I 13 figli del drago verde (1970)

Aggiornato il Luglio 29, 2013 da Il Guru dei Film

i 13 figli del drago verde Uno dei capisaldi del wuxiapian cinese diretto da Chang Cheh.

Per sedare le orde di ribelli posti sul confine, l’impero cinese si affida ai servigi dell’alleato Khan tartaro e dei sui tredici valorosi figli

Il prediletto del Khan, il giovane Li Tsun Hsiao, prende il comando delle operazioni suscitando l’invidia di alcuni fratelli. Oltre alle alle truppe nemiche del ribelle Wan Cho, l’eroico Li Tsun Hsiao deve vedersela da lotte intestine e dalle mire di conquista di un subdolo ambasciatore cinese. Il sangue comincia a scorrere.

 

Un film di Chang Cheh con protagonisti David Chiang e Ti Lung, coreografato da Liu Chia Liang e Tang Chia. Basta e avanza per decretarne l’importanza, senza contare che siamo nel periodo più luminoso del regista e nel fulgore dei suoi interpreti, insieme fanno le prove per altri film successivi, tra i quali spicca “La mano sinistra della violenza” che riprende, per i più attenti, alcuni passaggi de “I 13 figli del Drago verde”. Il film in questione è uno dei più impegnativi per Chang Cheh per la grandiosità delle scene e dei set utilizzati, un vero kolossal con centinaia di comparse chiamate per raffigurare gli eserciti contrapposti messi in campo. In realtà i protagonisti sono talmente forti e valorosi che da soli bastano contro orde di decine di uomini che avanzano, per essere falciati in lunghi scontri a colpi di spade e lance. Chang Cheh si immerge nella violenza come pochi hanno saputo fare, il senso di pessimismo che lo contraddistingue alza la posta in gioco verso una delle sue opere più tragiche.

 

“I 13 figli del drago verde”, titolo italiano del più evocativo e internazionale “Heroic Ones”, è tragico e doloroso ma anche un film guerriero fatto di eroi, un contesto che Chang Cheh riesce a rendere al meglio nonostante delle ripetizioni negli eventi, l’unico vero appunto che si può impugnare verso questo grande film, anche alcuni set sembrano ripresi più volte con poche modifiche (quelli delle postazioni fortificate) per ambientare situazioni differenti. Resta intatto il grande respiro di attacchi e invasioni cruente in un territorio spoglio e poco invitante che raffigura il confine dell’antico impero cinese, sono con grossa probabilità dei campi isolati utilizzati per gli esterni degli storici studios Shaw Brothers. David Chiang è l’attore di punta e anche il protagonista principale, Li Tsun Hsiao, un giovane guerriero tartaro imbacuccato con pellicce tipiche della sua stirpe nomade, molto bello il costume di pelliccia bianco, quasi iconico. La sua entrata in scena è da supereroe, con un balzo prodigioso dall’alto e al ralenti, il suo primo intervento è un duello contro un generale nemico interpretato dal famoso attore culturista Bolo Yeung.

 

 

i 13 figli del drago verde

Al fianco di David Chiang compare Ti Lung, uno dei 13 fratelli,  magnifico come al solito e regale nei movimenti, per esigenze di copione meno presente dell’inseparabile collega ma protagonista di sequenze memorabili e intense. Ti Lung si ritaglia forse i combattimenti marziali più belli e disperati, uno contro decine di avversari che a volte sembrano centinaia (la scena fantastica sul ponte), gli eroi infatti si introducono in missioni sempre più pericolose e temerarie sin dentro gli accampamenti nemici. Molto belle, quasi delle istantanee classiche, le furtive incursioni dei tredici fratelli in arrampicata sulle mura nemiche con delle corde. Il film è violento e maschilista in modo quasi intollerabile, a testimoniare la solita riluttanza di Chag Cheh (e del genere stesso) verso la considerazione della donna in generale ma ecco, quando meno te lo aspetti, comparire una dolce ragazza (Lily Li) che entra nelle grazie del personaggio di David Chang per un rapporto che viene travolto dalla cieca violenza degli uomini e dal potere. In altri film ci sarebbe la consolazione, Chancg Cheh invece è brutale e realistico, tutto viene distrutto e calpestato.

 

Il discorso viene ripreso con veemenza da un (contro) finale scioccante, il film è per il genere wuxiapian quello che “Il Grande Silenzio” di Corbucci è per il western italiano, si può quindi intuire che le sorprese sono (forse) poco piacevoli ma allo stesso tempo sconvolgenti e proposte con un impatto grafico notevole e traumatico (la sequenza delle corde legate ai cavalli). Il padre dei tredici guerrieri è l’insostituibile Ku Feng, altro attore feticcio di Chang Cheh, che interpreta ruoli di anziano nonostante non sia cosi distante per età dai (poco) più giovani David Chang e Ti Lung. Nella parte di uno dei fratelli traditori, una delle sotto-trame dolorose del film, si riconosce il (altro) volto noto di Wang Chung. Film cruento, pieno di combattimenti e corpo a corpo, con una delle conclusioni più sofferte e memorabili dell’intero genere wuxiapian. Il cinema degli eroi secondo Chang Cheh, il più grande regista d’azione di tutti i tempi.

 

Titolo Internazionale: “Herooic Ones” (Intern.)
Paese: Hong Kong
Rating: 9/10