Aggiornato il Giugno 22, 2010 da Il Guru dei Film
Blanxploitation e arti marziali nel mondo degli scontri clandestini.
Il granitico Bone esce dal carcere e si trasferisce in una casa-pensione di un quartiere degradato a Los Angeles. L’uomo ha pochi soldi ma la sua abilità nelle arti marziali viene notata da un organizzatore di combattimenti clandestini,
i due stringono un’alleanza per sfidare una serie di pittoreschi lottatori e arrivare a James, un gangster che gestisce gli incontri più ambiti . James intuisce di avere di fronte un campione e convince Bone a entrare in un giro di sfide gestite dal “consorzio”, un’elite di miliardari che per svago assistono a violenti incontri con i migliori lottatori del mondo, Bone accetta anche per uno scopo che non tarda a rivelare.
Il cinema di arti marziali a partire dagli anni 70 ha esercitato un notevole fascino sulla comunità afro-americana, nel classico “I tre dell’operazione drago” (1973) uno dei protagonisti è il nero Jim Kelly, in un altro film di Bruce Lee, il postumo “L’ultimo combattimento di Chen” (1978), il celebre cestista Kareem Abdul Jabbar sfida in un memorabile duello il piccolo drago, negli anni 80 il massiccio afflusso di pellicole cinesi viene assorbito non solo da cinefili incalliti, Tarantino in testa, ma anche da giovani neri che vedono nelle arti marziali una valvola di sfogo e, per alcuni di loro, una forma di auto-determinazione, si pensi al fenomeno del Wu Tang Clan, l’autoritario gruppo hip-hop ispirato alle pellicole degli Shaw Brothers. Wesley Snipes con il personaggio “Blade”, il diurno a caccia di vampiri a colpi di kung fu, è un altro tassello fondamentale per il connubio arti marziali ed eroi di colore. “Blood and Bone” è l’ultimo arrivato nel sotto-genere, un film “black” a partire dal regista Ben Ramsey e dall’attore protagonista/produttore Michael Jai White.