Fighter in the Wind (2004)

Aggiornato il Ottobre 27, 2014 da Il Guru dei Film

Il biopic sulla vita del maestro di arti marziali Mas Oyama.
Seconda guerra mondiale, Il Giappone domina l’area del Pacifico mentre il conflitto infuria, il giovane Choi Bae-Dal vuole arruolarsi nell’aviazione giapponese ma le sue origini coreane sono malviste da un generale che disprezza la sua razza …

Nell’immediato dopo guerra con il Giappone sconfitto, per la minoranza coreana le cose non migliorano, anzi, ora ci sono anche gli americani a infierire, Choi Bae-Dal conduce una vita difficile nei bassifondi intanto medita di imparare le arti marziali, chiede aiuto a un suo vecchio amico che lo aveva istruito da bambino, sarà una strada dura di sacrifici e privazioni rasserenata solo dall’incontro con una ragazza giapponese.

Molto romanzata e con diverse digressioni la ricostruzione della vita del maestro di karate giapponese giunto dalla Corea Masutatsu “Mas” Oyama. Su questa ambiguità intrinseca nel protagonista, tendere allo stesso modo tra due paesi differenti e storicamente nemici come il Giappone e la Corea, verte “Fighter in the wind”, un film che anticipa di alcuni anni la calata dei biopic nelle arti marziali (e nel cinema in generale) esplosa con la serie “Ip Man”. Il film promette sfracelli con un prologo molto bello e repentino che lascia intravedere colpi marziali al fulmicotone e contendenti bellicosi, ma l’intento di “Fighter in the Wind” è più ambizioso e di largo respiro, i combattimenti sono lasciati sullo sfondo, non sono centrali, per il malcontento di molti che si vedono trascinare in un affresco storico più o meno riuscito, di sicuro interessante e mai del tutto conosciuto, soprattutto dalle nostre parti (occidentali). La prima frazione, a ridosso della conclusione della seconda guerra mondiale, ha dei richiami quasi epici, la scena del bombardamento e il teso confronto con il generale giapponese, il sentore di rivalsa di Choi Bae-Dal che subisce continue umiliazioni, sembrano momenti preparatori di eventi che invece il climax successivo di “Fighter in the wind” disinnesca, o meglio, giungono in modalità differenti dalle attese e smorzati.

Buona parte di questa sensazione è dovuta alle tecniche di combattimento utilizzate nel film, veloci e secche, spesso concluse con un solo colpo inferto (!), tipico dello stile Kyokushinkai creato da Mas Oyama che ha poi portato al full contact karate, insomma l’esatto opposto di quello che si vede nei film di kung fu cinesi dove i combattimenti, a volte, sono interminabili. E dire che il film viene accostato, per alcune evidenti similitudini storiche e di sceneggiatura, al bellissimo “Fist of Legend” (1994), meglio subito sgombrare il campo e dire che in questo caso non compare un solo combattimento paragonabile al capolavoro interpretato da Jet Li. La regia di Yang Yun-ho non aiuta in questo senso, troppo sperimentale nelle angolature e con effetti ralenti stilizzati. Gli scontri possono comunque contare su Jung Doo-hong, uno dei più quotati se non il più apprezzato dei coreografi marziali della Corea del Sud, compare anche nel ruolo di Beom-su, il primo maestro di Choi Bae-Dal/Mas Oyama, ma è relegato in secondo piano. Per apprezzare appieno l’attore si consiglia la visione di “City of Violence” (2007), col senno di poi un film da non perdere, di recente è uno degli stunt-coordinator più richiesti di Hollywood (Red 2, G.I.Joe la vendetta).

Nella parte del protagonista Choi Bae-Dal, non ancora naturalizzato con il nome giapponese Mas Oyama, il giovane Yang Dong-Geun, attore in seguito poco utilizzato e ricordato, in effetti appare un po’ anonimo tranne quando veste i panni marziali da combattente con un kimono sdrucito e fasce arrotolate intorno le mani, tanto da sembrare uscito dal videogame “Street Fighter”, peccato che il film non insista troppo su questa suggestione. Nel momento in cui Choi Bae-Dal decide di imparare le arti marziali, i consigli di Beom-su lo portano a conoscere la figura di Myamoto Musashi, il più grande samurai del Giappone, un’influenza che lo induce ad abbandonare tutto e intraprendere un ritiro solitario di duro allenamento ai limiti delle possibilità fisiche. Sequenze che il film non si fa mancare in scenari montagnosi isolati spazzati dal gelo e la neve, uno dei migliori momenti di “Fighter in the Wind” in cui traspare la durezza degli allenamenti che sono alla base della disciplina di Mas Oyama.

Molto risalto viene concesso alla relazione tra il protagonista e una ragazzina giapponese, un’aspirante geisha, il loro primo incontro è il classico salvataggio da parte dell’eroe che libera la ragazza dall’attenzione violenta di alcuni lestofanti, in seguito fanno a gara per chi appare più timido e riservato. Nel cast anche il grande Masaya Kato (Crying Freeman), nel solito ruolo di figo tenebroso e cattivo, questa volta interpreta un inflessibile generale dell’esercito giapponese che alla fine della guerra diviene maestro di un importante Dojo della città, purtroppo dopo poco l’inizio del film scompare per poi rientrare verso il finale, scelta a dir poco discutibile. Le arti marziali sono relegate in brevi scontri concentrati nella seconda parte dell’opera, quando Choi Bae-Dal sfida i più importanti maestri del Giappone in confronti privi di pathos, troppo veloci per essere apprezzati. Lo spezzare delle pietre con le mani, le estenuanti sessioni di allenamento che provano e temprano il fisico con esercizi al limite del dolore, sono divenuti luoghi comuni nel mondo delle arti marziali e si devono in gran parte agli insegnamenti di Mas Oyama, il maestro che la leggenda vuole sfidasse dei tori per abbatterli a mani nude. Nel film è una circostanza che non manca di essere mostrata, anche questa volta in modo poco convenzionale e spettacolare. Il vero Gran Maestro Mas Oyama ha ridefinito le arti marziali giapponesi del secolo scorso e formato nuove generazioni di maestri, tra i suoi allievi il celebre attore marziale giapponese Sonny Chiba. Film che tutto sommato gode tra gli appassionati di buoni riscontri, per chi frequenta il genere vale almeno una visione ma rimane difficile non ritenere “Fighter in the Wind” un bicchiere mezzo vuoto. Inedito in Italia.

 

Tit.originale: Baramui Fighter
Paese: Corea del Sud
Rating: 6/10