Cyber City Oedo 808 (1990)

Aggiornato il Settembre 3, 2015 da Il Guru dei Film

Cyber City Oedo 808: uno dei capolavori anime di Yoshiaki Kawajiri

  • Tit. Originale: Saibaashiti Oedo 808
  • Paese: Giappone
  • Rating: 9/10

Anno 2808, tre criminali condannati a centinaia di anni per vari reati e reclusi in un carcere orbitale, accettano di fare parte di un reparto speciale della cyber polizia di Oedo in cambio di sconti di pena correlati ai successi nelle missioni. I tre nuovi agenti sono liberi di agire ma sempre sotto il costante controllo di un collare che può essere fatto esplodere in caso di fuga e insubordinazione. Per i tre arrivano presto impegnativi e pericolosi casi da risolvere nella tentacolare e iper-tecnologica Oedo…..

Cyber City Oedo 808 è una mini-serie di tre episodi della durata complessiva di due ore, data la compattezza è la brevità viene considerato un unicum e come tale, di solito, viene percepito e visionato. I tre cyber agenti Sengoku, Gogul e Benten si ritagliano un episodio ciascuno come personaggio guida, senza disdegnare l’affiancamento degli altri due colleghi, i tre infatti si muovono come una squadra. Si tratta di uno dei lavori del Maestro Yoshiaki Kawajari concepiti prima delle sue opere più conosciute, ossia Ninja Scroll (1993) e Vampire Hunter D Bloodlust (2000), uno straordinario concentrato di (anima)azione, cyberpunk, violenza sanguinosa e scenari futuristici che non viene mai ricordato abbastanza. Cyber City Oedo 808 verte sulla semplicità e l’immediatezza di tre differenti storie/episodi che riescono a risultare sempre curate e spettacolari ai massimi livelli, una gioia per gli occhi e non solo, con suggestioni adulte e passaggi che si possono definire toccanti nonostante la rudezza e la malvagità delle situazioni.

Il taglio cupo tipico delle produzioni di Kawajiri si magnifica in un contesto cyberpunk e nella realizzazione dei tre differenti protagonisti, memorabili per il character design e personalità, tre tipi tosti e variegati con grandi abilità nel combattimento e sempre pronti all’azione: Sengoku è lo spaccone del gruppo e il meno disciplinato, un bel ragazzo dalla chioma nera in possesso di una grande agilità e armato di una magnum a riconoscimento d’impronte digitale, Gogul al contrario è più sornione, un gigante con una cresta da punk/mohicano, porta degli occhiali-visore cibernetici innestati nella carne, esperto informatico si fa valere anche come combattente, per finire Benten è un ragazzo dalla sessualità ambigua, molto effeminato nei lineamenti ma affascinante, la sua tecnica di offesa preferita utilizza dei fili invisibili per fare a fette gli avversari. I tre sono guidati da Juzo Hasegawa, ufficiale di polizia, una figura fredda e rigida al comando della cyber polizia, per comunicare con i suoi uomini utilizza un radio-accendino nel quale è anche istallato il timer per innescare i collari esplosivi.

Nel primo episodio (Memorie remote) il personaggio principale è Sengoku, dietro le quinte si vedono in diverse scene anche Gogul e Bental, alle prese con il sabotaggio del sistema informatico del più grande e importante grattacielo della città. Il giovane deve stanare il colpevole prima che riesca a estendere il controllo anche su alcuni e distruttivi armamenti, emergono retroscena del passato dolorosi e invidie che hanno scatenato rancori. Per scenari e argomenti forse l’episodio più cyberpunk del lotto, certe scelte stilistiche e visuali portano a opere come Akira, la fantascienza ai tempi prevedeva ancora gli innesti meccanici nella carne e la trasformazione dei corpi con le macchine verso incubi incontrollabili. Il secondo episodio (Il programma esca) resta nella scia ma appare più scatenato nell’azione che è clamorosa, stavolta tocca a Gogul presenziare e incontrare una vecchia compagna di scorribande, i due devono vedersela con una nuova arma segreta (e illegale) creata dall’esercito. Stupendo ed elaborato lo scontro spettacoloso tra Gogul e il temibile cyborg Molcos sulla Tokyo/Oedo Tower, con Sengoku e Benten attoniti spettatori, una vicenda che non manca di momenti struggenti che diventano più marcati nel terzo capitolo (Lo strumento scarlatto)

Nell’episodio finale è Benten a fare da padrone di casa, il personaggio più controverso e inesplicabile è anche quello più romantico, in precedenza già intravista può fare esplodere la sua arte mortale lanciata con grazia brutale da fili invisibili taglienti (ricorda da vicino la tecnica di Nanto di Rei, Ken il guerriero),  per lui un’indagine che scivola nell’horror, una delle passioni conclamate da Kawajiri in tutte le sue opere, per la presenza di vampiri creati da una serie di esperimenti scientifici, finanziati da un anziano e potente medico che vuole scoprire il dono dell’immortalità. Una delle cavie della scellerata ricerca è la disperata giovane Remi Masuda che incontra il protagonista, una non morta risvegliata da un sonno criogenico per essere trasformata in vampiro. Grande resa finale all’interno di un’astronave nello spazio e una chiusa dal sapore struggente. Nonostante i 25 anni sul gobbo “Cyber City Oedo 808” appare ancora moderno (ok, il file nel dischetto floppy è anacronistico) nel (mecha)design e nelle scenografie, oltre alla bellezza dei disegni ha un senso dell’azione, del montaggio e dello spettacolo travolgenti. La versione italiana ha una volta tanto un doppiaggio non edulcorato, ci sono le cosiddette parolacce ma non stonano nel contesto, la colonna sonora inoltre non prevede quella originale giapponese ma quella per il mercato inglese, anche in questo caso, non dispiace affatto visto che è molto bella, a base di metal strumentale melodico, la sigla iniziale grintosa ed evocativa e quella finale dolce e straziante sono strepitose. Un anime da incorniciare.

Sciamano

Cyber City Oedo 808 – Poster

Cyber City Oedo 808 - Poster