Aggiornato il Febbraio 21, 2013 da Il Guru dei Film
Bruce Willis nel quinto capitolo della serie Die Hard.
L’agente John McClane parte per la Russia in aiuto del figlio, agente CIA sotto copertura, finito in prigione. McClane riesce a rintracciarlo, il ragazzo però lo coinvolge in una pericolosa contesa tra due potenti uomini d’affari, giunti ai ferri corti per il traffico di armi nucleari. Padre e figlio devono proteggere il testimone Komorov e individuare un file compromettente, ne va dell’intero equilibrio del mondo.
Per il quinto capitolo della serie Die Hard si gioca la carta “esotica” degli scenari ex-sovietici nel solco, sempre più frequente delle grosse produzioni ambientate a Mosca e dintorni (Mission Impossible Protocollo Fantasma, Resident Evil Retribution, ecc.), tracciato per intercettare il crescente pubblico russo e relativi incassi, ormai giunti a cifre vicine a quelle del circuito americano. Per innervare un minimo di novità alla serie viene introdotto al fianco del protagonista, interpretato dal solito Bruce Willis, il personaggio del figlio Jack McClane (Jai Courtney) di cui non si supponeva l’esistenza, al massimo si sapeva di una figlia, la Lucy di Mary Elizabeth Winstead, che fa qui una capatina a inizio e fine film per lanciare due bacetti. La serie già dal precedente (quarto) capitolo mostrava un fiato corto e anche in questo nuovo capitolo non sembra risollevarsi, la buona notizia è che Bruce Willis è in gran forma: McClane ha ancora voglia di infilarsi in guai e sparatorie sempre più grandi.
Della Russia si diceva e lo sceneggiatore Skip Woods decide di andare sul sicuro, si fa per dire, con una serie di tutti i luoghi comuni posti da quelle parti, si comincia con gli scacchi e si finisce con Chernobyl, nel mezzo donne bellissime ma traditrici, saranno contente le russe, terroristi (ceceni) con macchinoni e armi pesanti, gente tatuata, uomini d’affari corrotti e la vodka viene nominata almeno una volta. Insomma la storia non è gran cosa, inoltre Woods si ripete e (ri)scrive una scena che aveva ideato per “Hitman”, quella dell’elicottero militare che sforacchia di mitragliate un edificio, in questa occasione più ricca e roboante. Il film di John Moore, regista dalle credenziali basse dopo il deludente “Max Payne”, si barcamena con un’azione incessante e fragorosa, per uno dei film più “ignoranti” in circolazione e ancora su misura per l’agente McClane che si trova più a suo agio nelle sparatorie ed esplosioni rispetto ai frangenti patetico-sentimentali che, inevitabili, fanno capolino negli incontri con il figlio, ovviamente trascurato in passato, e utili per un nuovo rapporto di comprensione e rispetto.
Nei film della serie ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, questi ultimi sono tutti russi, altro segnale di (cripto)razzismo lampante, per fortuna sono abbastanza variegati anche se già visti in tutte le salse in decine di film precedenti. Abbiamo i soliti potenti corrotti e avidi di potere, pronti a tutto, alcuni personaggi come il Komarov di Sebastian Koch celano delle sorprese che si intuiscono da subito, stesso discorso per la figlia Irina interpretata dalla new entry russa Yuliya Snigir, una sventola mora nella scia di Olga Kurylenko (Oblivion). Jai Courtney, visto di recente in “Jack Reacher – La prova decisiva”, interpreta in modo dignitoso la parte del figlio di McClane, un altro personaggio chiuso dentro a dei cliché ormai risaputi, insieme a Bruce Willis forma una coppia tutto sommato affiatata e al centro di grosse scene d’azione.
Tra le scene spettacolari migliori si segnala un complesso e assurdo inseguimento nel traffico di Mosca, con incidenti e cappottamenti riprodotti con ottimi effetti speciali, nel finale arriva un altro attacco esplosivo di un elicottero nello scenario spettrale dell’abbandonata Chernobyl. I due McClane mettono a ferro e fuoco almeno due città della Russia e ammazzano decine di persone, insomma abbastanza per organizzarci un film, niente di eccezionale ma divertente a sufficienza per passare due ore senza pretese e allontanare i mugugni eccessivi e crescenti intorno alla nuova avventura di Bruce Willis che, aspetto non da poco, è ancora presentabile e su di giri al punto da avere già accennato al sesto capitolo.
Titolo Originale: “A Good Day To Die Hard”
Paese: U.S.A
Rating: 6/10