Aggiornato il Dicembre 31, 2009 da Il Guru dei Film
L’ispirazione artistica si sposa questa volta con nuove concezioni tecniche di ripresa, che prevedono un massiccio uso della computer grafica e telecamere tecnologiche (la L-cam), assorbite in seguito all’interno del filone e perfezionate nei vari "Spiderman" (2002), "Matrix Reloaded"(2003). Un buon esempio di questo nuovo corso è una delle prime eccitanti sequenze in cui Blade salta da un’altezza di circa 20 mt. atterra ed estrae la pistola per sparare, l’azione inquadrata dall’obiettivo nel frattempo non ha mai subito stacchi, si tratta di un procedimento capace di sovrapporre diverse immagini contemporaneamente per restituire una fluidità simile a quella (ir)reale dei cartoni animati, una cosa impensabile solo fino a poco tempo prima. Nel corso del film la tecnica viene utilizzata in altre occasioni, in particolare nelle sequenze di combattimento.
"Blade II" è in sintesi un film di vampiri, prerogativa soddisfatta alla grande dalla penna felice di David Goyer che immagina una storia in cui Blade si unisce con i mortali nemici per contenere un nuovo temibile avversario: il super-vampiro Jared Nomak. La figura più inflazionata dell’immaginario horror rinvigorisce in "Blade II" con dei personaggi che non si possono definire se non memorabili, se il Blade di Wesley Snipes si (ri)conferma come eroe carismatico e valoroso la sua contro-parte Nomak raggiunge nuove vette di malvagità intrise nel dolore per la condizione di mostro procurata dal padre Damaskinos, il signore dei vampiri. Nomak è interpretato da Luke Goss, ex-teen-idol anni 80 (membro del gruppo pop Bros) riciclato nel cinema, con esiti straordinari replicati anche nel recente "Hellboy II: The golden army" in cui impersona l’eccezionale Prince Nuada, un vampiro irascibile dal look (post)grunge con spolverino e felpa con cappuccio azzeccatissimo, in contrapposizione il padre Damaskinos (Thomas Kretschmann, "King Kong", "Wanted") è un vecchio vampiro ancorato nel passato e vestito con preziosi tessuti di stile medioevale: la nuova razza post-moderna si scontra con la tradizione gotica secolare.
Nel sangue di Nomak scorre un virus mutato che lo ha trasformato in un essere ripugnante, il volto si apre all’altezza della bocca in un’enorme fauce sibilante e tentacolare pronta a colpire la preda, un effetto reso impressionante dall’eccellente make up-protesi dell’equipe di Steve Johnson, cresciuto sui set di "The Fog" (1979) e "Un lupo mannaro americano a Londra" (1981). Il morbo che trasmette Nomak riduce le sue vittime in "Reapers" (mietitori nella traduz.italiana), una progenie di vampiri simili a larve umane mosse da istinti animaleschi e affamate di nuovo sangue. Un esercito di mostri protagonista di alcune delle migliori sequenze del film: la perlustrazione della "casa delle pene" al ritmo delle note hip-hop-post-rock di Mos Def e Massive Attack, qui viene richiamato il prologo in discoteca del primo "Blade", vede l’Emobranco combattere decine di mietitori in un tripudio di sparatorie e effetti speciali digitali che ritraggono i corpi delle creature esplodere in mille pezzi, nella conseguente discesa nelle fogne Blade ingaggia uno scontro con una brulicante orda di mietitori inceneriti da speciali bombe a raggi ultravioletti, sono lunghi momenti spettacolari in cui Del Toro riesce a valorizzare tutti i membri dell’Emobranco impegnati in strenui combattimenti.
"Blade II" è un grandissimo non-stop-action, per meglio dire uno dei migliori action-horror della storia, per coreografare i numerosi scontri vengono ingaggiati il celebre attore marziale Donnie Yen, qui anche all’esordio americano come attore nel ruolo di uno dei membri dell’Emobranco (da non perdere la scena del suo doppio-calcio ai danni di un mietitore), e Jeff Ward, il fidato stunt-coordinator di Wesley Snipes, che si dividono i compiti nel corso della pellicola: il duello di spade iniziale è studiato da Donnie Yen, i furiosi combattimenti posti alla fine sono diretti da Ward che risulta ideale per i movimenti "stradaioli" di Snipes abituato a mischiare tecniche di combattimento, dalla boxe, al wrestiling sino al kung fu. Stupendi i combattimenti che vedono Blade contrapporsi a Nomak: il primo sopra una passarella all’interno di una chiesa, la stessa utilizzata da Carpenter per "Il signore del male" (1986), e quello furibondo del finale, semplicemente esaltante e inframezzato da creativi inserti in computer grafica, una vera meraviglia di potenza visiva.
Il cast è qualcosa di fantastico, oltre all’ormai conosciuto Whistler del ruvido e efficace Kris Kristofferson, compare Ron Perlman, l’impagabile e stretto collaboratore del regista, nel ruolo di Reinhardt, il leader dell’Emobranco che ingaggia una guerra di nervi con Blade a colpi di ironia (pazzesco l’omaggio a "Lo chiamavano trinità" nella scena degli schiaffi!) e tradimenti. Il pizzico di fascino femminile necessario è apportato dalla bellezza latina dell’attrice Leonor Varela, Nyssa la figlia di Damaskinos e sorella di Nomak. Bravo anche Norman Reedus nei panni di Scud, lo scapestrato aiutante di Blade.
Vi sono forse delle lungaggini che spezzano la tensione, soprattutto nella parte centrale, Del Toro tiene comunque il film in pugno sin dalla prima inquadratura e raggiunge i crismi del capolavoro verso la conclusione che si permette ben quattro finali, uno migliore dell’altro, stordenti per l’azione (il duello Blade-Nomak), intensi per i risvolti da tragedia shakespiriana (il confronto tra Nomak e il padre Damaskinos), commoventi e senza mezzi termini poetici (Blade testimone di una dolce morte di fronte all’arrivo dell’alba, meraviglioso!) e esilaranti (il finalissimo a Londra dentro un porno-shop, con il vampiro-comico interpretato da un imperdibile Santiago Segura).
Un film in-cre-di-bi-le.
Titolo Originale: "Blade II"
Paese: U.S.A./Germania
Rating: 10/10