Aggiornato il Giugno 26, 2017 da Il Guru dei Film
Civiltà Perduta è un avventuroso film sulle gesta reali dell’esploratore inglese Percy Fawcett.
Inghilterra, 1906. Il maggiore Fawcett è incaricato dalla Royal Geographical Society di recarsi in Amazzonia per mappare il confine tra gli stati di Bolivia e Brasile che si contendono i territori …
Tit. Originale: The Lost City of Z
Paese: USA
Rating: 8/10
Inghilterra, 1906. Il maggiore Fawcett è incaricato dalla Royal Geographical Society di recarsi in Amazzonia per mappare il confine tra gli stati di Bolivia e Brasile che si contendono i territori. Per il militare è l’occasione di ambire ai riconoscimenti inseguiti da una vita, una missione pericolosa lontano dalla famiglia e spinta all’interno di zone inesplorate dall’uomo bianco. Insieme al fidato collaboratore Costin, Fawcett si introduce in luoghi remoti, rimane affascinato dai racconti di guide locali intorno a una città perduta nella foresta ma capisce che forse non si tratta solo di leggende quando rinviene i resti di una antica civiltà.
Guarda la clip Frecce tratta da Civiltà Perduta
Un film vecchio stampo come sempre più di rado capita di assaporare, fuori dal tempo, coraggioso nel suo infrangersi contro l’indifferenza e lo stato attuale del cinema, non deve stupire se in sala ci si ritrova in quattro gatti e più che di Civiltà Perduta come recita il titolo, si può parlare di pubblico perduto e distratto in grosse sciocchezze e brutture. Ma è così che gira il mondo, e ben lo spiega la stessa opera di James Gray, distorto in cambiamenti epocali nei primi anni del 900 a dettare un secolo tutto sommato atroce, per lo smarrimento dell’uomo moderno incapace di cogliere la purezza del passato e l’insegnamento di chi ci ha preceduti. La vita di Percy Fawcett più che una ricerca verso antiche vestigia sembra una fuga dalle rigidità e burocrazia dell’allora declinante impero britannico, deluso dagli interessi e convenzioni dei salotti borghesi l’uomo rimane per sempre attirato dall’ignoto della foresta.
Un cinema avventuroso spogliato del richiamo spettacolare che uno può attendersi, non siamo dalle parti di Indiana Jones, per niente, le esplorazioni di Civiltà Perduta sono viaggi di sofferenza e conflitto, tende a un realismo estremo e non può essere altrimenti visto che è tratto dal libro di David Grann ispirato al vero esploratore Percy Fawcett. Il regista James Gray sembra riflettere lo spirito del film, lanciato negli anni 90 con il noir d’esordio Little Odessa (1994) verso una brillante carriera, rifiuta di piegarsi a progetti ritenuti troppo commerciali, pagando di conseguenza ritardi per virare alla volta di opere più personali e sentite in sotto traccia ma accompagnate sempre da cast clamorosi, si pensi al sottovalutato I Padroni della notte (2007). Ignorato dal pubblico ma amato dalla critica, in sintesi si può descrivere il percorso fin qui dell’autore che prosegue con Civiltà Perduta la prerogativa di riunire uno stuolo d’attori di alto livello, si ha come la sensazione che tutti gli interpreti maggiori delle ultime generazioni facciano a gara per entrare nelle sue opere, stavolta i protagonisti sono il biondo Charlie Hunnam nella parte di Fawcett, Robert Pattinson si cala nel ruolo di Costin, mentre la bella Sienna Miller è Nina la moglie di Fawcett. In secondo piano si nota Tom Holland, il novello Uomo Ragno di Spiderman: Homecoming.
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Il crepuscolo di un’epoca si racchiude nella figura di Fawcett, coinvolto verso terre inesplorate, assapora il precipitare del caos della Prima Guerra Mondiale, la parentesi dei combattimenti in trincea, pronto a sacrificare gli affetti familiari e pur mettendo al mondo dei figli, coltiva sempre la speranza di tornare nei grovigli selvaggi dell’Amazzonia alla ricerca di mondi perduti. Non viene detto ma Fawcett, come per ogni esploratore, è in cerca di se stesso o di qualcosa che lo spinga sempre avanti, la tenacia lo porta a penetrare regioni inospitali afflitte da malattie sconosciute, risalire fiumi che si trasformano in trappole, verso il cuore nascosto di tenebra dell’Amazzonia. Conrad del resto è un contemporaneo di Fawcett. La ricostruzione delle esplorazioni sono meticolose, splendide nella fotografia di Darius Khondji a risaltare le eccezionali scenografie naturali che atterriscono per il loro senso di minaccia incombente. In Civiltà Perduta non si scade nella retorica del “buon selvaggio”, al contrario si coglie l’essenza di un ordine primordiale e razionale, poco romantico e letale per la brutalità che la natura stessa comporta ma capace di tendere a un’armonia sconosciuta alla civiltà occidentale.
Prova d’attori notevole con Robert Pattison sempre più bravo, non ha alcun timore a recitare parti difficili come il ruolo del compagno di ventura Costin, Charlie Hunnam non sembra a disagio nelle vesti del protagonista Fawcett stabilito in un primo momento per Brad Pitt, poi passato a produttore, e in seguito offerto a Benedict Cumberbatch. Diviso in diverse fasi riassumibili con i periodi passati in Amazzonia intramezzati dai ritorni in Inghilterra, al cospetto dei propri cari, Civiltà Perduta abbraccia il flusso intero di una famiglia tenuta unità dal personaggio di Sienna Miller, a stento la si riconosce, sembra davvero una donna di un’altra epoca. Film affascinante, a tratti commovente, accompagna in un’avventura intensa e profonda e, anche se conoscete già il destino riservato a Fawcett e forse a maggiore ragione, non può fare a meno di inghiottirti dentro il mistero della vita.