Aggiornato il Agosto 12, 2010 da Il Guru dei Film
Giallo-thriller all’italiana sulla pratica crudele di un killer sanguinario.
Roma, un misterioso killer uccide giovani donne con una singolare tecnica di agopuntura. Il commissario Tellini è incaricato delle indagini che portano verso un centro di bellezza, emerge un quadro di ricatti e abuso di droga, il cerchio si stringe ma l’assassino continua a mietere vittime. Intanto anche la giovane moglie del commissario è entrata nel mirino del pazzo omicida.
Film del 1971 che evidenzia già dal titolo zoologico l’intenzione di cavalcare il successo dell’esordio folgorante di Dario Argento, "L’uccello dalle piume di cristallo" (1970), un esemplare caso della vitalità del cinema italiano nel suo massimo fulgore e espansione commerciale, l’epoca dorata a cavallo degli anni 60-70, per merito di una professionalità e lungimiranza andate, purtroppo, perdute nel tempo. Il thriller all’italiana esplode nei primi anni 70 aprendo un vero e proprio (sotto) filone, apprezzato in tutto il mondo, anche se i prodromi si trovano nel decennio precedente, un titolo su tutti: il capolavoro "Sei donne per l’assassino" (1964). "La tarantola dal ventre nero" omaggia in maniera esplicita la seminale opera del maestro Mario Bava nella sequenza, ai limiti del plagio, dell’inseguimento di una vittima finita in una stanza con dei manichini.
L’apertura è spettacolare, buona parte dei consensi generali al film sono dovuti all’iniziale omicidio di una super-sexy Barbara Bouchet, nudissima nel corso di una seduta di massaggi in un centro benessere, da segnalare una piccola parentesi per i feticisti dei piedi (femminili), e in seguito seviziata, sempre senza vesti, dalla mano feroce di un assassino. Colpisce la modalità dell’omicidio: la vittima viene immobilizzata con un enorme ago infilato dietro la nuca e poi aperta nel ventre da una lama, con lentezza. Il modus operandi si ripercuote sulle successive vittime, la tecnica ricorda quella disgustosa della vespa scavatrice ai danni delle tarantole, nel corso della pellicola non manca un filmato (vero) sul cruento scontro tra gli animali: la vespa immobilizza il ragno che ancora vivo si vede sventrare il corpo che servirà da incubatrice per delle larve, a volte la natura è terrificante. Si tratta del momento in cui il commissario Tellini si reca da un entomologo: qui compare un’altra scena divertente(?), visto che l’agente trova della cocaina rinchiusa dentro una scatola trasparente presidiata da una…tarantola.