Ip Man 3 (2015)

Aggiornato il Maggio 29, 2016 da Il Guru dei Film

Ip Man 3 è il terzo capitolo della saga dedicata al maestro del Wing Chun, interpretato da Donnie Yen …

Tit. Originale: Ip Man 3 (intern.)
Paese: Hong Kong
Rating: 6/10

Hong Kong, 1959. Il maestro di arti marziali Ip Man prende le difese della scuola elementare frequentata dal figlio, entrata nelle mire di una gang di criminali che vuole chiuderla per fini speculativi. Dietro ai bulli c’è un’organizzazione occidentale capeggiata da un energumeno appassionato di boxe, per Ip Man ci sono all’orizzonte altri problemi come l’emergente rivale di una scuola di arti marziali con pochi scrupoli e la salute della moglie, divenuta all’improvviso cagionevole…

Prosegue il processo di santificazione del (vero) maestro della arti marziali Ip Man, in questo terzo capitolo divenuto un eroe tutto di un pezzo quasi irreale, un puro che cammina in mezzo a un’umanità corrotta e violenta o, nei migliori dei casi, impaurita e infelice, giunto a porre rimedio nelle vesti severe del migliore maestro in circolazione della tecnica Wing Chun, un profeta ma visto i toni è forse meglio dire il Messia del kung fu. Inevitabile usare un briciolo di sarcasmo per una saga che diviene sempre più seriosa e pesante da reggere per gli schematismi imposti, con Donnie Yen ancora ascetico e inossidabile protagonista. Sempre ispirata alla vita di Ip Man la pellicola di Wilson Wip calca la mano su una vicenda che si può suddividere in tre sotto trame principali: Ip Man contro i cattivi che vogliono chiudere la scuola, Ip Man e la rivalità di un nuovo maestro, la malattia della moglie. Ip Man 3 è un guazzabuglio che dà del filo da torcere all’eroe, lui è quasi ultraterreno ma che almeno lo si faccia soffrire.

Ip Man 3 gioca la carta del richiamo internazionale con la presenza nel cast di Mike Tyson, qui nel ruolo di un improbabile gangster nero a capo di una banda di teppisti locali, ma l’ex celebre pugile si vede poco e non lascia il segno, anzi, sembra rientrare nella galleria degli anonimi villains occidentali prestati alle pellicole asiatiche di arti marziali, il suo è un personaggio inserito a forza. Nel combattimento che lo vede confrontarsi con Donnie Yen quello che rimane è solo una grande quantità di vetro scheggiato da una serie di pugni lanciati a vuoto, insomma deludente e troppo veloce. Ip Man/Donnie Yen si allena sempre con il suo “uomo di legno”, immagine divenuta iconica del maestro, per sfoderare in seguito randellate con compostezza e precisione come nella scena del cantiere contro decine di avversari. Combattimenti coreografati dallo stesso Donnie Yen diretti dallo specialista Yuen Woo Ping che ormai, dopo decenni di servizio, si deve inventare l’impossibile per risultare fresco e originale, diciamo che tutto appare anche troppo pulito e lineare per provocare veri sussulti.

E questo avviene nonostante l’introduzione dell’emergente star del kung fu Zhang Jin (Sha Po Lang 2, The Grandmaster) che nel ruolo dello sfidante di Ip Man porta i colpi più spettacolari della pellicola, l’inevitabile confronto tra i due contendenti è un buon momento ma lo scontro tra due pesi massimi del genere non sembra essere all’altezza, per via anche di quella patina politically correct che pervade tutta l’operazione. Ip Man 3 sterza più volte nel lacrima-movie per la pesante situazione della malattia della moglie del protagonista, sempre se non oltre l’orlo del patetico, tuttavia Wilson Wip si ricorda che siamo pur sempre in un film di kung fu e organizza la scena dell’agguato nell’ascensore che è una via di mezzo tra quella celebre di “Drive” e il duello del primo “The Raid”, sempre ambientato in un ascensore, con Ip Man alle prese con un killer specializzato nella lotta Thai-boxe.

Nella vita reale Ip Man è passato alla storia per essere stato anche il maestro di Bruce Lee, in Ip Man 3 si ricrea in breve questo avvenimento, già accennato nei capitoli precedenti, con l’incontro tra i due personaggi, scene buffe, anche imbarazzanti, a interpretare Bruce Lee è l’attore Danny Chan Kwok-Kwan che per via della sua somiglianza fisica con il leggendario Lee ha avuto parti a lui collegate sin dai tempi di “Shaolin Soccer” (2001), era il portiere con la tuta gialla e righe nere, più di recente ha interpretato Bruce Lee nella serie biopic La Leggenda di Bruce Lee (2008). Donnie Yen è un artista  marziale con un grosso appeal internazionale, ora forse anche maggiore del declinante e più anziano Jackie Chan, al punto da essere tra i protagonisti dell’atteso kolossal Rogue One collegato a Star Wars.

Sciamano

Mike Tyson special guest in Ip Man 3

Ip Man 3