Aggiornato il Aprile 5, 2012 da Il Guru dei Film
Il biopic sul bandito Salvatore Giuliano diretto da Michael Cimino.
Sicilia, fine anni 40. Il bandito Salvatore Giuliano si da alla macchia seguito da decine di fedeli compari, oltre a compiere rapine il criminale ha mire separatiste e gesti di benevolenza nei confronti della popolazione povera che lo acclama come un eroe. Giuliano però deve fare i conti anche con la Mafia e i poteri forti di Roma che tollerano poco la sua ascesa nel territorio.
Per Cimino è un periodo di crisi e difficoltà economiche, dopo "Il Siciliano" il regista torna solo per altri due film: "Ore Disperate" (1990) e "Verso il Sole" (1996) che, al momento, rimane l'ultimo diretto. Il film sugli ultimi anni di vita di Salvatore Giuliano è comunque importante per il solo fatto di essere diretto dalla mano di Cimino, solo 8 film in carriera (e che film), anche se da posizionare negli ultimi posti in un'ipotetica scala di valore per il regista, un lavoro impegnativo su una figura storica controversa che riserba momenti di fascino e interesse. Ispirato da un romanzo di Mario Puzo, lo scrittore passato alla storia per "Il Padrino", "Il Siciliano" si concede digressioni rispetto agli eventi reali e sposa le gesta del bandito dagli slanci romantici e sfrontati. La premessa è quella dell'esistenza di una director's cut, più lunga di circa 30 minuti(!), sembra di notare nella versione italiana (disconosciuta dal regista) la mancanza di interi pezzi e un montaggio incerto in più di un'occasione.
In generale si può dire che ne "Il Siciliano" manca il pathos dei capolavori precedenti di Cimino, "Il Cacciatore" (1978) e "I Cancelli del Cielo" (1980) rimangono lontani, mentre alcuni svarioni inspiegabili, come le scritte sui muri e nei foglietti posti sui cadaveri vergati in inglese, non fanno altro che accrescere il senso di inverosimiglianza. La scelta di Christopher Lambert, ai tempi sulla cresta dell'onda per il successo di "Highlander" (1986), non è nemmeno cosi deficitaria, la (bella) presenza alla fine conta, anche se risulta difficile dire che la parte di Salvatore Giuliano sia cucita addosso, poco credibile e troppo molle, lo sguardo da pesce lesso che lo accompagna poi è l'anti-camera dei meandri della serie b, di lusso, ma pur sempre di serie b, quella in cui sguazza da più di 20 anni. Si può dire lo stesso di Terence Stamp, ottimo aplomb come sempre, ma fuori contesto nel ruolo di un nobile latifondista, il principe Borsa, per un'osservazione che si può estendere a buona parte del cast di origine americana. Quello che svetta, il migliore, è un giovane e poco conosciuto John Turturro, il braccio destro di Giuliano, Gaspare Pisciotta, un giovane ardito e passionale.
Le ambientazioni sono stupende, in gran parte esterni naturali di rara bellezza, il regista ha sempre avuto una dote particolare nelle riprese d'impatto dei paesaggi sin dagli esordi di "Una Calibro 20 per lo Specialista", scenari per sequenze piene di comparse, come il famoso massacro di Portella della Ginestra, l'eccidio in cui vengono falciati ignari braccianti in corteo. La pellicola pone molto l'accento sulle influenze della Mafia, in particolare nelle vesti del boss Don Masino di Joss Ackland, nei rituali ormai (tristemente) noti di comportamenti e consuetudini che hanno segnato il destino di interi territori, un potere subdolo che anche Salvatore Giuliano subisce con insofferenza e tenuto in stretti rapporti tramite l'insolita figura collante di Hector Adonis (Richard Bauer). Il film si apre con la morte cruenta di Giuliano, sappiamo quindi come in Carlito's Way di De Palma, che finirà male, si ripercorrono gli ultimi anni di vita che hanno portato al fatidico evento.
Tra le scene più divertenti l'incontro amoroso del protagonista con una bella duchessa di origini americane, interpretata da Barbara Sukowa, la donna della vita di Giuliano è però la Giovanna Ferra dell'incantevole Giulia Boschi, attrice italiana poco ricordata, una ragazza che coinvolge il bandito a imbracciare gli ideali dei contadini sfruttati dai ricchi. La storia di Salvatore Giuliano è vicina alle tematiche di Cimino, il regista ha sempre descritto eroi passionali immersi nella violenza, non mancano quindi sequenze di brutali esecuzioni che hanno scosso l'opinione pubblica, quella riservata ai traditori, la migliore è forse quella del barbiere giustiziato in piazza davanti alla folla ma anche quella del prete crocifisso a una porta risulta forte. "Il Siciliano" è girato nei pressi di Sutera, Caltanisetta. Non un film riuscito pienamente ma si tratta di un Michael Cimino, l'ultimo vero romantico (perdente) del cinema, da non mancare.
Titolo Originale: "The Sicilian"
Paese: U.S.A.
Rating: 7/10