Aggiornato il Settembre 20, 2012 da Il Guru dei Film
Il sequel basato sulle gesta del maestro di arti marziali Ip Man.
Anni ’50, Ip Man e famiglia sono sfollati a Hong Kong per ricominciare una nuova vita nonostante le ristrettezze economiche.
Ip Man apre con grosse difficoltà una scuola di arti marziali, ben presto entra in contatto con altre scuole rivali e finisce per sfidare i rispettivi maestri in alcuni scontri tesi. Il vero problema è però rappresentato da un torneo di boxe, messo in piedi dai colonialisti occidentali per umiliare i cinesi, dopo avere visto soccombere degli amici, Ip Man decide di partecipare alla competizione.
Ip Man 2 accentua in peggio le pulsioni nazionaliste-popolari già presenti nel pregevole primo capitolo, in quella occasione e contesto storico meglio si adattavano, l’aggravante è l’introduzione di momenti vicino al grottesco e il patetico che nella parte iniziale di pellicola vengono contenuti a stento, per poi esplodere in un secondo momento quasi ingenuo e semplicistico, come nemmeno i film di Bruce Lee negli anni ’70 nelle diatribe tra cinesi e giapponesi. Nei primi minuti Donnie Yen, che ritorna nei panni del maestro Ip Man, sembra però più un prete (cattolico) di periferia alle prese con dei sbandati di strada che un vero e proprio maestro di arti marziali. Per fortuna il film risulta sempre godibile, Donnie Yen scatena a intermittenza qualche colpo improvviso che anche i ralenti faticano a descrivere bene per quanto sono veloci.
Verso la parte centrale arriva il vero momento principale di Ip Man 2, ossia lo scontro tra Donnie Yen e Sammo Hung, che interpreta un burbero maestro di una scuola di arti marziali, il mitico corpulento attore é anche il martial-art-director della pellicola, i due si fronteggiano in uno spettacolare confronto in bilico su una tavola rotonda sempre sul precipizio di cadere, giungono scariche fulminanti di colpi, calci acrobatici e gragnolate di pugni eseguiti con una velocità pazzesca, una sequenza che bisogna vedere più volte per tentare di capire le innumerevoli mosse coreografiche delle due leggende viventi del cinema di arti marziali. In seguito il film decide che bisogna dividere i buoni dai cattivi, quindi i cinesi da una parte, collaborazionisti compresi (guidati da Kent Cheng), mentre gli stranieri inglesi, dove il più buono ha ucciso la mamma, dall’altra.
Il Twister di Darren Shahlavi che interpreta il boxer inglese del torneo sembra Ivan Drago di Rocky 4, risibile nella sfrontata manifestazione di superiorità nei confronti dei rivali, di contro Donnie Yen per alcuni istanti sembra a sua volta Rocky-Stallone nell’atto di gridare “Adriana!”, insomma Ip Man 2 sprofonda in pieno nel cliché del cinema-sportivo ambientato a bordo ring, tra conti alla rovescia, colpi al volto da K.O., urla e sospiri del pubblico, inquadrature dei manigoldi bianchi soddisfatti alternate a quelle dei cinesi dai volti preoccupati, e cosi via.
Sammo Hung si presta anche in uno scontro misto tra Boxe e Kung Fu, prende tante di quelle mazzate che quasi viene spontaneo ridere, anche se l’effetto voluto è contrario e di commozione, ma se si sta al gioco può valere l’arrivo del nostro eroe Ip Man, pronto a uno scontro finale che vale l’intera reputazione di un popolo. Simon Yam, che nel precedente capitolo si era beccato una pallottola in testa, entra in alcuni punti del film nella parte di un barbone minorato, senza memoria. Il vero Ip Man ha seguito i primi passi marziali di Bruce Lee, a riguardo arriva una piccola sequenza omaggio molto ironica. Film razzista e per lunghi tratti pacchiano, si tenta di rimediare con un mini-sermone che recita più o meno che siamo tutti uguali e dobbiamo rispettarci, non è cosi brutto Ip Man 2 ma l’accoglienza benevola che si nota in giro lascia molto perplessi. Il trio Donnie Yen-Sammo Hung e il regista Wilson Yip hanno fatto di meglio in tempi recenti: meglio recuperare Sha Po Lang del 2005.
Titolo Originale: “Ip Man 2”
Paese: Hong Kong
Rating: 6/10