E.T.: chi si calava nelle vesti dell’extraterrestre?

Aggiornato il Novembre 6, 2014 da Il Guru dei Film

Correva l’anno 1982 quando il genio di Steven Spielberg diede vita all’alieno più celebre della storia del cinema.

Parliamo di E.T., impacciato e sensibile protagonista di E.T. L’extraterrestre, in cui si racconta l’emozionante storia di amicizia tra il piccolo Elliott (Henry Thomas) e un alieno desideroso di tornare a casa.

Ci troviamo negli anni ’80, per cui è inutile sottolineare che gli effetti speciali del film sono ben lontani da quelli che vengono usati oggi per creare gli alieni sul grande schermo. Come si creò dunque la figura di E.T.?

Steven Spielberg si rivolse a un vecchio amico, l’italiano Carlo Rambaldi, con cui aveva già collaborato in Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Gli diede istruzioni precise sull’altezza e su alcuni dettagli di E.T., tra cui la grandezza dei piedi e la lunghezza del collo. Rambaldi, seguendo le indicazioni del regista, realizzò quindi una versione di creta dell’alieno a grandezza naturale, che fu poi ‘provata’ con le luci di scena.

Una volta approvata la prima ‘creazione’, vennero dunque realizzate tre versioni di E.T.: un modello meccanico a grandezza naturale, la cui testa veniva controllata da dodici uomini; un modello elettronico usato nei primi piani e controllato via radio e infine una tuta che veniva indossata da tre persone, due nani – Tamara De Treaux e Pat Bilon – e il dodicenne Matthew De Meritt, un ragazzo nato senza le gambe.

È proprio a lui che si deve la strana camminata di E.T., visto che Matthew camminava usando le mani.

by funweek.it/cinema