La ricerca della felicità: il segreto è Will Smith

Aggiornato il Gennaio 15, 2007 da Il Guru dei Film

ImageNel primo film americano di Gabriele Muccino il divo di Ali grazie a una super performance rende credibile una favola che in altre mani poteva diventare una storia lacrimosa. Accanto a lui il piccolo Jaden Christopher Syre, il figlio avuto da Jada Pinkett.


La ricerca della felicita' e' una favola alla Frank Capra che senza un attore di grande talento come Will Smith, rischierebbe di annegare nella lacrime. Soprattutto per noi italiani, non e' di poco conto che il regista sia Gabriele Muccino, indicato alla produzione dallo stesso Smith che pare si sia innamorato dell' Ultimo bacio. Se Benigni puo' vincere l'Oscar e Muccino girare un film americano forse e' il caso di rfilettere un po' piu' a fondo sui limiti del cinema italiano che evidentemente non sono tutti conseguenza del protezionismo a stelle e strisce.
Ispirato a una storia vera, La ricerca della felicita e' un apologo sull'amore paterno basato sul concetto che la poverta' e' una conseguenza della sfortuna e di scelte sbagliate mentre il successo e' generato dal duro lavoro e dai sogni.
Ambientato negli anni '80 di Ronald Reagan, il film racconta la storia di Chris-Will Smith e di suo figlio Christopher, interpretato da Jaden Christopher Syre Smith, il delizioso autentico figlio di Smith e di Jada Pinkett, I due vivono una vita agiata insieme alla moglie-mamma Linda, (Thandie Newton), donna incline alla depressione. L'agiatezza e il matrimonio vanno in frantumi quando Chris investe tutti i soldi in complicati e costosissimi macchinari sanitari che non riesce a vendere. Linda se ne va in una nuvola di fumo di sigarette e in un alluvione di lacrime mentre padre e figlio cominciano a fare la vita dei senza tetto, dormendo perfino nei bagni pubblici. Nonostante lo sfacelo che ha travolto lui e suo figlio, Chris non perde ne' l'ottimismo ne' il buon umore, tanto da scegliere come soluzione l'iscrizione al praticantato gratuito presso un super studio di brocker. La condizione dell'accordo e' che il suo lavoro sara' gratuito fino a all'assunzione che, ovviamente, e' tutt'altro che garantita.  
Come andra' a finire e' quasi superfluo dirlo. Lasciando da parte l'irresistibile fascino del lieto fine, le condizioni essenziali perche' un film come La ricerca della felicita' non sia la versione cinematografica di un romanzo Harmony sono una buona regia e una grande performance d'attore. Condizioni rispettate entrambe: Muccino fa bene il suo lavoro, Will Smith e' strepitoso. Qualcuno ha scritto che di fronte a questa storia di caduta e rinascita e ai primi fili grigi tra i suoi capelli l'Academy che assegna l'Oscar difficilmente riuscira' a resistere.  Soprattutto in considerazione della presenza del suo bambino che e' davvero irresistibile.
Tenendo conto del fatto che in questa versione del sogno americano la ricerca della felicita' coincide con quella del denaro. Tanto per dire: invece di accontentarsi di una piccola casa per lui e il figlio, Chris sogna una villa, macchine sportive, le poltrone riservate allo stadio e tutto il relativo armamentario consegnato al mondo dallo yuppismo degli anni '80. Non e' un caso che il suo desiderio sia diventare un broker. Un ruolo del genere richiede serieta', abilita, charme, sense of humour e un'anima che non sia sintetica. Doti che Will Smith possiede in abbondanza tanto da fare di Chris un nero che lotta per affermarsi usando il sorriso al posto dei pugni.