Aggiornato il Giugno 25, 2009 da Il Guru dei Film
Il padre di Joshua, Brad, interpretato da Sam Rockwell (“Confessioni di una mente pericolosa“), capisce che il figlio ha qualcosa che non va, il bambino non ama le attività sportive e ignora i giocattoli, l’unico suo vero interesse sono le pratiche funerarie degli antichi egizi e disegnare gente morta, sembra andare meglio con il pianoforte in cui si esercita sulle note della “sonata nr.12” di Beethoven, una marcia funebre che diviene la colonna sonora del film. Il rapporto tra padre e figlio è l’aspetto migliore di “Joshua”, merito anche dei due attori, e in particolare del piccolo Jacob Kogan, impegnati in una sfida a distanza riassunta nella splendida sequenza in videocamera agli infrarossi, un “duello” giocato in uno spazio sempre più ridotto che avrà alla fine un solo vincitore.
“Joshua” è troppo prevedibile per creare veri sussulti eppure riesce a essere ambiguo e creare disagio senza ricorre ad alcun effetto speciale o situazioni implausibili, tutto quello che viene mostrato può accadere in un qualsiasi nucleo famigliare, l’infanzia è un periodo che in molti casi si traduce in trauma per le più svariate ragioni, non è pertanto difficile entrare nei personaggi e vivere esperienze che tutti hanno affrontato come figli e, in minore misura, come genitori. Non tutto fila per il verso giusto e l’impianto, anche per colpa del modesto bugdet, assomiglia più a quello di un tv-movie che a un’opera di cinema puro, alcune sequenze sembrano incomplete (scena al museo egizio) e il finale è il risultato di una sceneggiatura che non riesce a focalizzare un vero messaggio di fondo. Un film godibile da accompagnare al coevo e meno sofisticato “Il respiro del diavolo” (2007) sulle gesta di un altro bambino terribile.
Titolo Originale: “Joshua”
Paese: U.S.A.
Rating: 6/10