Aggiornato il Dicembre 17, 2008 da Il Guru dei Film
Action pirotecnico tailandese che tenta di replicare il successo del martial-art movie "Ong Bak".
Un’organizzazione militare terroristica prende in ostaggio la comunità di un piccolo villaggio della campagna tailandese, minacciando le autorità governative di compiere un massacro se non verrà eseguito immediatamente il rilascio del generale-capo dei criminali, catturato poco tempo prima. I terroristi però non hanno fatto i conti con una delegazione di giovani sportivi giunti nel villaggio a fini benefici: gli atleti con coraggio e sacrificio iniziano una violenta ribellione sfruttando le loro incredibili doti da ginnasti.
Da alcuni anni il cinema action tailandese vede crescere la sua diffusione a macchia d’olio, buona parte del merito spetta al consenso ottenuto da "Ong Bak" (2003), film di arti marziali che non conosce le mezze misure, sbilanciato verso picchi imbarazzanti di mediocrità riguardanti la costruzione di storie e personaggi credibili, eppure ricco di momenti estetico-spettacolari clamorosi da mozzare il fiato. Anche "Born to fight" é afflitto dalle stesse caratteristiche, forse non a caso, dato che il regista é proprio lo stunt-coordinator di "Ong Bak".
Panna Rittikrai dirige con estrema perizia le evoluzioni degli attori ma si macchia di essere anche l’autore del soggetto, concepito unicamente per la messa in scena di una serie ininterrota di sequenze stunts, a discapito dell’intreccio e delle personalità dei protagonisti praticamente ridotti ai minimi termini.
La pellicola si apre subito con un inseguimento spericolato tra due camion in cui si assiste a combattimenti corpo a corpo sui tetti degli automezzi, in particolare si nota il coraggio degli attori che si lanciano al suolo con voli rovinosi e, soprattutto, reali come si può anche apprezzare nei titoli di coda. Grande sequenza, quasi unica nel suo genere, in cui si destreggia il protagonista principale (Chupong Dan, "Ong Bak","Dynamite Warrior") che in seguito viene affiancato da altri attori-atleti.
Non è un mistero che il cinema di Hong Kong è l’influenza principale per il cinema action più adrenalinico, questa volta i film chiamati in causa sembrano essere il bellissimo "Eastern Condors" (1987) di Sammo Hung anche per quanto riguarda l’ambientazione esotico-guerrigliera, mentre la mente corre alle follie di "[[Shaolin Soccer]]" (2001) per il personaggio-atleta che sgomina i terroristi a colpi di pallonate funamboliche (da vedere!).
Le scenografie del set, che ritraggono un villaggio contadino, vengono utilizzate come un vero e proprio campo di battaglia in cui si consumano massacri (un pò come avviene anche in "[[John Rambo]]", 2008) e combattimenti spettacolari che, usando come basi d’appoggio sporgenze e assi di legno, simulano varie discipline atletiche come la trave d’equilibrio, le parallele, il cavallo a maniglie, ecc. Le sparatorie sono copiose tanto quanto i combattimenti marziali a base di calci volanti e cadute pazzesche.
Il sangue non manca e alcune riprese dei concitati scontri ricalcano la modalità in terza persona dei videogiochi: la telecamera è posta alle spalle dei protagonisti con angolazioni suggestive e spettacolari. Ma non appena si apprezzano certi dettagli ecco arrivarne altri a mortificare il tutto: sequenze di patriottismo assolutamente ridicole (la radio che trasmette l’inno nazionale), retorica debordante, buonismo insopportabile alternato a ultraviolenza ingiustificata, canzoncine mielose da denuncia, ecc.
"Born to fight" oscilla tra il tremendo e lo spettacolo puro: chi vuole solo una serie di stunts temerari viene accontentato mentre tentare di trovare un’opera completa e profonda risulta un’operazione persa in partenza. Ovviamente impossibile non visionarlo almeno una volta.
In attesa di "Ong Bak 2" e "Chocolate", le nuove sensazioni del cinema marziale tailandese.
Tit. originale: "Born to fight" (ingl.)
Paese: Thailandia
Rating: 6/10