Aggiornato il Settembre 25, 2009 da Il Guru dei Film
Prodotto da Peter Jackson e diretto dall’esordiente Neill Blomkamp, il film racconta la difficile convivenza tra gli abitanti di Johannesburg e una colonia di non umani naufragati sul cielo del Sud Africa e confinati in una bidonville dove vengono controllati e studiati da una corporation che vuole deportarli in una tendopoli.
Non è difficile capire come mai Peter Jackson, in veste di produttore, abbia puntato su di un esordiente trentenne come Neill Blomkamp, con all’attivo solo tre cortometraggi. District 9 è un film modernissimo che aggiorna la fantascienza accentuandone le potenzialità di critica sociale, utilizzando linguaggi e registri diversi e sfruttando in modo sofisticato le tecniche di comunicazione di Internet.
Per capire il senso del film basta raccontare la trama: nel 1982 una carretta dello spazio, un’enorme astronave, si arena sul cielo di Johannesburg, dopo aver smarrito il componente di controllo. 28 anni dopo, nel 2010, un milione e 800 mila alieni, qui definiti non umani ma per la gente del posto sono i gamberoni, vengono stipati nel District 9, una bidonville circondata da filo spinato e guardie armate in tutto e per tutto uguale a quelle dove venivano confinati i neri ai tempi dell’apartheid. I gamberoni non hanno poteri sovra umani, se non una forza fisica micidiale, e sono praticamente dipendenti dal cibo per gatti e dalla gomma (le polveri bianche che sommergono i ghetti di tutto il mondo?), fanno traffici malavitosi e hanno persino un giro di prostitute. Gli umani sono stanchi di questa presenza, hanno paura di questo popolo così diverso, venuto da lontano e sbarcato per caso.
La MNU, una corporation con corpi paramilitari che gestisce la sicurezza del distretto, e sta studiando i non umani, nella speranza di carpire i segreti di una tecnologia militare superiore a quella dei terrestri, decide di deportarli in una comoda tendopoli. Il compito di coordinare questo esodo è affidato a un manager sposato con la figlia del boss della MNU che ben presto si dimostra totalmente inadeguato all’incarico. La dislocazione della popolazione non umana diventa un disastro e alla fine il manager, non contento dei casini che ha combinato all’esercito, diventa, pensa tu, un meticcio, metà uomo e metà gamberone. Chissà se la Gelmini lo acceterebbe in una classe della scuola italiana.
Costato 30 milioni di dollari, che per un film di fantascienza sono pochini, District 9 è essenzialmente diviso in due parti: la prima, che è una sorta di sviluppo del trailer, usa la tecnica del finto reportage. Il clima è quello adrenalinico dei reporter d’assalto tipo CNN, con le interviste agli umani e serve non soltanto a denunciare in modo palese gli intenti anti razzisti ma anche a calare nel quotidiano la presenza di un popolo alieno. Blomkamp è sudafricano e racconta quello scempio sociale e umano che è stato l’apartheid prima della presidenza di Nelson Mandela (che ha passato 30 anni in carcere perché era il leader dei neri). Ma come si fa a non pensare ai centri di accoglienza di Lampedusa, alla politica dei respingimenti, persino ai terremotati dell’Abruzzo (la dislocazione della popolazione …), alla strategia della paura dello straniero della destra e della Lega?
La seconda parte del film è invece dedicata all’azione, al racconto di questo esodo forzato di una minoranza etnica controllata dal potere. A tutto questo si deve aggiungere una forte e originalissima componente umoristica che va dal paradosso degli alieni-gamberoni che ricevono un ordine di sfratto alla confusione tra gli ordini del manager e quelli dell’esercito, alle spiegazioni che il protagonista da alla moglie, invitandola a non credere al "gossip dei media", sul perché della sua imprevista trasformazione in metà umano e metà gamberone.
Prima della sua uscita, di District 9 si è parlato molto per la sua raffinata campagna di marketing virale: guardate il sito della MNU (Multi-National United) www.multinationalunited.com, falso sito dell’immaginaria corporation dove sono spiegate le regole per una pacifica convivenza, ci sono offerte di lavoro (anche per non umani) e persino l’annuncio del primo viaggio dell’ uomo su Marte per il 2013. Su www.d-9.com, sito del film, la stessa sorridente hostess della MNU accoglie gli utenti che possono scegliere tra due percorsi: umani e non umani. Sono in inglese ma anche chi non lo conosce può rendersi conto di quale raffinata progettualità ci sia dietro questo film che usando la fantascienza ci sbatte in faccia le nostre responsabilità di fronte a un mondo diviso tra umani e non umani. E con il sorriso sulle labbra ci invita a non dimenticare che quando l’unica legge è quella del più forte e del più ricco, tutti possiamo diventare dei gamberoni.
Paolo Biamonte