Aggiornato il Luglio 9, 2008 da Il Guru dei Film
Paese: Italia
Vent’anni dopo il primo mitico "Django" di Sergio Corbucci, Franco Nero torna a mettere i panni dell’eroe solitario, armato di mitragliatrice. Un western italiano apocrifo, uscito fuori tempo massimo in pieni anni 80.
Django ([[Franco Nero]]) ha abbandonato la carriera di pistolero per ritirarsi in un convento, sotto le mentite spoglie di padre Ignazio. Un giorno viene a conoscenza del fatto che sua figlia, di cui ignorava l’esistenza, è stata rapita dal principe Orlowski, un tirannico oppressore delle popolazioni indigene che vengono schiavizzate per le estrazioni minerarie. Django decide che è tempo di imbracciare nuovamente la sua fedele mitragliatrice.
Bizzarro sequel di "[[Django]]"(1966), un classico assoluto del cinema western, che viene stravolto e riproposto in chiave esotico-avventurosa, con il solo [[Franco Nero]] a giustificare lo sfruttamento del mitico pistolero-becchino armato di mitragliatrice.
Icona vivente del western all’italianav(oltre a "Django" da ricordare sono anche "[[Vamos a matar compagneros]]", "[[Tempo di massacro]]" e "[[Keoma]]") e del filone "poliziottesco" ("[[La polizia incrimina la legge assolve]]") Nero adotta un look barbuto da peones messicano per il suo ritorno nelle vesti di Django.
Il film viene girato nelle terre tropicali della Colombia, che vengono però spacciate per il Messico(!!), luogo in cui si dipana la drammatica vicenda di prevaricazioni e violenza da parte del "Diablo" Orlowski, un nobile senza scrupoli a capo di un esercito regolare, interpretato da [[Christopher Connelly]], attore che morirà prematuramente l’anno successivo.
Alla regia compare [[Nello Rossati]], un mestierante armato di buona volontà ma di poco talento, dato che il film è fiacco nei momenti topici: le sparatorie sono anonime, mal coreografate e prive di qualsiasi pathos. Il regista sembra rifarsi agli action americani del periodo, tanto che il nuovo Django assomiglia troppo da vicino a personaggi come Rambo.
L’ambientazione particolare, composta da cave in cui lavorano centinaia di uomini e battelli a vapore che solcano acque lussureggianti, riesce a costituire un certo motivo d’interesse che però non basta a salvare un film che ha nel luogo comune la prerogativa principale.
Anche la prova di [[Franco Nero]] lascia a desiderare, se la presenza è ancora più che affidabile non si può dire lo stesso per il carisma o la simpatia: il nuovo Django sembra un automa privo di emozioni.
Qualche momento ironico fa capolino, con Django che regala battute gelide prima di finire l’avversario (un clichè molto anni 80), e soprattuto con il buffo personaggio Gunn di [[Donald Pleasence]], che verso il finale si trasforma in un improbabile "bombarolo": in quel periodo l’attore celebre per "Halloween" si offriva al migliore offerente per qualsiasi ruolo. Intrigante il personaggio della sexy-schiava di colore abile nel maneggiare la frusta.
Come si dice in questi casi: un film solo per completisti e appassionati incalliti.
Rating: 5/10