Aggiornato il Aprile 10, 2013 da Il Guru dei Film
Uno scatenato Tokusatsu anni 70 su un’invasione aliena della Terra.
Il piccolo Ling trova un’antica statuetta in una voragine nei pressi di un tempio, si tratta di un manufatto magico che al contatto delle radiazioni cresce a dismisura sino a diventare un colosso. Il Demone del Tempio viene schierato a difesa degli umani contro la minaccia di bellicosi marziani, giunti sulla Terra per trafugare una preziosa pietra. Al fianco del colosso di pietra arriva anche il robot americano Jumborg Ace, insieme partono alla volta di Marte per affrontare il nemico in una decisiva battaglia.
Chi ha nel cuore Ultraman, Inframan, Megaloman e altri celebri Tokusatsu (per lo più nipponici) anni 70 non può lasciarsi perdere questo “Gli Uomini di Marte – Mars Men”. Un prodotto fatto per i piccini dell’epoca che può provocare ancora fremiti di piacere a distanza di oltre 30 anni, senza freni e paura di apparire ridicolo. Storia assurda, a tratti incomprensibile, senza spiegazioni, con statuette ritrovate dai poteri magici fantasiosi che si mettono a parlare, alieni buffissimi mascherati come Ultraman, effetti speciali grossolani ma pieni di divertimento, ecc. I rimandi a serie di cartoni animanti e telefilm nipponici del periodo si sprecano, la particolarità è quella di essere una co-produzione tra più paesi, si dice Taiwan, Thailandia e Giappone, insomma un bel mix di culture. La fattura artistica della statuetta del Demone del Tempio inoltre riporta alla cultura indo-cinese, anche se la trasformazione alle dimensioni di un palazzo ricorda il mostro gigante Daimajin della giapponese Daiei.
Prologo bislacco con un ragazzino che per recuperare una palla da baseball si infila in un cunicolo nascosto nella vegetazione di un tempio, all’interno scopre la statuetta, intanto parte in sottofondo “Time” dei Pink Floyd (!), quasi sicuramente senza alcuna autorizzazione di copyright, una scelta geniale non solo per la bellezza (oscura) del pezzo, il brano che in seguito viene riproposto più volte (sempre nei primi secondi iniziali) è tratto dall’album Dark Side of The Moon, anche se qui viene preso in considerazione Marte, ma non cambia molto. Gli uomini di Marte sono in sostanza due: il leader dei marziani capelluto che anticipa il look dell’indimenticabile Megaloman e il suo stupido sottoposto che invece ricorda Ultraman, si intravedono altri marziani nelle scene iniziali ma scompaiono presto, peccato. Ai due si contrappone una strana coppia formata dal Demone del Tempio e un robot che prima di presentare il definitivo aspetto, un’altra variante di Ultraman, appare come un aereo a elica(!), si tratta di un’arma fornita dagli americani (ma perché? Boh), anch’egli è un gigante (parlante) e si chiama Jumborg Ace, negli anni precedenti protagonista di una serie personalizzata.
Nelle retrovie si scorgono due fidanzatini, lei è la sorella del ragazzino che ha ritrovato la statuetta, che all’improvviso scopriamo essere a capo di un’organizzazione tecnologica per la difesa della Terra. Si pensa che da un momento all’altro saltino su qualche astronave robot invece lasciano spazio ai veri protagonisti, ossia il Demone del Tempio, provvisto anche di un certo humor nelle fasi di combattimento e al Jumborg Ace che invece appare più serioso. I marziani vogliono recuperare una pietra magica sulla Terra per completare un’arma, uno specchio laser, in grado di distruggere i pianeti, un po’ come il Darth Vader di “Guerre Stellari” dell’anno successivo. I cattivi giungono sul nostro pianeta annunciandosi con un proclama in tv che interrompe le trasmissioni, un classico impagabile, poi ci danno dentro con dischi volanti e distruzioni assortite in puro stile Kaiju.
I due bricconi alieni sono però degli inetti, seguono le scene esilaranti del capo che rimprovera l’idiota collaboratore, ma anche gli eroi non fanno bella figura visto che il Demone del tempio e Jumborg Ace al primo incontro si scambiano per nemici e se ne danno di santa ragione per almeno 10 minuti, prima che qualcuno li avvisi dell’equivoco, incredibile succede davvero (!). L’ultima mezzora è occupata da un combattimento continuo tra i quattro giganti sul suolo di Marte, che sembra la Luna ma a un certo punto anche la Terra. Film che non può non fare simpatia, quei pochi amanti del genere che lo hanno visto ringraziano di esistere, anche solo per la scena da cartoon (Looney Tunes) con il Demone del Tempio che con la spada (di gomma) martella l’avversario in testa sino a interrarlo per intero. Diretto da Hung Min Chen, molto attivo negli anni 70, tra i film diretti molti riguardano la Bruce Lee exploitation.
Titolo Orignale: “Mars Men”
Paese: Thailandia, Taiwan, Giappone
Rating: 7/10