Aggiornato il Marzo 7, 2008 da Il Guru dei Film
Su richiesta dei fan tornano alcuni dei personaggi più celebri del repertorio dell’attore e regista romano: il candido Leo, il diabolico professore Callisto e Moreno, il super cafone. Nel cast Claudia Gerini e Geppi Cucciari.
Carlo Verdone torna ai suoi personaggi più famosi visti vent’anni dopo. Grande grosso e Verdone è il suo nuovo film, diviso in tre episodi senza un filo conduttore, con il candido Leo, che ora ha famiglia, il professore saccente e cattivo Callisto Cagnato e la coppia di coatti con Claudia Gerini. Tutto nasce dalla spinta dei fan che, in migliaia, hanno chiesto il ritorno di alcuni personaggi storici del repertorio di Verdone, che ne ha scelti tre, puntando sul racconto della loro evoluzione ed evitando, saggiamente, di riproporre cose già viste. Il tema fondamentale del film è il candore contrapposto alla volgarità. L’evoluzione di Leo, il candido sognatore, avviene in una favola surreale e tragicomica, un quadretto familiare con i due figli che parlano in modo identico al padre. Quando si parla, in casa, per la povera moglie (che è la brava attrice sarda Geppi Cucciari, alla sua prima prova cinematografica dopo il successo ottenuto in televisione a Zelig) è un momento disastroso. Callisto Cagnato ha un’evoluzione diversa, essenzialmente diabolica, di giorno eticamente corretto, di notte un vero amorale. Il contrasto tra lui e il figlio sottoposto alle sue angherie è un confronto tra carnefice e vittima in un ambiente familiare che sembra un sarcofago. Il terzo episodio, quello con la coppia dei coatti con Claudia Gerini, è il più lungo, il ritratto di una grande famiglia di cafoni, padre, madre e figlio. Su consiglio dello psicanalista del figlio (il ragazzo è in analisi perchè non parla con i genitori e li contesta) decidono di fare un viaggio per riunire la famiglia e vanno all’Hotel San Domenico di Taormina, luogo di antiche tradizioni e di sobria eleganza frequentato soltanto da inglesi e francesi raffinati. Il terzetto di cafoni stona parecchio ma cercherà di eguagliare lo stile, la qualità e la raffinatezza che vedono nell’ambiente del San Domenico. Del suo film Verdone ha detto: La mia è una critica di costume sulla volgarità basata sul materialismo, sul cinismo, sull’assenza di valori. Il film ne è infarcito perchè la volgarità dilaga a piè sospinto. Non c’è atto, azione, pensiero, allusione che non si specchi in qualcosa di volgare, è una commedia cattivissima, un film spietato.
Paolo Biamonte