La Vita di Adele

Aggiornato il Ottobre 24, 2013 da Il Guru dei Film

la vita di adeleIl film di Abdellatif Kechiche che ha vinto la Palma d’Oro al festival di Cannes racconta senza trascurare alcun dettaglio l’amore tra due giovani donne interpretate dalle talentuosissime Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux.

La Vita di Adele ha vinto l’ultimo Festival di Cannes, guadagnandosi le robuste lodi del presidente della Giuria Steven Spielberg e, a festival ormai archiviato da tempo, ha goduto della pubblicità derivata dalle riserve espresse dalla due giovani protagoniste, le talentuosissime Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, nei confronti del regista Abdellatif Kechiche, dopo Cous Cous e Venere nera uno degli autori star del cinema francese, accusato sostanzialmente di brutalità nei confronti delle sue interpreti portate allo sfinimento psicologico e fisico.

Qualcosa che ricorda, come è stato giustamente notato, il rapporto tra Maria Schneider e Bernardo Bertolucci sul set di Ultimo Tango a Parigi ma anche i rapporti con il cast di Lars Von Trier.

Come si sa questo genere di polemiche è musica per gli uffici stampa e le produzioni.

Ispirato al graphic novel di Julie Maroh, Il Blu è un Colore Caldo (forse è per questo che il blu abbonda nelle inquadrature), La Vita di Adele l’educazione erotico sentimentale di una liceale che scopre l’amore e il sesso grazie alla relazione omosessuale con una ragazza di qualche anno più grande.

 

la vita di adele

 

Non è solo l’anagrafe a segnare la differenza tra le due: Adele viene da una famiglia modesta dove si mangiano spaghetti e si beve vino di scarsa qualità, ama la letteratura, va ai cortei e tenta anche di avere una storia con un coetaneo.

Emma studia Belle Arti, vive in una famiglia colta e di mentalità progressista dove si mangiano ostriche e si beve vino raffinato. 

L’incontro di Adele con Emma, che ha i capelli blu, è una folgorazione: le due si abbandonano ai piaceri del sesso e finiscono per vivere insieme.&

Grazie a un salto temporale le ritroviamo più grandi: Adele è diventata maestra d’asilo, Emma una pittrice affermata.

Le differenze tra le due sembrano essersi acuite: di fatto Adele è la massaia, cucina, lava i piatti, non si sente rispettata e finisce per accettare la corte di un collega. Emma, che nel frattempo ha una storia con un’altra la caccia di casa.

Quando qualche anno dopo si rincontreranno, scopriranno che l’attrrazione è rimasta ma la magia è perduta, “the thrill is gone” come direbbe B.B. King.

E’ inutile girarci attorno. Prima ancora che per le qualità indiscutibili della regia di Kechiche, La Vita di Adele ha fatto e fa parlare per il modo esplicito in cui è raccontato il sesso tra donne (tra l’altro una è quindicenne), con sequenze lunghe e dettagliatissime.

Il regista ha insistito sui contenuti di denuncia, (il confronto tra le classi sociali delle due protagoniste) e ha giustificato i suoi eccessi nei confronti delle interpreti con il consueto bisogno di portare gli attori oltre ogni limite.

La Vita di Adele dura tre ore ed è tecnicamente molto raffinato, grazie anche all’abitudine di Kechiche di utilizzare più camere per le riprese per poi assemblare i vari punti di vista in montaggio.

 

 Paolo Biamonte

 

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