Aggiornato il Marzo 3, 2014 da Il Guru dei Film
Il ritorno di Gans al cinema è una nuova versione della celebre fiaba sulla Bella e la Bestia.
Francia, 1810. Un ricco mercante cade in disgrazia a seguito di un disastroso naufragio navale che disperde un prezioso carico. L’uomo è costretto a vendere la casa di famiglia e al trasferimento in campagna con i suoi sei figli, per lo sconforto delle sorelle maggiori che vedono allontanarsi gli agi dell’alta società, al contrario la giovane Belle sembra apprezzare la nuova sistemazione.
I guai non sono finiti, il patriarca dal ritorno di un viaggio d’affari si perde nel bosco per ritrovarsi in un misterioso castello disabitato, qui trova incredibili tesori che preleva per i figli e recide una rosa, chiesta espressamente da Belle, ma prima di intraprendere la via del ritorno una figura animalesca, il padrone del castello, lo minaccia di morte per l’incauto gesto. L’uomo torna a casa per un ultimo saluto, Belle non accetta il triste destino del padre e sente di dover partire al suo posto verso il regno della Bestia.
Dopo otto lunghi anni e una serie di progetti suggestivi non concretizzati, tra i quali l’ambizioso Fantomas, Christophe Gans torna con un film che trasuda raffinatezza tecnica e ricerca visiva tipiche dello stile di un regista non ancora capito a fondo. Ritenere Gans un francese che vuol fare l’americano non solo è limitativo ma anche inesatto, visto che è vero il contrario: “La Bella e La Bestia” è un’opera europea sino al midollo, a partire dalle origine letterarie, inoltre il dispiegamento degli effetti speciali è sì preponderante ma funzionale e calibrato, privo dell’enfasi esagerata di Hollywood. Semmai Gans guarda al cinema asiatico, come in tutti i suoi film del resto, in “La Bella e La Bestia” è dichiarata l’influenza di un maestro come Miyazaki, riconoscibile non solo nella vena animistica dei personaggi ma anche nelle scenografie del castello, rigogliose di rampicanti e baciate da un sole splendente, come le rovine nascoste de “Il castello di Cagliostro”.
Gans si deve confrontare con i celebri adattamenti che lo hanno preceduto, in particolare il capolavoro di Cocteau del 1946 e l’adattamento animato della Disney del 1991, e ne differisce da entrambi nonostante Cocteau resti un’influenza imprescindibile, mentre del cartone animato ritorna la scena del ballo. “La Bella e La Bestia” del 2014 è più attinente al racconto originale di Madame De Villeneuve, si insinua nelle pieghe della storia rimaste sconosciute al cinema e inizia come una fiaba da leggere per l’innocenza dei bambini: il prologo con le pagine di un libro sfogliato che si anima di scritte e immagini. “La Bella e La Bestia” di Gans copre una visione più ampia, non è più solo una storia d’amore impossibile, si rivolge alla vita terrena di tutti i personaggi, uomini, animali, alla forza della natura stessa, in un quadro di sfrenata fantasia mossa da energie misteriose che crescono e piegano la realtà e il destino degli esseri viventi. L’amore e il potere dell’incantesimo che dominano il castello abbandonato sono forse la medesima entità, unite dalla figura della protagonista Belle.
Il nuovo simbolo della bellezza francese Lea Séydoux interpreta la bionda Belle, che sia la protagonista per essere la figlia del produttore è una malignità legittima, ma è davvero difficile parlare male di una ragazza splendida, dal fascino irresistibile, diverse sequenze con solo lei in scena mentre esplora le zone del castello sono sempre un piacere sensoriale, un effetto speciale dentro l’effetto speciale. Lea Sèydoux è divenuta in poco tempo una superstar per i successi internazionali di “Mission Impossible 4”, “Midnight in Paris” e, ultimamente, ha convinto tutti per la prova nel pluri-premiato “La vita di Adele”. In “La Bella e La Bestia” l’attrice risplende in costumi d’epoca magnifici, irradia energia positiva, finisce nelle grinfie della Bestia mostruosa di Vincent Cassel per l’inizio di un rapporto di paura e attrazione che si sublima in scene dal forte impatto visivo, su tutte l’inseguimento su un lago ghiacciato, una perfetta alchimia di azione, effetti speciali e poesia.
La storia prosegue su diversi binari paralleli, all’inizio prevale la figura paterna (Andé Dussolier) di Belle, la scoperta del castello, lo sconforto dei suoi famigliari racchiusi in gran parte nell’esilarante duo femminile delle sorelle maggiori di Belle, la ragazza diviene presto il catalizzatore della vicenda, dentro un mondo incantato e di splendida resa estetica; da encomiare tutto il lavoro in computer grafica/green screen, il film è stato girato tutto in studio. “La Bella e La Bestia” prosegue sui doppi e i riflessi degli specchi, una condivisione che porta indietro nel passato e alle origini della Bestia, qui il grande Cassel ha l’occasione di mostrare il suo vero volto per conoscere gli infausti scherzi di un tragico amore. Per questa scelta narrativa “La bella e La bestia” paga dazio, le scene tra la Séydoux e Cassel si riducono, il coinvolgimento sentimentale/empatico ne può risentire. Cassel in versione bestiale appare sfuggente, più vicino a un conte Dracula, suggestione favorita dall’ambientazione gotica, il make up artistico della creatura è un mix di protesi e computer grafica di alto livello, coinvolto anche lo storico effettista Steve Wang (Predator). Gans firma un film con un controllo maniacale di regia, dalla fotografia splendida e immerso in scenografie che riempono gli occhi, il finale che esplode con scene d’azione gigantesche (letteralmente) può ricordare quello del precedente “Silent Hill” (2006). Nella speranza di non attendere così a lungo il prossimo film del regista. Da vedere assolutamente.
Tit. Originale: La Belle et la Bete
Paese: Francia
Rating: 8/10