Aggiornato il Luglio 14, 2011 da Il Guru dei Film
Per fare desistere gli umani a indagare sul misterioso meteorite gli alieni attuano uno stratagemma inquietante, nonchè uno dei motivi che rendono la pellicola affascinante, iniziano a clonare alcuni abitanti del luogo, dei manovali in particolare abili nelle riparazioni, una vera e propria sostituzione della popolazione con copie perfette ma prive di particolari emozioni, catatoniche come degli zombi. A riguardo arrivano diverse sequenze d'impronta horror, molto sinistre, con l'attonito protagonista alle prese con cittadini trasformati in essere svuotati che parlano guidati dal pensiero degli alieni. Attenzione a una delle mogli dei "clonati", l'attrice cult Kathleen Hughes, visibile per pochi secondi a sua volta come clone di Marilyn Monroe. Appare evidente come la situazione anticipi un classico del calibro de "L'invasione degli ultracorpi" (1956), un'intuizione da ricondurre al soggetto del film firmato dal maestro della fantascienza Ray Bradbury.
Jack Arnold ha sempre curato l'aspetto spettacolare delle sue opere, gli attacchi degli alieni alle vittime, da sostituire con i cloni, sono annunciati da riprese aeree radenti le strade del deserto e vortici di nebbie, inoltre l'immedesimazione con le creature di un altro mondo si rafforza con soggettive insistite che indagano per la prima volta un mondo sconosciuto e ostile, molto bella la prima dall'interno dell'astronave che osserva lo straniato Putnam, un vero ribaltamento del punto di vista e, per i tempi che correvano, pressochè inedito. Il finale comporta un grande sforzo emotivo per il protagonista, sempre più osteggiato dai suoi simili, impauriti da quello che sta succedendo, l'uomo è confuso dal rapimento della fidanzata (Barbara Rush) in seguito ritrovata in mezzo al deserto, con uno sguardo freddo, come il pensiero che la muove in fuga all'interno di una vecchia miniera. Un classico scomparso da troppo tempo in Italia.
Titolo Originale: "It Came From Outer Space"
Paese: U.S.A.
Rating: 8/10