Il Ritorno di Diavolik (1966)

Aggiornato il Gennaio 10, 2013 da Il Guru dei Film

il ritorno di diavolikIl live action sulle avventure dell’eroe manga Fantaman.
Un giovane con la passione dell’astronomia si accorge di un corpo celeste in rotta di collisione con la Terra, la sua scoperta non passa inosservata a un gruppo di loschi individui che lo prelevano verso una destinazione segreta. Il giovane viene portato nei pressi di un laboratorio dove un equipe scientifica, allestita sotto il comando dell ONU, segue con preoccupazione l’arrivo di Cairo, il misterioso planetoide in rotta verso la Terra. Gli uomini ancora non sanno che dietro alla minaccia si nasconde la mano del malvagio Nazo, il capo di una razza di alieni, che ha predisposto il piano mortale, in soccorso degli umani giunge però dal passato uno strano essere, sepolto da millenni: il leggendario Diavolik.

Meglio noto in tempi relativamente recenti con il nome Fantaman, grazie più che altro alla serie animata omonima, il super eroe della pellicola viene ribattezzato Diavolik nell’adattamento italiano, in modo da riecheggiare altri personaggi fantastici(del fumetto) in voga nel nostro paese nella metà degli anni ’60, come i celebri Diabolik e Satanik. Il film è tratto da un manga di pochi anni prima, a sua volta collegato a un romanzo degli anni ’30, incentrato sulle avventure scatenate di un personaggio dalle capacità straordinarie e dall’aspetto bizzarro quanto inquietante: il volto è un teschio mentre il corpo è avvolto da un costume dorato e un mantello, inseparabile appare uno scettro magico usato come arma. Altra caratteristica singolare, oltre quella di sapere volare, è la presenza di un pipistrello (meccanico?) usato come prolungamento sensoriale, da notare che in originale Fantaman/Diavolik si chiama “Ogon Batto”, ossia pipistrello dorato, a richiamare la figura dark che lo ispira.

I titoli di testa si aprono con i fermi-immagine della sagoma inconfondibile dell’eroe davanti a sfondi anonimi e  inizia, come un tormentone, a propagarsi un altro segno distintivo e indimenticabile di Diavolik: la sua risata beffarda e prolungata. Di contro la sua nemesi affrontata nel corso del film, il temibile Nazo (nella serie animata il meglio conosciuto Dottor Zero), risponde con un ghigno altrettanto irrefrenabile a sottolineare le continue malefatte. Un vero delirio che il regista Hajime Sato mantiene dentro confini narrativi seriosi, nonostante l’incredibile varietà di fantasie assortite sia accompagnata da effetti speciali e scenografici poveri, che raggiungono, in alcuni casi, dei picchi drammatici inaspettati (la scena dei prigionieri sulla torre). Il film concentra i risvolti salienti della serie, dopo un prologo che presenta i protagonisti umani, giunge l’entrata in scena di Diavolik nei pressi delle rovine di Atlantide, fatta emergere con delle commoventi miniature di cartapesta dalle acque: l’eroe appare mummificato come un faraone dentro un sarcofago, egli può essere svegliato in soccorso dell’umanità debole e oppressa.

il ritorno di diavolik

“Il Ritorno di Diavolik” tende ad assomigliare (anche se è vero il contrario) a certe serie robotiche anni ’70, per via della minaccia aliena e il baluardo dell’umanità concentrato in un laboratorio segreto, e ricorda anche i tipici kaiju eiga del periodo, con l’arrivo di mostri giganti a insidiare la città di Tokyo, la bella scena della (astronave)trivella gigante di Nazo che sbuca dal sottosuolo, inoltre non mancano riferimenti horror e avventurosi. Insomma un bel condensato dell’immaginario fantastico nipponico di quel tempo, e scusate se è poco. Uno dei protagonisti è un non ancora 30enne Sonny Chiba, il leggendario attore giapponese è il professore Yamatone, già aitante e pieno di personalità, propenso all’azione in cui si getta a capofitto a colpi di pistole laser contro gli uomini di Nazo.

Il film appare comunque molto datato, e in questo risiede molto del fascino, anche dal punto di vista dei costumi divertenti e improbabili: il meno convincente é quello di Nazo (il personaggio dai 4 occhi non pronuncia mai la mitica frase “Il mondo è mio!”, come nei cartoni), cadente e approssimativo, Diavolik mette invece in bella mostra una (finta) maschera di gomma a forma di teschio. Ma il film funziona ed é ancora godibile, movimentato dall’azione di velivoli volanti e le rocambolesche apparizioni di Diavolik, sempre accentuate da una fanfara eroica invadente(!), che sbaraglia decine di avversari a colpi di scettro e mazzate. Inoltre si fa il pieno di personaggi assurdi come i luogo-tenenti di Nazo: i folli Keloid, Jackal e la graziosa, nonostante il nome, Piranha, i quali si ritagliano diverse e divertenti sequenze (i duplicati umani che si introducono nella base). Rimane il rammarico della visione in bianco e nero della pellicola, il colore avrebbe (forse) accentuato lo spirito pop dell’insieme, cosa che Hajime Sato ha dimostrato di sapere trattare nel successivo, e altrettanto prezioso, “Distruggete DC 59, da base spaziale a Hong Kong”. Imperdibile per i fans della serie (animata) “Fantaman”. Una risata vi seppellirà.

Titolo Originale: “Ogon Batto”
Paese: Giappone
Rating: 7/10