Aggiornato il Ottobre 9, 2017 da Il Guru dei Film
Il sequel del leggendario Blade Runner
2049, L’agente speciale K della polizia di Los Angeles è un replicante con il compito di stanare i vecchi modelli Nexus, replicanti giudicati dei ribelli …
Tit. Originale: Blade Runner 2049
Paese: USA/Inghilterra/Canada
Rating: 8/10
2049, L’agente speciale K della polizia di Los Angeles è un replicante con il compito di stanare i vecchi modelli Nexus, replicanti giudicati dei ribelli. Nel corso di un’indagine, K si imbatte in un singolare rinvenimento, un segreto legato alla sua natura di essere artificiale che può sconvolgere l’equilibrio tra uomini e replicanti. Gli ordini sono di insabbiare ogni elemento destabilizzante, ma per K ora diventa primario ritrovare l’agente Deckard, il Blade Runner scomparso da 30 anni a cui tutto sembra portare l’origine del misfatto.
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Da anni Ridley Scott pensava a realizzare il sequel del suo film più celebrato, il momento è giunto ma il grande autore preferisce figurare solo come produttore a beneficio del più promettente dei registi in circolazione: Denis Villeneuve. In pochi anni il regista canadese ha dimostrato in pellicole del calibro di Enemy, Prisoners, Sicario e Arrival tecnica e concezioni visive fuori dal comune, doti che si riversano con potenza nel nuovo Blade Runner 2049. Affrontare il sequel di un’opera capace di avere trasceso lo stesso medium cinematografico, Blade Runner del 1982 è da molti riconosciuto come il simbolo tout-court degli anni 80, è un’impresa titanica che Villeneuve è riuscito a condurre in porto con meno danni possibili. Se l’opera originale tratta da un libro di Philip K. Dick resta irraggiungibile per il solo fatto di essere tuttora innovativa e punto di riferimento, il suo sequel è un degno “replicante”, per rimanere in tema, di certo derivativo ma costruito con una messa in scena sontuosa, a tratti sbalorditiva.
Stabilito che l’adrenalina e l’azione pirotecnica non erano una prerogativa nemmeno nel film del 1982, nel nuovo Blade Runner la prima parte sconta passaggi che si possono definire “stanchi”, almeno per il grosso pubblico abituato alle “mazzate digitali” dai Cinecomics sempre più invadenti della nostra epoca, un fattore che può portare a capire le difficoltà (al momento iniziali) al box office americano insieme alla lunga durata: ben 152 minuti di pellicola. La presunta pesantezza narrativa è da ricondurre al ritorno dello sceneggiatore originale Hampton Fancher, affiancato da Michael Green, adombrato dal rientro più ingombrante dell’agente Deckard di Harrison Ford. La presenza del celebre attore obbliga a fare riemergere aspetti del passato arricchiti da colpi ad effetto che non possono lasciare indifferenti. Ford si dimostra ottimo, l’unica riserva è sul discutibile look anonimo, e il personaggio funziona alla perfezione in un contesto credibile e complesso.
Il vero protagonista tuttavia è l’agente K di Ryan Gosling, ormai i punti acquisiti per essere un attore epocale ci sono tutti, un’altra prova che lascia il segno forse proprio per il suo tanto criticato viso da imbambolato, ideale per il personaggio del replicante solitario: le scene migliori di Blade Runner 2049 in fondo sono sue, in particolare gli incontri con la compagna-ologramma Joi della splendida Ana de Armas, catturano il velo di tristezza che tutto sembra ammantare. Al contrario del romanticismo del capostipite, il film di Villeneuve sembra riflettere la depressione dei nostri giorni, anche per questo le scenografie seppure grandiose e affascinanti, determinante la fotografia sopraffina di Roger Deakins, sono concepite per sottrazione (meno dettagli, poche astronavi, poca gente per le strade, ecc.) verso un mondo più cupo e brutale, o forse solo più disperato.
Il peso del confronto si estende anche alla colonna sonora, si può dire che l’indimenticabile tema originale di Vangelis viene sostituito da rivisitazioni e assalti sonori penetranti firmati Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch con discreto mestiere. Tra i comprimari si riconoscono Jared Leto, l’inquietante Wallace, la Madame di Robin Wright ma il più riuscito è il granitico replicante Morton di Dave Bautista. Per l’uscita del film sono stati prodotti dei corti introduttivi, un po’ come gli Animatrix della serie Matrix, un paio girati con gli attori del film mentre il più lungo è un anime diretto da Shinichiro Watanabe. Frammenti di felicità digitale si mischiano con innesti artificiali di memoria, mentre ricordi struggenti e sbiaditi si perdono come gocce nella pioggia, i replicanti più umani degli umani di Blade Runner 2049 inducono ancora una volta a interrogarci sulla (non) vita.