Aggiornato il Dicembre 7, 2022 da Il Guru dei Film
Hereditary – Le Radici del Male è l’inquietante horror diretto da Ari Aster
#Hereditary #AriAster
Annie ha sempre avuto un rapporto difficile con la madre, ora che è morta non si sente meglio, il passato carico di pressioni e influssi negativi fanno vacillare il suo stato psichico
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Tit. Originale: Hereditary
Paese: USA
Rating: 8/10
Annie ha sempre avuto un rapporto difficile con la madre, ora che è morta non si sente meglio, il passato carico di pressioni e influssi negativi fanno vacillare il suo stato psichico. La situazione è precaria anche per i figli di Annie: la tredicenne Charlie sembra vivere isolata in un mondo personale composto da fantasie macabre, agli occhi degli altri una disadattata, anche il fratello maggiore Peter mal la sopporta mentre freme per le prime pulsioni adolescenziali. Il marito di Annie intanto pazienta cupo e preoccupato del momento familiare, ma il peggio deve ancora arrivare.
L’ottimo stato dell’horror recente americano ispirato da opere creative (It Follows, The Witch, The Neon Demon, ecc.) e consolidato da successi clamorosi su vasta scala (It the movie), prosegue con Hereditary – Le Radici del Male, una pellicola con il raro pregio di infondere terrore e inquietudine. Il primo lungometraggio di Ari Aster colpisce nel profondo dell’inconscio, lavorando sulle paure e i sensi di colpa di una famiglia, costretta a fare i conti con un passato difficile guidato da forze oscure, sempre più pressanti e inesorabili. Il sottotitolo italiano banale ma significativo Le Radici del Male, preannuncia l’arrivo di eventi funesti che hanno già impiantato i loro semi in vittime designate, pronti a germogliare in ramificazioni infernali. La morte e il dolore aleggiano nel film di Ari Aster come dei sconvolgenti riti di passaggio a cui nessuno può sfuggire.
Hereditay – Le Radici del Male ha nell’aspetto atmosferico una delle qualità maggiori, dietro all’apparente immobilismo quotidiano di una famiglia borghese, qualcosa è pronto a scatenarsi con ferocia, un sentore suggerito nei plastici-miniature che Annie compone nella sua singolare professione di modellista per una galleria d’arte. La prima sequenza prende forma da una costruzione di Annie e ritrae un interno della casa di famiglia, la trovata sinistra, forse non nuova ma efficace per realismo e messa in scena, permea tutta la vicenda accresciuta da una grande direzione di attori. Toni Colette interpreta il personaggio guida di Annie, 20 anni dopo Il Sesto Senso per l’attrice un altro horror di peso, una prova intensa in lotta con il destino crudele riservato alla sua famiglia, scaraventata in un viaggio di caos e sofferenza. Si vede di meno per minutaggio ma la piccola Charlie contende il ruolo di personaggio più riuscito del film con la madre Annie, merito dell’aspetto insolito, fuori dai canoni standard di Hollywood della giovane attrice Milly Shapiro: ogni sequenza in cui compare la “spostata” ragazzina coincide con i migliori momenti di Hereditary
Alex Wolff nella parte del fratello Peter riesce a non sfigurare e guadagna un posto di riguardo all’interno della vicenda, sacrificato appare il padre di Gabriel Byrne, il più razionale ma anche il più inconsapevole membro della famiglia. Oltre alla regia calibrata e di alto livello per un esordiente, Ari Aster stupisce per l’architettura misteriosa e aperta a squarci improvvisi di orrore puro (un episodio scioccante in particolare) dello script da lui ideato, nonostante alcuni indugi nella parte centrale che portano a una durata di oltre due ore, tanto da potere essere considerato una vera speranza per il genere. La tensione è sempre alta e psicologica, induce a scomodare titoli storici come Rosemary’s Baby, anche dal punto di vista tematico (satanico). L’opera di Aster non raggiunge il capolavoro di Polanski, tuttavia appare più sfuggente, per certi versi ancora più oscura.
Ottimo lavoro svolto anche nel comparto sonoro, Aster si dimostra abile nell’utilizzo del sound design con lo schiocco di lingua sul palato di Charlie riproposto come un segnale improvviso lungo tutta la pellicola, mentre la colonna sonora di Colin Stetson è malevola quanto basta. Se nel 2018 si vuole provare l’ebrezza del brivido indotto dalla paura, bisogna guardare il finale di Hereditary – Le Radici del Male, tra i più malsani apparsi di recente in un horror, a patto di essere chiusi in una sala di un cinema, senza distrazioni: una discesa in una realtà di macabra follia, buio e sacrilegio. Era dai tempi del primo Sinister (2012) che non si provava una tale “sana” scossa di freddo lungo la schiena … Brrrrrr …
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