Ender’s Game

Aggiornato il Ottobre 29, 2013 da Il Guru dei Film

Ender's Game Abbiamo visto in anteprima ‘Ender’s Game’, con Harrison Ford, Ben Kingsley e il giovane Asa Butterfield, in uscita nelle sale il 30 ottobre. Ecco la nostra recensione.

Il film, diretto e sceneggiato da Gavin Hood, è tratto dal romanzo di fantascienza “Il gioco di Ender” di Orson Scott Card.

Il libro del 1985, ha vinto i due premi più importanti per il genere (premio Hugo e premio Nebula), ed è stato seguito da un secondo capitolo, “Il riscatto di Ender”, che nel 1987 ha bissato la doppietta, facendo diventare Card l’unico autore ad aver vinto entrambi i premi in due anni consecutivi.

Hood, noto per aver diretto ‘X-Men: le origini – Wolverine’, si immerge nel mondo fantastico descritto dall’autore, enfatizzando alcune chiavi di lettura che diventano i motivi dominanti del suo lavoro cinematografico, come sottolineato dallo stesso regista: “Avevamo abbastanza materiale per tanti film, quindi dovevano decidere su quali aspetti concentrarci con una certa priorità. E alla fine abbiamo scelto la storia di Ender”.

Viene infatti dato ampio risalto alla descrizione del protagonista, il giovane Ender Widding, e alla sua personalità fuori dal comune che viene indagata, monitorata, e perfino indirizzata per selezionare e creare il leader militare del nostro mondo che dovrà guidare gli umani in una battaglia finale contro gli alieni invasori (i “Formics”).

Ender's Game

Deus ex machina di questo processo selettivo ed educativo è il Colonello Hyrum Graff (Harrison Ford) che a tutti gli effetti diventa padre putativo del ragazzo in ossequio a consolidati meccanismi di rappresentazione dei rapporti universalmente riconoscibili.

E’ divertente in questo senso notare che, proprio come avviene tra padri e figli, Asa Butterfield (‘Hugo Cabret’, ‘Il bambino con il pigiama a righe’) non sembra temere la sfida e il confronto con l’ingombrante genitore/attore.

Spazio all’introspezione ma naturalmente anche agli aspetti scenografici tipici del genere tra i quali vale la pena citare in particolare l’affascinante Sala di Battaglia (“Battle Room”), un campo di addestramento senza gravità dove, grazie a futuristici giochi laser tag, viene testata l’abilità strategica e fisica dei ragazzi.

Meno originali ed efficaci gli altri effetti visivi e gli ambienti che curiosamente sono stati realizzati in un vero deposito della NASA a New Orleans trasformato in questa occasione in studio per le riprese.

Un film, dunque, per amanti del genere che tende forse a somigliare troppo e soltanto ad un video-gioco, dando la sensazione allo spettatore che vi si trova immerso per circa due ore, di essere un po’ fine a se stesso.

 

Paolo Piccioli

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