Aggiornato il Aprile 23, 2014 da Il Guru dei Film
Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston sono i protagonisti dell’ultimo film di Carlo Mazzacurati che è tratto dallo stesso racconto russo da cui Mel Brooks aveva adattato Il Mistero delle 12 Sedie. Con Antonio Albanese, Roberto Citran, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando.
L’ultimo film di Carlo Mazzacurati , morto il 22 gennaio scorso, è una storia allegra e divertente che ha pure un gioioso lieto fine. E un cast di attori con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese e Giuseppe Battiston a formare il trio di protagonisti e nomi simbolo del cinema di Mazzacurati come Antonio Albanese, Roberto Citran, Fabrizio Bentivoglio e Silvio Orlando.
C’ è una bella vicenda dietro la storia da raccontare di La Sedia della Felicità.
Come ha raccontato il regista è stata la sorella studiosa di letteratura russa a fargliela conoscere regalandogli la novella russa da cui Mel Brooks aveva già tratto Il Mistero delle 12 Sedie.
L’originale era stato scritto per la radio negli anni ’30 per la radio da due autori russi Ilja Ilf e Evgenij Petrov che poi, visto il grande successo riscosso, l’hanno ripubblicato facendo di Le 12 Sedie un titolo popolarissimo.
Protagonista assoluta della storia è una sedia in cui è nascosto un tesoro. Il problema è che di questa sedia ne esistono 12 uguali e nessuno è a conoscenza di quale sia quella giusta.
Nel film di Mazzacurati la proprietaria era una nobile veneta morta in carcere. Le 12 sedie sono state vendute in un’asta fallimentare insieme ai rimanenti beni della signora.
A mettersi sulle tracce del tesoro sono in principio due personaggi un po’ sgangherati: il tatuatore Valerio Mastandrea e l’estetista Isabella Ragonese. Su di loro incombe lo strano prete Giuseppe Battiston che diventa un loro alleato.
I tre si mettono in caccia delle sedie e di volta in volta incontrano i relativi proprietari (tra i quali Albanese, Citran, Bentivoglio e Orlando).
Come ha spiegato Mazzacurati, il testo originale è intriso di quell’umorismo yiddish che ride anche delle catastrofi e che bene si concilia con lo spirito del regista che amava divertirsi con storie di “gente rovinata”, come diceva lui.
Quello di raccontare la caccia alla sedia, con inevitabili sventramenti e trucchi per eludere la guardia dei proprietari è un meccanismo comico infallibile e che permette di cambiare registro e situazioni a seconda dei personaggi.
E’ bello che l’ultimo atto di Carlo Mazzacurati sia stato un film così pieno di allegria.
Paolo Biamonte
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