Aggiornato il Ottobre 10, 2009 da Il Guru dei Film
La seconda guerra mondiale vista con gli occhi di Quentin Tarantino è un concentrato di generi cinematografici che sprizza ironia e sangue nella migliore tradizione della pulp-fiction.
Anni 40. Nella Francia occupata dai nazisti un gruppo speciale di militari ebrei, i "Bastardi", semina il terrore tra le fila delle truppe del terzo Reich, al loro comando c’è il tenente Aldo Raine (Brad Pitt) incaricato di una missione delicata: eliminare Adolf Hitler in persona. Anche Shosanna medita la vendetta contro i nazisti colpevoli del massacro della sua famiglia, la giovane ebrea è la proprietaria di un cinema di Parigi dove i nazisti vogliono proiettare un film al cospetto delle più alte cariche militari. A Parigi intanto convergono sotto copertura gli uomini di Rain ma devono fare i conti con il temibile colonnello delle SS Landa.
A sorpresa "Bastardi senza gloria" risulta al momento il più grande successo in termini commerciali, circa 250 milioni di dollari d’incasso, per il regista Quentin Tarantino che si rinfranca dopo il flop dello strepitoso "Grindhouse: A prova di morte" (2007). Il ritorno a certe atmosfere dense di dialoghi travolgenti, in parte abbandonate negli ultimi film, e un irresistibile carica comica hanno decretato per l’ultima opera del geniale profeta della "pulp-fiction" un consenso quasi unanime di critica e pubblico. Il cinema di Tarantino brucia, come le pellicole di nitrato d’argento della vicenda, decine di opere consumate con avida passione esplodendo in una dilatazione spazio-temporale unica e personale in cui la storia viene piegata a piacimento per esigenze di copione.
Un errore tentare quindi appigli con la realtà nonostante il riferimento a personaggi tristemente famosi come Adolf Hitler e Goebbles, ridotti a macchiette isteriche, una scelta narrativa che può avere contro-indicazioni: impossibile prendere sul serio quello che accade, anche le truculenze horror di cui è pieno "Bastardi senza gloria", teste scoperchiate e corpi maciullati, sono cloroformizzate in un gigantesco e grottesco balletto che non inorridisce affatto. Ma a Tarantino, forse, questo interessa poco, quello che importa è la folgorante rappresentazione di personaggi e mondi che prendono vita grazie a inquadrature, battute, musiche collocate nel posto e momento giusti: il prologo con le melodie epiche di Morricone sembra un western, il confronto che segue tra il colonnello nazista Landa (un superlativo Christoph Waltz) e un villico impaurito, sospeso tra tensione e incertezza, impone il registro teatrale di tutto il film.