Aggiornato il Maggio 7, 2009 da Il Guru dei Film
Pellicola anni 70 venerata dai cinefili di tutto il mondo in cui si celebra l’incontro tra le leggendarie case di produzione Hammer e Shaw Brothers: un horror vampirico ricolmo di arti marziali.
Dracula, il principe dei vampiri, è tornato a nuova vita reincarnandosi in un monaco cinese in grado di comandare i temibili sette vampiri che funestano una sperduta regione della Cina. Dopo circa un secolo il professor Van Helsing (Peter Cushing), lo studioso che ha dedicato buona parte della sua vita a cacciare Dracula, si trova in Cina per insegnare le antiche leggende legate ai vampiri, con scarsi risultati visto la poca attenzione degli studenti. Solo Hsi Ching (David Chiang) sembra interessato al professore, egli crede ai suoi racconti al punto da chiedergli di accompagnarlo, insieme ai sette fratelli, al suo villaggio colpito dalla maledizione dei vampiri. Van Helsing è scettico ma Hsi Ching riesce a fornirgli una prova dell’esistenza dei 7 vampiri, intanto il figlio dello studioso-cacciatore ha conosciuto una ricca e bella vedova europea disposta a finanziare la spedizione verso il villaggio sotto assedio.
In pieno declino produttivo-artistico la celebre factory-horror inglese Hammer tenta di risollevare le sue sorti, destinate a una lenta agonia trascinata sino alla fine del decennio, con l’apertura verso l’emergente cinema orientale di arti marziali rappresentato dagli studi Shaw Bros di Hong Kong, a quei tempi all’apice del successo, non immuni comunque dalla crisi che li colpirà nella metà degli anni 80. L’idea è semplice ma allo stesso tempo invitante e senza precedenti: unire una storia di vampiri con le arti marziali cinesi. “La leggenda dei 7 vampiri d’oro” non compie il miracolo di un possibile colpo di coda della Hammer, resta difatti un’esperienza isolata da consegnare ugualmente alla storia del cinema e ancora capace di trasmettere un genuino fascino vintage.
La pellicola viene girata ad Hong Kong dove vengono prese tutte le maestranze e controfigure, del resto è nell’antica Cina che si svolge la vicenda, il regista è invece Roy Ward Baker, uno dei nomi di punta della Hammer, suscita però una certa impressione sapere che non accreditato compare alla regia anche il nome del mitico kung-fu-director Chang Cheh. Don Houghton oltre a essere uno dei produttori firma anche la divertente sceneggiatura che prevede due prologhi iniziali: il primo ambientato nel 1804 con l’arrivo del monaco pellegrino cinese in Transilvania, mentre il seguente descrive le funeste manifestazioni dei vampiri nel villaggio in Cina.
In questi primi minuti la fotografia ha dei colori sgargianti rosso-verdi, in stile Mario Bava, per risaltare le belle scenografie che riguardano in primis il castello di Dracula, il principe delle tenebre fuoriesce dalla tomba nel corso di una sequenza “classica” quasi fluttuando nell’aria per mezzo di carrelli non inquadrati, un’altra tecnica che il maestro italiano utilizzava spesso. Per il ruolo del vampiro non c’è il prestigioso Christopher Lee, pare abbia declinato dopo avere letto il copione, ma bensì John Forbes-Robertson che si presenta sbiancato con una punta di rossetto, quasi come il Joker della serie Batman. Si continua con la visione di un tempio-pagoda della Cina dove il redivivo Dracula soprintende un rituale sanguinario ai danni di giovani fanciulle a seno nudo, non una novità per la Hammer (“The Viking Queen“), schierate e imprigionate a cerchio su dei tavoli che scivolano verso un pozzo centrale ricolmo di sangue e liquidi poco invitanti.