La Tigre e il Dragone 2: la Spada del Destino (2016)

Aggiornato il Febbraio 6, 2016 da Il Guru dei Film

La Tigre e il Dragone 2: la Spada del Destino è il wuxiapian sequel con Michelle Yeoh diretto da Yuen Woo Ping …

Tit. Originale: Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny
Paese: Cina/USA
Rating: 6/10

Dopo anni di solitudine, la guerriera Yu Shu Lien si ritrova a combattere per proteggere la leggendaria Spada del Destino custodita nella casa di un vecchio amico ormai morto. L’arma è nelle mire del malvagio Hades Dai, deciso con essa a dominare il mondo delle arti marziali e l’intero paese. In soccorso di Shu Lien giunge un uomo mascherato che si fa chiamare Lupo Silente, intanto altri combattenti si uniscono alla causa della via del ferro per vegliare sulla spada.

Dopo circa 15 anni arriva non richiesto il sequel de La Tigre e il Dragone, il polpettone indigeribile di Ang Lee sopravvalutato sin dalla sua uscita, film forte di un consenso imbarazzante che ha determinato l’involuzione di un genere (wuxiapian) divenuto sempre più patinato e innocuo. Del primo film restano la ora 53enne Michelle Yeoh nella parte della protagonista Yu Shu Lien e il coreografo Yuen Woo Ping posizionato anche in cabina di regia. Questo secondo capitolo segna un precedente per essere stato prodotto/ideato con il supporto della piattaforma americana online Netflix, si intende avviare l’alba del cinema on demand che vuole la diffusione principale nel circuito home video, un piccolo passo inevitabile in piena epoca digitale, per certi versi preoccupante dato che il cinema resta prima di ogni cosa un’esperienza da vivere nelle sale su grande schermo. Evitare di credere alla banalità sul fatto che il vero cinema, ormai, si trova nelle serie tv recenti, una convinzione (sciocchezza?) che però sembra mietere molte vittime.

I collegamenti con il primo film risultano flebili, tornano invece dei rimandi narrativi nella costruzione di due coppie protagoniste che portano avanti in parallelo la vicenda. Michelle Yeoh pare stanca come il suo personaggio, anche un po’ spenta, si divide la scena con Donnie Yen nel ruolo di Lupo Silente, i due scopriamo avere un passato comune sofferto che li ha (ri)uniti. Se ha avuto almeno un merito “La Tigre e il Dragone” è stato quello di svelare al mondo il fascino di Ziyi Zhang, in questo nuovo capitolo si è pensato bene di lanciare una giovane che ne ricalcasse i passi con il bel musetto di Natasha Liu Bordizzo, australiana 19enne di origini italo-cinesi, piuttosto incantevole nelle vesti di Vaso di Neve. La ragazza ha una missione che la porta all’incontro con il giovane Wei Fang di Harry Shum jr. A guastare la festa ci pensa il cattivo Hades Dai di Jason Scott Lee, attore che molti faticheranno a riconoscere come colui che ha interpretato Bruce Lee in “Dragon La storia di Bruce Lee” (1993), ora divenuto calvo e con diversi chili in più, abbastanza efficace proprio per via della presenza fisica importante.

Yuen Woo Ping, il veterano di Hong Kong, torna alla regia dopo l’ultimo “True Legend”(2010) e mette in piedi un film di arti marziali con la solita routine professionale, senza stupire per forza ma anche senza momenti rilevanti nella messa in scena dei combattimenti che lo hanno reso celebre, in questo caso composti bene e con fugaci trovate originali, come lo scontro sul lago ghiacciato (una location simile si è vista ne La Bella e La Bestia di Gans) con i contendenti impegnati a lanciare i colpi pattinando sulle lastre di ghiaccio, ma privi di vera violenza e pathos. Al contrario del primo film la gente sembra subire la legge di gravità e non lievita con svolazzi assurdi, seppure non manchino alcuni episodi incriminati con i protagonisti che “galleggiano” sui tetti degli edifici . Ad ammantare l’operazione pare essere proprio la natura televisiva, forse anche per alcune parti mancanti scartate in fase di montaggio, si riscontrano pause e blocchi di dialoghi (soporiferi) che interrompono la (poca) tensione.

Donnie Yen si ritaglia un personaggio western con cavallo e cappello, le entrate sottolineate da un fraseggio di chitarra in puro stile spaghetti-western, ma sembra più cool a dirlo che a vedersi, pure lui appare anche troppo dimesso e triste, i duelli più impegnativi però sono tutti a suo appannaggio. Manca la vera energia di una scarica elettrica che avrebbe fatto vibrare un wuxiapian con del potenziale e dei decenti fondali in computer grafica che si possono apprezzare a inizio e fine pellicola, in particolare nella location della torre pagoda che diviene il teatro della resa dei conti. Alcuni personaggi di contorno arricchiscono lo stuolo di combattenti ma sono appena abbozzati e poco interessanti, lo scontro finale è carino ma talmente prevedibile e “buonista” da lasciare un po’ l’amaro in bocca. Per amanti del genere, gli altri si possono astenere.

Sciamano

La Tigre e il Dragone 2: la Spada del Destino- recensione di Sciamano