La Maschera della Morte Rossa (1964)

Aggiornato il Ottobre 14, 2010 da Il Guru dei Film

Film: La Maschera della Morte Rossa

Diretto da Roger Corman, con Vincent Price, uno dei migliori film dedicati dal regista alle opere di Edgard Allan Poe.

 

Il principe Prospero regna con il pugno di ferro i suoi sudditi, nel momento in cui scopre l'arrivo di un'epidemia mortale li abbandona al loro destino e si rifugia nel castello insieme a pochi fedeli. All'interno delle mura vengono officiati riti satanici propiziatori nel folle desiderio di preservare ricchezza e potere, intanto gli ospiti di Prospero si abbandonano ai piaceri della lussuria per dimenticare l'orrore della Morte Rossa, la terribile piaga che sta uccidendo la popolazione. Nel corso di una festa in maschera Prospero scorge un individuo dal volto coperto vestito di rosso, un segnale funesto portatore di disgrazie.

Solo se si presta attenzione ai nomi di alcuni personaggi (Gino, Scarlatti, ecc.) si intuisce che il film è ambientato in Italia, per il resto Corman e la produzione non fanno niente per indicare con precisione il luogo della vicenda, potrebbe essere in ogni angolo nell'oscura Europa medievale. E' un horror gotico purissimo forse il migliore dei film dedicati a Poe diretti da Roger Corman, ispirato ai racconti del terrore del maestro della letteratura horror "La Maschera della Morte Rossa" e "Hop Frog", un abile intreccio ordinato dallo screenplay di Charles Beaumont, sfortunato sceneggiatore morto a 38 anni per il morbo di Alzheimer, già attivo nel precedente "La Città dei Mostri" e conosciuto per avere ideato circa 18 episodi della celebre serie tv "Ai Confini della Realtà". Beaumont costruisce una storia davvero malata con una serie di riferimenti al satanismo non presenti nel racconto originale, il film entra in una dimensione inedita in cui il male e la morte, difficile a pensarci, sembrano due entità differenti quasi contrapposte.

L'inizio è un classico atmosferico come solo Corman o Bava potevano fare in quel periodo, tra nebbie dense e arbusti malefici sparati dritti in telecamera, immagini che gente come Burton e Gans hanno poi ribadito circa 30 anni dopo, il colore smagliante della fotografia di un allora poco conosciuto Nicolas Roeg ("L'Uomo che Cadde sulla Terra") immortala da subito una figura dal manto rosso, chissà che questo non lo abbia influenzato per la regia del successivo "Un dicembre rosso shocking", é la Morte stessa dalle forme umane senza volto e la parola soppesata, quasi suadente. Il riferimento, rafforzato da altri incontri successivi, è da ricondurre al "Settimo Sigillo" di Bergmann, qui al posto di una scacchiera vi sono le misteriose carte della vita e della morte, in un crogiolo di rossi e neri che potrebbero avere ispirato anche il concept-artwork del recente disco "Deth Red Moon", notare il titolo, del grande rocker Glenn Danzig da sempre appassionato di horror vintage.