Aggiornato il Ottobre 23, 2009 da Il Guru dei Film
Dopo il trionfo di Borat, arriva il nuovo film di Sacha Baron Cohen, con il giornalista austriaco super gay ed esperto di moda che in giro per l’America per diventare famoso distrugge convenzioni e pregiudizi e fa pure tanto ridere.
Sacha Baron Cohen è la grande speranza di chi non si arrende al mondo del reality show, delle famose alla Paris Hilton, dei tronisti e delle ragazze di Amici, dei genitori che sognano che i propri figli, magari ancora bambini, siano the next top models, del disprezzo dell’altro da se, dei pregiudizi, dei luoghi comuni. E’ difficile trovare, anche negli scritti e negli interventi degli opinionisti e intellettuali più credibili una simile efficacia. Per quei pochi che non lo sapessero, Sacha Baron Cohen è quell’attore inglese, con alle spalle studi a Cambridge e una tradizionale famiglia di fede ebraica, che si è fatto un nome con Da Ali G Show, uno strepitoso talk show satirico della tv inglese in cui lui, impersonando un rapper molto gangsta, intervistava personalità varie, ministri compresi, con uno stile che farebbe venire un infarto a Bruno Vespa e al pregiato pubblico della sua dependance televisiva di palazzo Grazioli.
La squadra degli inviati dello show era formata da due personaggi interpretati da Cohen: Borat, il giornalista del Kazakistan e Bruno, il giornalista austriaco gay e fashion victim. Due anni fa il viaggio di Borat attraverso l’America profonda è diventato un clamoroso blockbuster mondiale. Ora arriva Bruno, che puntando sulla spettacolare omosessualità del personaggio, sposta ancora più in avanti la linea della provocazione. La tecnica di Cohen è ormai un marchio di fabbrica: entra nei panni del personaggio (evidentemente uno dei suoi divertimenti preferiti è parlare inglese con inflessioni assurde) e avvicina e/o entra in contatto con personaggi e/o gruppi di persone che non sanno di essere vittime del suo umorismo corrosivo, oltraggioso ma spesso irresistibile.
Il punto del suo nuovo film, è il seguente: Bruno conduce un talk show sulla moda in Austria ma perde il posto dopo che manda letteralmente all’aria una sfilata di Armani (nell’occasione Cohen è stato veramente buttato fuori dai body guard). Decide allora di rimettere in piedi la carriera andando a Hollywood, per diventare "l’austriaco più famoso del mondo dopo Hitler".
Accompagnato dalla sua troupe con cui esibisce atteggiamenti che metterebbero in imbarazzo gli ultras di Muccassassina, Bruno intervista un terrorista autentico specializzato nella preparazione di missioni suicide (altrui ovviamente), rischia il linciaggio baciandosi con un uomo dentro una gabbia in un’arena di combattimenti in stile fight club, partecipa a un talk show a Dallas con una platea nera con un bambino nero in braccio che lui dice di aver adottato scambiandolo con i-pod e di averlo chiamato O.J., incontra un gruppo di neo nazi, partecipa a un accampamento di omaccioni stile Sector No Limit, intervista l’ex candidato alle primarie repubblicane Ron Paul provandoci smaccatamente e portando Paul, noto per il suo equilibrio, a scappare urlando che si tratta di un frocio ("queer" dice il politico che non si è scusato); attira Paula Abdul in un finto talk show dove deve mangiare sushi appoggiandosi a giardinieri messicani, incontra un gruppo di genitori disposti perfino a tenere a digiuno i loro figli bambini per farli diventare delle star, partecipa alla marcia intitolata Dio odia i froci, fa cantare a Bono, Chris Martin, Elton John una versione di We are the world dove si invitano la Corea del Nord e quella del Sud a non farsi più la guerra perché tanto sembrano tutti cinesi. E via così.
Non è difficile capire quali siano gli obiettivi di Sacha Baron Cohen che, oltre a essere eterosessuale, mette a rischio la proprio incolumità per raggiungere il suo scopo. E’ ovvio che tutto funziona perché fa ridere. E non potrebbe esistere satira più feroce ed efficace di questa perché qui i confini del buon gusto non esistono. Bruno sta al bon ton come il napalm alle foreste del Vietnam. Per quanto smaliziati ci si possa ritenere, non si può non rimanare a bocca aperta di fronte alle sue performance. Ma la domanda è: è più di cattivo gusto un personaggio come Bruno o le mamme che vogliono trasformare le loro bambine in star, i cristiani evangelici che vogliono curare i gay, gente tipo i nazisti dell’Illinois dei Blues Brothers o la tv delle Isole, le arene, le domeniche pomeriggio, i Tarantini e i vorrei essere Briatore? Tanti anni fa, per un umorismo così si veniva messi al bando come successe a Lenny Bruce, l’archetipo dei comici ultra scorrect. Oggi, per fortuna, Borat e Bruno conquistano il mondo.
Paolo Biamonte