Aggiornato il Maggio 19, 2006 da Il Guru dei Film
Esce in tutto il mondo il film che Ron Howard ha tratto dal best seller di Dan Brown. Leonardo Da Vinci, il trono di Francia, il legame tra Gesù Cristo e Maria Maddalena, i fondamenti della religione cattolica e il cast con Tom Hanks, Audrey Taoutou, Alfred Molina, Paul Bettamy, Ian McKellen.
Per dare un'idea di cosa rappresenti Il Codice Da Vinci per il mercato basta dire che ogni due ore su eBay, il più importante sito di aste on line, viene venduta una copia del romanzo di Dan Brown ogni due ore, mentre ogni 24 minuti il pubblico acquista un oggetto legato al Codice. Il fatto che la critica e il pubblico abbiano accolto con freddezza la proiezione del film di Ron Howard al Festival di Cannes non ha attenuato l'interesse morboso suscitato dal libro più venduto degli ultimi anni (50 milioni di copie). Come era già stato ampiamente dimostrato dalla Passione di Cristo di Mel Gibson, i temi religiosi sono il più efficace veicolo promozionale che una pellicola possa avere a disposizione.
Il Codice Da Vinci arriva a instillare dubbi sui fondamenti stessi della religione cattolica utilizzando uno degli enigmi più affascinanti dell'umanità, il Santo Graal, con il supporto delle tesi più spregiudicate e innovative. Dan Brown ha arricchito con diabolica abilità la trama di riferimenti alla storia dell'arte e in particolare a Leonardo Da Vinci che è uno dei colossi dell'arte più amati dal grande pubblico. La lettura non tradizionale dell'Ultima cena in questo senso è addirittura paradigmatica.
Leonardo è stato uno dei personaggi più misteriosi e complessi del Rinascimento, inventore, scenziato, esperto di Cabala, enigmista raffinatissimo, alchimista, affiliato a fedi esoteriche, come molti altri grandi dell'arte, ha disseminato le sue opere di messaggi cifrati. La vicenda del Priorato di Sion (l'organizzazione che ha la responsabilita' dei delitti), secondo la quale i veri pretendenti al trono di Francia sarebbero i Merovingi, detronizzati nel 75, i quali, a loro volta, sono i discendenti del matrimonio, tra Gesù Cristo e Maria Maddalena, è un falso storico costruito negli anni '60 ma è perfetta per la trama del romanzo che, come il film, descrive l'Opus Dei come una sorta di malvagia società segreta e le alte sfere vaticane come la manifestazione del potere più oscuro. Quasi naturale che il Vaticano lo abbia subito indicato come un testo sacrilego che mette in discussione i fondamenti della religione cattolica. Anche se non è stata lanciata una crociata, gli interventi contro Il Codice Da Vinci hanno ottenuto il consueto effetto di moltiplicare l'attesa e la curiosità che non sono state certamente fugate dall'anteprima di Cannes.
Ron Howard, che aveva il non facile compito di fare un film da una storia che milioni di lettori hanno già immaginato, ha scelto di realizzare non un documento storico ma un thriller che tratta dei quadri di Leonardo, di dispute teologiche, guerre di religione, del concilio di Nicea, dei Templari e inietta il dubbio sulla mortalità di Gesù che, comprovata, sarebbe un bel rischio per il potere religioso. L'andamento è hitchcockiano: il povero Tom Hanks che, come Cary Grant o Jimmy Stewart, si trova in faccende molto più grandi di lui nel ruolo di Robert Langdon, un esperto di simbologia coinvolto nelle indagini scaturite da un misterioso omicidio commesso di notte nel Louvre. Accanto si troverà la criptografa Sophie Neveu interpretata da Audrey Tautou. Tra i personaggi fondamentali Silas, il prete-killer albino, Paul Bettany, il poliziotto dell'Opus Dei Jean Reno, il vescovo Alfred Molina e il professore Ian McKellen. Ron Howard ha trattato i temi della storia con i guanti di seta, smussando le parti più provocatorie e attenuando la carica umoristica a vantaggio di una generale atmosfera di mistero e di senso di colpa.
Paolo Biamonte
Leonardo è stato uno dei personaggi più misteriosi e complessi del Rinascimento, inventore, scenziato, esperto di Cabala, enigmista raffinatissimo, alchimista, affiliato a fedi esoteriche, come molti altri grandi dell'arte, ha disseminato le sue opere di messaggi cifrati. La vicenda del Priorato di Sion (l'organizzazione che ha la responsabilita' dei delitti), secondo la quale i veri pretendenti al trono di Francia sarebbero i Merovingi, detronizzati nel 75, i quali, a loro volta, sono i discendenti del matrimonio, tra Gesù Cristo e Maria Maddalena, è un falso storico costruito negli anni '60 ma è perfetta per la trama del romanzo che, come il film, descrive l'Opus Dei come una sorta di malvagia società segreta e le alte sfere vaticane come la manifestazione del potere più oscuro. Quasi naturale che il Vaticano lo abbia subito indicato come un testo sacrilego che mette in discussione i fondamenti della religione cattolica. Anche se non è stata lanciata una crociata, gli interventi contro Il Codice Da Vinci hanno ottenuto il consueto effetto di moltiplicare l'attesa e la curiosità che non sono state certamente fugate dall'anteprima di Cannes.
Ron Howard, che aveva il non facile compito di fare un film da una storia che milioni di lettori hanno già immaginato, ha scelto di realizzare non un documento storico ma un thriller che tratta dei quadri di Leonardo, di dispute teologiche, guerre di religione, del concilio di Nicea, dei Templari e inietta il dubbio sulla mortalità di Gesù che, comprovata, sarebbe un bel rischio per il potere religioso. L'andamento è hitchcockiano: il povero Tom Hanks che, come Cary Grant o Jimmy Stewart, si trova in faccende molto più grandi di lui nel ruolo di Robert Langdon, un esperto di simbologia coinvolto nelle indagini scaturite da un misterioso omicidio commesso di notte nel Louvre. Accanto si troverà la criptografa Sophie Neveu interpretata da Audrey Tautou. Tra i personaggi fondamentali Silas, il prete-killer albino, Paul Bettany, il poliziotto dell'Opus Dei Jean Reno, il vescovo Alfred Molina e il professore Ian McKellen. Ron Howard ha trattato i temi della storia con i guanti di seta, smussando le parti più provocatorie e attenuando la carica umoristica a vantaggio di una generale atmosfera di mistero e di senso di colpa.
Paolo Biamonte