Kinatay – Massacro (2009)

Aggiornato il Febbraio 9, 2012 da Il Guru dei Film

Kinatay – Massacro (2009)Un agghiacciante film filippino premiato a Cannes.

Peping,20 anni, ha una giovane moglie e un figlio neonato. La vita è felice per il ragazzo nonostante i pochi soldi, sogna di diventare un poliziotto, per questo segue la scuola di criminologia. Per arrotondare Peping aiuta un compagno legato con dei poliziotti in servizio, piccole cose, come chiedere il pizzo della protezione ai venditori ambulanti. Una sera però gli viene chiesto di seguire il gruppo in un'operazione speciale, si tratta di regolare i conti con una prostituta che deve dei soldi…

Anche le Filippine riescono qualche volta a fare breccia al cinema, e non con un film qualunque, bensì con un'opera disturbante che scivola nell'horror, cosa questa che non ha impedito il conseguimento di un premio prestigioso: la palma d'oro al Festival di Cannes 2009 per la migliore regia. A riuscire nell'impresa il regista Brillante Ma Mendoza, con uno stile documentaristico di realistica precisione, un vero salto nella dimensione (oscura) di una apparente, tranquilla giornata nella città di Manila. La prende larga Mendoza e fa bene, la prima parte immerge con efficacia nella caotica ma a suo modo funzionale vita della città, la gente brulica per le strade dove tutti sono riversi nelle più disparate e per lo più povere faccende, immortalati dalla camera sempre mobile del regista, in scorci di gesti quotidiani con protagonisti decine di uomini donne, bambini e animali. Ad accompagnarci nell'umanità di Manila il giovane Peping, il ragazzo aspirante poliziotto, che vediamo sin dalle prime battute animato di buoni propositi, del resto con una famiglia a carico, ma che non disdegna facili scorciatoie per racimolare qualche soldo: la scena del conto al ristorante.

Kinatay – Massacro (2009)

La scelta vincente della pellicola è quella di lasciare l'interpretazione allo spettatore, non vi sono prese di posizioni o accuse di vario genere, solo una lucida rappresentazione di quello che diventa presto un incubo ammantato di glaciale normalità, come l'operazione notturna in incognito di un gruppo di poliziotti. “Kinatay” è il classico film che ti stringe lentamente il collo come un boa constrictor, ti avvolge, tenti di liberarti ma alla fine ti lascia il segno (mortale) e rimani spiazzato. La solarità del matrimonio del protagonista officiato in una veloce e comica seduta di tribunale e le lezioni scherzose alla scuola di polizia cedono il passo all'arrivo delle tenebre, con le prime avvisaglie: una raccolta di soldi tra alcuni venditori ambulanti che passano sino a finire nelle mani delle forze dell'ordine, le insospettabili promotrici di un losco affare. Con lo stipendio normale, viene detto, un poliziotto non può campare quindi è giusto organizzarsi in maniera alternativa.

Peping è stufo di fare il gregario ma forse la nuova missione notturna può significare un salto di qualità. A suo modo è un viaggio iniziatico senza ritorno, per il ragazzo (e lo spettatore) si apre una notte da incubo, un brusco risveglio sulla violenza soffocata dietro a sordidi traffici che si consumano nell'indifferenza generale. Madonna è una prostituta che ha sgarrato, una questione di soldi, per questo viene prelevata e trasportata verso una metà non precisata su un furgone, Peping è il muto testimone di una progressiva e interminabile tortura fisica-psicologica ai danni della donna. Gran parte del film è ambientato dentro il veicolo, anche se la regia di Mendoza nasconde questo aspetto, i tempi diventano rarefatti mentre dai finestrini si scorge un'ambientazione di luci e strade che accrescono un'angoscia sottolineata da una colonna sonora appropriata, densa di rumori di fondo lugubri e metallici, quasi a riverbero del senso di colpa e impotenza del protagonista.

La parte finale di “Kinatay” sfocia nell'horror puro dentro una casa degli orrori, con soprassalti splatter feroci e glaciali, per rimanere in ambito asiatico può ricordare in qualche modo il recente “I Saw The Devil”, senza però avere alcun compiacimento estetico-spettacolare, forse anche per questo il film riesce a risultare ancora più sgradevole e efferato. Il personaggio di Peping diventa enigmatico nel suo sbandamento, ha visto e partecipato a cose che un una persona non dovrebbe nemmeno immaginare, fuori da ogni regola e ragionevole controllo, ma è tutto cosi reale da sembrare vero, come il film di Brillante Mendoza. Nonostante la presa diretta in notturna la fotografia restituisce dei colori splendidi e vividi. Un grande film.

Titolo Originale: "Kinatay"
Paese: Filippine
Rating: 8/10