Aggiornato il Aprile 8, 2015 da Il Guru dei Film
Atmosfere thriller nel nuovo kung fu urbano di Donnie Yen. Hahou Mo è un maestro di arti marziali in carcere per avere ucciso accidentalmente un uomo in un combattimento …
Durante una pausa ricreativa Hahou Mo viene a conoscenza dell’uccisione misteriosa di un conoscente, capisce subito che dietro l’omicidio si nasconde un temibile assassino abile nelle arti marziali che vuole eliminare altri obiettivi. Hahou Mo ottiene un permesso temporaneo di libertà in cambio di una collaborazione con la polizia, stabilisce un accordo con una detective e insieme si mettono sulle tracce di Fung Yu-Sau, un ragazzo con un grave handicap a una gamba che non gli impedisce di provocare nuove vittime….
Non è un periodo brillante per il cinema recente di arti marziali ( The Raid 2 è la classica eccezione che conferma la regola), a riprova basta guardare come piange il piatto dalle parti di Hong Kong, la culla del genere. Donnie Yen è forse l’ultima e più attiva superstar del kung fu rimasta su piazza dopo l’abdicazione non dichiarata di Jackie Chan, per limiti di età e di pessime scelte attoriali (il mitico Jackie sono decenni che non ne azzecca una, diciamolo) mentre Jet Li da qualche tempo pare un ex-idolo in ritiro, libero giusto per apparizioni lampo nei capitoli de I Mercenari. Tony Jaa e Iko Uwais incombono ma ne devono ancora fare tanta di strada prima di avere voce in capitolo. Dopo il primo notevole Ip Man (2008) Donnie Yen ha consolidato la sua fama ma anche vissuto di rendita inanellando una serie di prove non sempre all’altezza, Kung Fu Jungle è uno dei migliori se non il migliore film dell’attore da diversi anni. Non una pellicola eccezionale ma in grado di soddisfare in parte la fame di kung fu degli appassionati.
Donnie Yen non ha mai sfondato a Hollywood in Asia invece ha raggiunto uno star power che gli permette il controllo dei suoi film, non è sempre un bene (in Iceman 3D cura anche la regia e i risultati sono stati mediocri), in Kung Fu Jungle richiama il regista del discreto Bodyguards and Assassins (2009) Teddy Chen per una pellicola dalla trama semplice e diretta che, a sorpresa, mantiene il protagonista per buona parte della vicenda defilato, o meglio, trattenuto nelle scene d’azione. A parte un iniziale combattimento in carcere, 1 contro 17, che può ricordare quello di The Raid 2, Donnie Yen non mette in mostra il suo proverbiale kung fu se non verso l’ultima mezzora, fattore che può lasciare perplessi. Si può dire che l’attesa viene ripagata con un duello finale di arti marziali come non si vedeva da tempo. Il preludio è un intreccio di thriller e poliziesco che mette in campo un serial killer tutto sommato inedito, visto che l’assassino è un folle fanatico di arti marziali a caccia dei migliori lottatori che sfida in duelli all’ultimo sangue.
Il profilo dell’assassino interpretato da Baoqiang Wang (Il tocco del peccato) ha un retroterra doloroso che lo ha reso pazzo, meglio non svelarlo per lasciare un minimo di incertezza, senza contare l’handicap di avere una gamba più corta dell’altra, lo vediamo spesso zoppicare, superato da una caparbietà che lo rende un formidabile combattente. I primi scontri del film sono tutti per il killer Fung Yu-Sau, ben coreografati, violenti e variegati, in uno ci scappa un confronto con spade dato che uno degli avversari si trova nel contesto singolare di un set cinematografico. L’action-director delle sequenze d’azione è lo stesso Donnie Yen che intanto divide la scena con la detective di Charlie Young, “vecchia” conoscenza sin dai tempi di Hong Kong Express (1994), ora bella 40enne a capo di una squadra speciale della polizia, invero abbastanza inconcludente visto che si lascia scappare sempre all’ultimo il serial killer.
Donnie Yen prosegue nella galleria di personaggi positivi interpretati in carriera, intercambiabili con il maestro Ip Man dell’omonima serie di film, di solito si tratta sempre di un maestro di arti marziali giusto e retto con al fianco una dolce compagna, in questo caso la giovane Michelle Bai che ha quasi 25 anni in meno, Donnie si mantiene bene ma anche per lui la boa dei 50 è stata superata. Kung Fu Jungle omaggia sin dal titolo la disciplina marziale che ha reso grande la ex colonia inglese, altri eccellenti riferimenti sparsi sono Liu Chia Liang e Jackie Chan presenti negli schermi tv accesi nelle stanze dei protagonisti, inoltre nel cast si intravedono figure storiche come il produttore Raymond Chow, l’attore David Chiang e i registi Kirk Wong e Andrew Lau. Molto meglio la seconda parte del film, a partire dalla bella ambientazione del villaggio di pescatori in cui vengono imbastite le migliori scene di tensione, con dei buoni scontri e inseguimenti tra le baracche sospese sull’acqua. Il culmine di Kung Fu Jungle resta il finale con il prevedibile confronto tra Donnie Yen e Wang Baoqiang, ambientato di notte su un cavalcavia attraversato da macchine e camion (riprodotti con una CGI discutibile) a riprendere il contesto urbano della pellicola, liberi di darsele di santa ragione a colpi di potente kung fu e prese letali, un vortice di furore che occupa 10 minuti buoni di drammatica intensità.
Tit. originale: “Kung Fu Jungle”(Intern.)
Paese: Cina/Hong Kong
Rating: 7/10