Gravity (2013)

Aggiornato il Ottobre 10, 2013 da Il Guru dei Film

gravityUna disperata missione di salvataggio nello spazio per il nuovo film di Cuaron.
L’equipaggio di uno shuttle è intento a riparare un telescopio in orbita intorno alla Terra, quando giunge improvviso l’allarme di un imminente impatto con uno sciame di detriti. La tragedia si consuma in fretta, gli unici sopravvissuti sono la dr.ssa Stone e il capitano Kowalsky, rimasti a fluttuare nello spazio. Per i due astronauti inizia una corsa contro il tempo per raggiungere una vicina stazione orbitale e la salvezza.

L’attesa non è stata delusa, il ritorno di Alfonso Cuaron è un’opera emozionante e di grande resa spettacolare, il regista non dirige un film dal celebrato “I Figli degli Uomini” del 2006, siamo ancora dalle parti della fantascienza ma con scenari e obiettivi diversi, più orientati a un cinema di genere pregno di tensione ed effetti speciali. “Gravity” è un film costoso, circa 100 milioni di dollari, segnato con il marchio di Cuaron, quello che conta in maggiore misura sono la regia e la tecnica del regista di origini messicane. Nel suo genere, quello delle missioni spaziali (Mission to Mars, Apollo 13, ecc.), non ha difficoltà a emergere come l’opera più riuscita e coinvolgente per svariati motivi, non ultimo un senso di realismo non indifferente. Il titolo dice tutto o quasi, l’ambientazione è il vuoto dello spazio appena fuori l’atmosfera terrestre, una zona inospitale (per usare un eufemismo) con assenza di ossigeno e di gravità nonostante la vicinanza della Terra incombente.

 

“Gravity” fluttua come i suoi protagonisti in altezze vertiginose che aprono orizzonti affascinanti, il fondale della vicenda è difatti la nostra casa, la Terra, inoltre non può passare inosservata la ripresa della penisola italiana, la grandiosità e la bellezza di tale prospettiva attenua per un attimo l’angosciosa vicenda in corso. A completare il senso di immersione giungono gli effetti in 3D, tra i migliori mai realizzati dai tempi di “Avatar”, ideali per restituire le distanze e le profondità enormi in cui i protagonisti si muovono. Il prologo può apparire come un documentario della Nasa per quanto è curato e veritiero: uno Shuttle è in prossimità di una postazione di osservazione per delle operazioni di controllo, alcuni astronauti bardati con sofisticate tute si prodigano in attività extraveicolari con disinvoltura e “space walk” con zaini a propulsione. Qui entrano in scena i due protagonisti, a dire il vero gli unici personaggi della storia, per una delle particolarità più suggestive di “Gravity”.

 

gravity

 

Il cast ridotto all’osso è composto da Sandra Bullock, la dottoressa Ryan Stone, e il veterano dello spazio Kowalsky interpretato da un ottimo George Clooney, a primeggiare è però l’attrice per una serie di circostanze ma il bel tenebroso compagno, che la sceneggiatura dipinge come uno scafato astronauta dal sangue freddo e la battuta pronta, avrà modo di fare sentire la sua presenza lungo tutta l’avventura. Cuaron proietta lo spettatore nello spazio con una regia in costante movimento, i proverbiali piani-sequenza (sin dal prologo) si susseguono con angolazioni a 360° e soggettive, in un vortice di inquadrature mozzafiato che trasmettono il senso del vuoto e smarrimento, “Gravity” assume una prerogativa ansiogena e di tensione davvero impressionante. Nello spazio il suono non può propagarsi e “Gravity” lo sottolinea con diverse sequenze catastrofiche “mute”, la colonna sonora viene in soccorso con un incedere magnifico, si perde in realismo ma a guadagnare è l’emozione continua nella ricerca di scampare al pericolo.

 

Un peccato rivelare gli avvenimenti in cui i due sopravvissuti vanno incontro, si può dire che il più grande survival-movie organizzato nello spazio è in atto, nei brevi scampoli di relativa tranquillità delle tesissime sequenze d’azione si aprono spiragli di commozione e stralci di umanità perduta(?), il coinvolgimento diventa inevitabile, il dolore della solitudine e della vana speranza di salvezza quasi insopportabile. Ma la forza di “Gravity” è la stessa della sua protagonista, Sandra Bullock forse nel film della vita (non che ne avesse bisogno, forse), e tutta la parte finale ai confini dell’esosfera è un tuffo nell’avventura più sfrenata, con qualche peccato veniale nel ricorso a eventi improbabili, spettacolare e dai richiami primordiali. 90 minuti da vivere in apnea, si esce provati ma ne vale la pena, responso di critica e pubblico una volta tanto vanno di pari passo: un trionfo. Bravo, bravissimo Cuaron.

 

 

Titolo Originale: “Gravity”
Paese: U.S.A
Rating: 9/10