli), il grosso della vicenda è però concentrato in Marocco. Jackie Chan è incontenibile nell’organizzare divertenti schermaglie da commedia (comica) alternate a inseguimenti e combattimenti di arti marziali pazzeschi, gente roba da rimanere estasiati per gli appassionati, al fianco del celebre idolo di Hong Kong un trio femminile insolito ma ben affiatato tra battibecchi e scene movimentate (lo scontro con gli elmetti): la più conosciuta è la cinese Carol Cheng (Tiger Cage 1 e 2), molto simpatica e carina, la si vede nuda (di spalle) spesso nel corso del film, anche per Eva Cobo (Matador) ci scappa qualche scena sexy, chiude la graziosa giapponese Shoko Ikeda. Le tre attrici interpretano personaggi che sono più di impiccio che altro per Jackie, costretto a salvarle ad ogni occasione da aggressioni e rapimenti (esilarante quello al mercato di schiavi), fondamentali all’economia del film per imbastire gag su allusioni sessuali e diversivi continui, anche nelle scene d’azione.
Prima di giungere in Africa si può assistere a un inseguimento folle tra macchine e moto-cross, con i mezzi che, letteralmente, volano contro ogni legge della fisica, inutile sottolineare che gli stunts sono tutti autentici e senza computer grafica, incredibile la conclusione della corsa su un molo con Jackie che si lancia sopra il carico sospeso di una gru, momento evidenziato da un replay ripetuto tre volte. Splendida la location dell’albergo in Marocco che serve per una lunga sequenza dentro le sue stanze giocata su tempi comici e di improvvise scariche di kung fu al fulmicotone, con Jackie impegnato in coreografie in spazi ristretti micidiali per velocità ed esecuzione, un vero portento. L’influenza di Indiana Jones è evidente ma siamo lontani da qualsiasi plagio, nonostante la presenza di deserti e nazisti, la storia è semplice ma intrigante e attraversa scenari affascinanti, sino al lungo finale nei sotterranei di una base segreta.
I set claustrofobici della conclusione, che vede Jackie contro una banda di mercenari, ricordano altre pellicole storiche di Hong Kong come “I Tre dell’Operazione Drago” e “Eastern Condors”, qui però le scenografie sono più ricercate ed elaborate, con livelli di attraversamento che ricordano i videogame, tra piattaforme mobili, porte protette da mitragliatori nascosti e, non ultima, una galleria del vento enorme che viene utilizzata per duelli fantasiosi, gravati dalla forza dell’aria provocata da un’elica gigante. Incredibili i confronti corpo a corpo tra Jackie e i mercenari, spettacolari e violenti, tra i migliori eseguiti in carriera dalla leggenda vivente del kung fu. Jackie riesce a farsi male anche questa volta nell’esecuzione di un salto con una catena, episodio testimoniato dagli immancabili titoli di coda sui dietro le quinte del film. A dicembre 2012 esce, dopo oltre 20 anni (!), il terzo capitolo della serie: Chinese Zodiac.
Titolo Originale: “Armour of God II: Operation Condor”(intern.)
Paese: Hong Kong
Rating: 8/10