Il Mercenario (1968)

Aggiornato il Dicembre 10, 2013 da Il Guru dei Film

il mercenarioUno dei grandi western di Sergio Corbucci.

Nel corso della rivoluzione in Messico, Paco si ribella ai padroni della miniera per cui lavora e forma una banda di peones armati. Per agevolare le azioni criminali Paco assolda il mercenario Kowalsky, un avventuriero che offre i suoi servigi in cambio di denaro, i due iniziano una fruttuosa collaborazione ma i tenutari della miniera sono decisi a riprendersi il maltolto.

Kowalsky inoltre è inseguito da “ricciolo”, un killer spietato che ha un conto in sospeso da saldare.

Non il migliore western di Sergio Corbucci ma da annoverare tra i suoi più riusciti, di solito viene considerato minore rispetto ai più famosi e coevi “Django” e “Il Grande Silenzio”, forse a ragione, la causa è da imputare a una sceneggiatura anche troppo rimaneggiata che rende la storia non sempre compatta ed evocativa come dovrebbe. Resta sempre un grande western che Tarantino, spesso nominato a vanvera ma qui non si può fare a meno, ha omaggiato in “Kill Bill” e nel recente “Django Unchained”, in quest’ultimo viene ripreso lo sparo che trafigge il fiore all’occhiello di un gaglioffo. E’ il periodo iniziale dei “tortilla western” o “zapata western” di matrice italiana di cui Corbucci si può dire grande esponente e iniziatore, “Il Mercenario” serve per il successivo e ancora più riuscito “Vamos a matar compagneros” (1970) di cui mutua in pratica il cast e le suggestioni.

il mercenario

Girato come prassi in Almeria “Il Mercenario” era in origine previsto per la regia di Gillo Pontecorvo, con connotati più politici e meno orientato al western, lo sviluppo ha poi portato il regista verso “Queimada”, il film passa di mano a Corbucci che richiama Franco Nero nel ruolo del mercenario. Nero interpreta un altro eroe memorabile, meno iconico di Django, un freddo e sardonico mercenario che accende i cerini per i sigari sui corpi delle persone che incontra, uno sberleffo ripetuto nel corso del film con esiti divertenti, quasi irresistibili che assurgono a elemento distintivo di un intero genere, solo nei western italiani era (è) possibile vedere situazioni surreali di questo tipo. Tony Musante giunto fresco da New York viene relegato nel ruolo del peones Paco, quasi un clone di Tomas Milian, non una prova eccezionale ma l’attore funziona e forma una coppia assortita con il biondo mercenario detto “il polacco” di Franco Nero. Il simpatico Musante frequenta negli anni successivi il cinema italiano con successo (L’uccello dalle piume di cristallo, Anonimo veneziano), purtroppo è notizia fresca la sua morte datata novembre 2013 giunta all’età di 77 anni. Terza punta del cast è un grande Jack Palance nella parte del “ricciolo” per via dei buffi e inquietanti boccoli neri che ciondolano dalla capigliatura, un killer (gay?) nero-vestito che fa il segno della croce quando giustizia le sue vittime. L’attore americano si concede un insolito nudo (posteriore) nella scena dell’umiliazione per mano di Paco e il polacco.

La rivoluzione sullo sfondo si concretizza con alcuni episodi di violenza, esecuzioni di massa con i condannati al muro, ma “Il Mercenario” pur indicando nei ricchi e potenti le cause dello stato attuale delle cose, è solo un film politico in superficie, a suo modo è più vicino all’ottica del western all’italiana degli eroi cinici e disillusi, quasi amorale e nichilista. Il polacco si lascia pure sfuggire la frase che “gli ideali sono il concime dei cimiteri”, più eloquente di così, in una delle scene più belle Kowalsky, indicando le parti nude di una ragazza stesa su un letto, spiega a un rapito Paco che i ricchi sono la testa e i poveri le chiappe, la rivoluzione è il tentativo impossibile di avvicinarli. Di conseguenza fa quasi sorridere il personaggio imbevuto della “revolucion” di Columba, una bellissima Giovanna Ralli nel suo unico western ( l’attrice è ancora attiva e nel cast di “Un ragazzo d’oro”, 2014, di Avati), la donna di Paco che comporta non pochi problemi anche per lo stesso Kowalsky.

La colonna sonora impartita dal maestro Ennio Morricone, meno evocativa del solito ma ancora una volta stupenda con quel fischio trattenuto che sibilla da mettere i brividi, impreziosisce una storia narrata in un lungo flash-back che parte dall’arena di una corrida, in cui dei clown sono intenti in un patetico numero di attrazione, e vi ritorna per uno dei duelli più famosi e ricordati dell’intero filone con i protagonisti, Tony Musante truccato da pagliaccio, pronti a sfidarsi all’ultimo sangue. Molto divertente la sparatoria iniziale con la mitragliatrice montata su una macchina in corsa. Sergio Corbucci ha ricevuto solo di recente un tardivo interesse, più che altro per la riscoperta di “Django”, mentre “Il Mercenario” rimane uno di quei film poco visti, quasi scomparsi e dimenticati, un vero peccato, soprattutto per coloro che amano il western.

Paese:Italia
Rating:8/10