Cinque Dita di Violenza (1972)

Aggiornato il Gennaio 22, 2016 da Il Guru dei Film

Cinque Dita di Violenza è il celebre film di kung fu sulla tecnica del pugno di ferro ….

Tit. Originale: Five Fingers of Death (Intern.)
Paese: Hong Kong
Rating: 7/10

Zhao Zhihao lascia il maestro adottivo e la fidanzata per seguire gli insegnamenti del maestro di arti marziali Sun Xinbei. Il ragazzo vuole diventare il migliore lottatore per affrontare un importante torneo a cui mirano il perfido Ming e il suo prepotente figlio, abile combattente. Dato che Zhao è divenuto un problema, Ming assolda degli uomini per fermare l’avversario, per farlo non esita a ordinare anche atti criminali e sanguinosi.

Cinque Dita di Violenza è un vero caso cinematografico degli anni 70, insieme ai film di Bruce Lee si tratta del titolo che ha fatto esplodere a livello mondiale il filone dei film di kung fu, un exploit commerciale ingiustificato visto che non si tratta di un capolavoro del genere. Eppure, anche grazie agli echi recenti indiretti creati dall’immancabile Tarantino, la pellicola gode tuttora di un largo consenso e resta una delle opere più ricordate, anche per il titolo immediato ed evocativo che non si dimentica. E’ notorio ormai che la scena degli occhi cavati con le dita, raffigurata anche nella mitica locandina italiana, è diventata nel tempo un vero tormentone al punto da essere omaggiata in “Kill Bill Vol.I” . E dire che la sequenza in questione originale è ben poca cosa, girata con una povertà quasi imbarazzante, solo suggerita, con gli occhi cavati sostituiti da un paio di biglie di vetro(?) bianche raccolte nel palmo di una mano. Da aggiungere che l’atto violento si riferisce a un duello secondario, senza la presenza del protagonista Zhao Zhihao.

Il film diretto da Chang-Hwa Jeong, regista di origine coreane, resta per forza di cose uno dei classici della Shaw Brothers, per lo stupore dello stesso patriarca Run Run Shaw (morto a 107 anni nel 2014) che non ha mai capito tale successo, un kung fu movie tutto sommato robusto e godibile, non privo di ingenuità e pesantezze narrative. Tutto pare fatto per accumulo, visto che il protagonista ha a disposizione: due maestri marziali e paterni importanti, due ragazze spasimanti, due cattivoni (padre e figlio) da combattere, altri variopinti avversari per lo più giapponesi. Sembra tutto raddoppiato al fine di sballottare per bene il protagonista Zhao Zhiao che è interpretato da Lo Lieh, uno degli attori di punta degli Shaw Brothers, nel suo film più famoso, nome ricordato per altre innumerevoli prove ben più significative (The Golden Swallow, Killer Clans, The Magic Blade).

Il tono del film è sempre lo stesso sin dal primo agguato, si combatte a mani nude per uccidere l’avversario, non ci sono sfumature, solo violenza grezza e bruta, i combattimenti sono quindi in linea con mazzate letali che nel migliore dei casi feriscono in modo grave le vittime, gli attori fanno dei grandi salti per mezzo di trampolini nascosti, il montaggio di questi balzi a tratti è imbarazzante dato che si intravede spesso uno sfondo diverso da quello utilizzato dalla coreografia in corso. Per fermare Zhao Zhiao gli vengono martoriate le mani come a Franco Nero in “Django”, per rimettersi in sesto il ragazzo segue le istruzioni di un manuale donato dal secondo maestro sulla tecnica del pugno di ferro, la più impegnativa delle quali è quella di infilare le mani nei carboni ardenti. Nel momento di attuare la letale mossa, le mani rivolte all’avversario si illuminano di rosso nei palmi pronti a scatenare colpi capaci di scagliare i corpi contro i muri frantumandoli. La tecnica è sottolineata da un effetto sonoro simile a una sirena che il buon Tarantino ha riportato sempre in “Kill Bill”.

Con “Dalla Cina con furore” e “Hapkido”, Cinque Dita di Violenza forma una trilogia di kung fu movies di successo prodotti nel 1972, con diversi tratti in comune, sono tutti dei rival-school con dei forti rancori nei confronti dei giapponesi. Gli avversari più temibili che Zhao deve affrontare sono due giapponesi capelluti come il Goemon di Lupin III e il loro leader, il vero osso duro, tenuto per lo scontro finale, personaggi che riproducono l’ostilità cinese nei confronti del Giappone. Il più subdolo resta il boss Meng interpretato da Tien Feng, volto celebre e familiare per l’interpretazione al fianco di Bruce Lee in “Dalla Cina con furore”, in seguito anche attore per King Hu e deceduto nel 2015.

Sciamano