Aggiornato il Marzo 31, 2015 da Il Guru dei Film
Ispirata da eventi e personaggi reali, l’appassionante ricostruzione storica sul traffico di droga a Marsiglia negli anni 70 …
1975, Il giovane magistrato Pierre Michel viene incaricato di seguire le indagini sui traffici illeciti di droga che stanno sconvolgendo Marsiglia e la Francia intera. Per l’uomo si tratta di una vera crociata contro un crimine spietato e senza scrupoli che ha nella figura del boss Zampa il nemico pubblico numero uno. Pierre mette in secondo piano la famiglia per affrontare un’organizzazione tentacolare che allunga i suoi influssi su diversi livelli, anche per questo Zampa sembra imprendibile, per riuscire nell’intento dovrà affidarsi a una squadra di uomini scelti, pronti a tutto.
Il filone delle ricostruzioni d’epoca dei crimini violenti ha avuto un punto di svolta con “Munich” (2005), da allora il periodo storico preso in maggiore considerazione sono stati i turbolenti anni 70, anche l’Italia con le varie declinazioni di Romanzo Criminale ha avuto il suo momento di gloria. Il film di Spielberg ha imposto una cura maniacale dei particolari, il realismo delle scene d’azione e un montaggio serrato come formula indispensabile. In French Connection si ritrovano tutte queste caratteristiche, dosate con un’efficacia che lascia impressionati, la lezione è stata imparata a meraviglia, se poi si aggiungono le derive gangster di altri maestri che hanno fatto scuola come Scorsese e De Palma, ecco che la portata diventa imperdibile. Un film di una bellezza ineccepibile French Connection, quasi perfetto nella forma e confezione, con il solo torto di essere arrivato per ultimo.
Il problema, se così si può definire, è quello di assistere a un film già visto altre volte, gli stessi personaggi rientrano nella tipologia tipica del poliziesco (polar visto la provenienza), l’argomento crime anni 70 inoltre comincia a subire un’inflazione per via della moda vintage/retrò che non accenna a diminuire. Se non si considerano insormontabili questi aspetti, si può venire ripagati da un’opera che risulta, ancora una volta, trascinante e intensa, della quale diventa difficile parlare male o avanzare perplessità: gli attori sono tutti calati in parte, anche quelli secondari, la regia è magnifica sin dall’incipit clamoroso dell’attentato sul lungomare marsigliese, non ultima la ricostruzione degli anni 70 francesi è da applausi. Senza mettere in piedi set troppo elaborati o elementi vistosi, French Connection restituisce una cura delle scenografie e dei costumi di scena come di rado sono parsi così credibili e centrati, per essere banali: sembra di stare per davvero nella seconda metà degli anni 70 nel sud della Francia.
French Connection è una sfida a distanza tra due uomini, il magistrato Michel e il boss Zampa, che diviene sempre più ravvicinata e cruenta, arriva anche la scena dell’incontro in una strada isolata che sembra un omaggio riuscito a “Heat” di Michael Mann. A interpretare il protagonista Pierre Michel il lanciato Jean Dujardin, dopo The Artist divenuto uno degli attori più richiesti e apprezzati a livello mondiale, nel ruolo dell’eroico magistrato dimostra di meritare tutti gli elogi, credibile anche nelle difficili situazioni famigliari con la moglie. La sua nemesi è il boss elegante e fascinoso di origini napoletane Gaetano Zampa di Gilles Lellouche che, grazie al suo portamento, può fare venire in mente nientemeno che il Robert De Niro dei film di Scorsese. Attorno a queste due figure incombenti ruotano diversi comprimari dalla resa eccellente, in primo luogo il gangster detto “Il matto” di Benoit Magimel e la moglie di Michel, la sexy Celine Sallette, sacrificata alla causa del marito.
In French Connection ricorre un altro tratto distintivo tipico del genere: una massiccia colonna sonora composta da pezzi d’epoca, dal rock elettrico alla disco music. E c’è da rifarsi le orecchie sin dai primi minuti, una serie di pezzi uno più bello dell’altro, a volte inseriti in modo prevedibile e didascalico ma quando il montaggio risulta azzeccato, come in una delle prime sequenze che mostra in sintesi il traffico e la lavorazione della droga dei clan marsigliesi, si percepisce di assistere a cinema di prima categoria, vecchio stampo visto i tempi di cinecomix digitali, ma pur sempre di grande cinema. A questo punto occhi puntati sul regista Cedric Jimenez, un quasi esordiente, che stupisce per la padronanza e la riuscita veemenza di una storia complessa di crimine, sangue, politica e autenticità storica. Un film che nel suo genere è già un classico.
Titolo originale: “La French”
Paese: Francia
Rating: 9/10