Aggiornato il Giugno 11, 2013 da Il Guru dei Film
Il secondo capitolo del reboot firmato da J.J. Abrams è un bel film d’avventura, molto spettacolare ma attento alle dinamiche dei personaggi. Il ritorno di Khan e dei Klingon e le citazioni della serie TV.
J.J. Abrams, con la complicità del super team di sceneggiatori specialisti formato da Roberto Orci, Alex Kutzman e Damon Lindelof, ha compiuto attorno alla saga di Star Trek un ammirevole lavoro da narratore classico, rivitalizzando la franchise legata alla leggendaria serie tv creata da Gene Roddenberry.
Non solo. Abrams ha trasformato un racconto che era patrimonio di fan ultra dedicati in un prodotto per il grande pubblico (il primo film ha superato i 300 milioni di dollari di incasso) senza per questo privare lo zoccolo duro dei trekker di tutti quei riferimenti e quelle citazioni indispensabili a questo tipo di film per mantenere la loro credibilità.
Into Darkness può dunque essere descritto innanzitutto come un bel film di fantascienza e di avventura con tutta l’adrenalina e il sapiente uso di tecnologia che questo genere di pellicole comporta.
Lo schema è classico: ci sono due eroi buoni molto diversi tra loro (qui addirittura appartengono a due pianeti diversi) ma legati da un supremo vincolo di amicizia e in lotta contro il Male assoluto che mette in campo forze infinitamente superiori.
La forza del film è proprio nei rapporti tra i personaggi principali, nella verità dei loro legami, nel confronto continuo tra la realtà fantascientifica (e allegorica) degli scontri nello spazio e della lotta tra Bene e Male e quella quotidiana delle relazioni interpersonali: in fondo, al netto dei poteri di Spock e della tecnologia, non è che in un ufficio le dinamiche umane siano tanto diverse da quelle a bordo della Enterprise.
Il quadro dunque è molto chiaro: Spock è l’eroe razionale, sempre attento al rispetto dei codici ma comunque pronto a sacrificare la propria esistenza per difendere il Bene. Il suo compagno di avventure, Kirk è invece un eroe alla Steve McQueen, solo stomaco e istinto, pronto a tutto in nome dell’amicizia.
Stavolta in campo torna Khan, uno dei super cattivi classici della serie TV: lo interpreta benissimo Benedict Cumberlach: Khan è dotato di poteri straordinari, mette a ferro e fuoco il film e si concede anche un duello finale con Spock nei cieli di una futuristica San Francisco (che in verità ne esce piuttosto malconcia).
A parte l’Enterprise, l’arca spaziale dove è rinchiuso Khan, i costumi dei protagonisti e le tante citazioni, i fan accoglieranno con entusiasmo il ritorno dei Klingon.
Chris Pine e Zachary Quinto sono, in modo sempre più convincente Kirk e Spock, e la riuscita del film si deve anche alla chimica tra loro due. Zoe Saldana, Karl Urban e Simon Pegg sono perfettamente calati nei ruoli di Uhura, Bones e Scotty.
Avvertenza finale: in apertura c’è un prologo indipendente che vede Kirk, con Bones da una parte e Spock dell’altra in piena missione. E’ pura adrenalina, per dir così, stellare.
Paolo Biamonte
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