Aggiornato il Aprile 26, 2012 da Il Guru dei Film
Il crudo resoconto dei fatti avvenuti nella scuola Diaz al G8 di Genova nel 2001.
Genova, luglio 2001. La città è in subbuglio per le manifestazioni No Global accorse per protestare contro i potenti della Terra riuniti nella Zona Rossa, a provocare i maggiori disordini sono frange incontrollate di giovani provenienti da tutta Europa, denominati Black Block, pronti a devastare le strade con incendi e sassaiole.
La polizia risponde con altrettanta violenza, negli scontri muore l'antagonista Carlo Giuliani, ma i vertici delle autorità decidono anche un'operazione notturna punitiva, pianificata a freddo: stanare i presunti Black Block nascosti nella Scuola Diaz, il centro-raccolta di pochi e incuranti manifestanti.
Rischioso condensare in due ore un avvenimento drammatico e reale come i disordini del G8 di Genova, senza scadere nella presa di posizione personale e indirizzata a sovvertire la realtà, il regista Vicari ci riesce restando fedele agli atti processuali: niente di quello che si vede è inventato o lasciato al caso, resta il sotto-inteso di assistere a una grande ingiustizia scivolata non solo sulle istituzioni ma su un'intera generazione che vide naufragare, giusti o sbagliati (questo è un appunto che spetta a ogni singolo) che fossero, gli ideali portati avanti. Non il solito film di denuncia quindi, sono passati più di dieci anni e le ferite non sono ancora rimarginate, capace di riportare alla luce un avvenimento scomodo, capitato nella Scuola Diaz in quel di Genova, che ha tutte le caratteristiche di un incubo disgraziato tranne il fatto, miracoloso a ben pensarci, di non avere provocato dei morti. Le vittime invece ci sono e portano ancora i segni (psicologici e non solo) della violenza insensata delle forze di polizia che, dopo il recente "A.C.A.B.", escono ancora una volta a pezzi sotto la lente del cinema italiano.
Forse anche per questo sua essenza scandalosa la pellicola è stata girata in Romania, una co-produzione italo-francese-rumena, i set completamente ricostruiti e impegnato un numero non indifferente di tecnici e comparse. Oltre al tema incandescente il film di Vicari si segnala come piccola pietra miliare all'interno del cinema italiano, non si nota forse durante la visione, ma il comparto tecnico si avvale di centinaia di accorgimenti ottico-visivi, la città è stata ricreata con interi fondali in green-screen, molti dei palazzi e strade presenti sono il processo di effetti digitali inseriti in post-produzione e anche la scena della colonna dei blindati che serpeggia nelle vie dei quartieri rientra in questi accorgimenti. Il taglio è, per forza di cose, documentaristico, con immagini sgranate e con inserti di filmati d'epoca che, con saggezza, sono brevi e montati nei momenti in cui i protagonisti guardano le notizie al televisore (compare anche l'allora premier Berlusconi con una dichiarazione a giustificare l'operato della polizia alla Diaz, una scelta che può attirare critiche di parte ma, anche in questo caso, si tratta di fatti di cronaca).
I personaggi coinvolti sono numerosi e legati dal fatidico passaggio nei pressi della Diaz, tutti ricalcati su persone reali e con nomi fittizi: l'anziano attivista del sindacato in cerca di un letto per dormire, l'uomo d'affari straniero rimasto senza albergo (gli albergatori avevano l'obbligo di non accettare clienti), il giornalista venuto di persona sul posto per tastare la situazione, quest'ultimo interpretato da Elio Germano. Non vi sono veri protagonisti e relativi approfondimenti psicologici (come in "A.C.A.B." per esempio), i giovani manifestanti si alternano i diverse sequenze di incontri a tratteggiare veloci comportamenti e stati d'animo, vi sono anche i Black Blocks, descritti non necessariamente come dei criminali ( e qui si, ci sarebbe da ridire), i più scaltri nel non farsi prendere, il prologo li riguarda in azione nelle vie di Genova che sembra uscire dalla serie di "28 giorni dopo". Ci sono gli attivisti che si riassumono bene nell'italiano Marco di Davide Iacopini, il testimone ravvicinato della vicenda, e la straniera Alma (Jennifer Ulrich), che suo malgrado finisce nelle spire della violenza in alcune delle scene più dure della storia.
L'attore più conosciuto è Carlo Santamaria, bravo nel ruolo del poliziotto a capo di un nucleo operativo, l'unico tra le forze dell'ordine a mostrare dei barlumi di umanità, anche questo personaggio è ricalcato da vere testimonianze. Il lancio di una bottiglia che va in frantumi al rallentatore serve come incrocio ideale della vicenda, da quel gesto si intersecano decisioni e pretesti, intorno all'avvenimento convergono le esperienze dei protagonisti verso una notte che non dimenticheranno mai più. La parte più intensa e drammatica è l'assalto alla scuola, molto prolungato e insistito al punto da fare male per davvero: manganellate, corpi percossi, fughe inutili di vittime costrette a cadere in pozze di sangue. Vicari riprende con crudo realismo e telecamere a spalla, sembra di stare a un certo punto in un film horror, invece è successo tutto nel luglio del 2001 a Genova, anche Amnesty International ha coniato una frase che parla della più grave sospensione dei diritti in un paese occidentale del dopo guerra. A rincarare la dose tutta la parte nella caserma di Bolzaneto, il luogo in cui i manifestanti arrestati vengono tradotti per umilianti interrogatori e ulteriori violenze ripresi in momenti che possono ricordare un allucinato Women in Prison italiano anni 70. Non si indaga a fondo sulle motivazioni di tale violenza, a tratti davvero bestiale, le manifestazioni e la morte di Giuliani restano sullo sfondo, forse non era nelle intenzioni di Vicari porsi come depositario di verità e certezze per un lascito spoglio di complessità critica-psicologica, crudo come solo la realtà sa essere, al giudizio dello spettatore. Il film è comunque riuscito, colpisce duro e apre alla riflessione (amara). Per rimanere ai dati reali: nessuno (al momento) ha pagato per le violenze alla Diaz, nessun poliziotto è stato sospeso dal servizio.
Paese: Italia/Romania/Francia
Rating:7/10