Aggiornato il Aprile 29, 2013 da Il Guru dei Film
L’horror (pop) demoniaco diretto da Rob Zombie.
Salem, la rock dj Heidi riceve presso la radio in cui lavora un pacco anonimo, dentro si trova un disco di una misteriosa band che fatto suonare provoca nella donna uno strano malessere.
La melodia oscura è un regalo legato al passato inquietante del paese e alla uccisione di alcune donne per stregoneria, una maledizione tornata per reclamare il corpo di Heidi e dare inizio a una nuova era di male puro.
Rimasto in ombra e schiacciato dal peso dei poco esaltanti e forzati “Halloween – The Beginning” (2007) e “Halloween II” (2009), dedicati alla figura del boogeyman Michael Myers, il regista Rob Zombie torna a un soggetto personale, slegato da obiettivi puramente commerciali e senza nascondere ambizioni artistiche alte. La direzione porta questa volta verso un cinema di macabra fantasia ancorato al passato ma scolpito su uno stile horror-pop inconfondibile. I riferimenti ai nomi altisonanti di Polanski e Kubrick, passando per Ken Russell, nominati dallo stesso Rob Zombie per descrivere la pellicola (forse difettando di modestia), paiono evidenti e conclamati, ma “Le Streghe di Salem” enuncia prima di ogni altra cosa essere un film di Rob Zombie al 100%, con i diversi pregi e alcuni difetti, questi ultimi a intaccare un’opera affascinante ma di non facile fruizione: resta costante la sensazione di vivere una storia che disinnesca gli eventi di tensione, tra l’altro non del tutto comprensibili.
Al momento “Le Streghe di Salem” resta il film più oscuro di Zombie e il prologo stregonesco e selvaggio lo testimonia, una danza di corpi nudi, sgraziati e voluttuosi alla luce di un fuoco maligno, a ricalcare lo schema classico della maledizione del passato che torna per corrodere il presente. In questi primi minuti lo sguardo torvo di una indemoniata Meg Foster inizia a trafiggere lo schermo, posseduta e trasfigurata in un corpo nudo semi-mummificato l’attrice non si risparmia, scatena malvagità in ogni parola pronunciata e impressiona per il coinvolgimento fisico. A sottolineare il tema sotterraneo della pellicola, quello del sacrificio delle donne perse in un mondo disumano, appare la figura femminile protagonista Sheri Moon, la compagna-musa ispiratrice di Rob Zombie, la rock dj coi dread-locks biondi, una ragazza fragile e perduta in un mondo pronto a inghiottirla. Rob Zombie concede alla sua bella un paio di inquadrature sulle meravigliose chiappe, l’attrice risponde con una prova sofferta come il suo personaggio che vive una vita apatica e grigia nonostante il lavoro da dj in una rock radio.
Rob Zombie sembra prendere in giro il mondo che lo ha reso famoso, quello del rock (satanico), con la presenza di buffi frontman metal intervistati, ricorre al luogo comune del disco misterioso contenente delle strofe sinistre, composte dal regista insieme a John 5, ma la desolazione dell’insieme scenografico e della vita di Heidi riducono lo scarto dell’ironia citazionista che non manca (gli arredi cinefili della casa della protagonista). Un senso opprimente di malinconia si apre nel seguire le avventure di Heidi, sempre più tenebrose, sempre più sola giorno dopo giorno (il film è scandito dalle didascalie giornaliere, come in Shining) nonostante l’appoggio dell’amico interpretato da Jeff Daniel Phillips, molto somigliante a Rob Zombie. “Le Streghe di Salem” costringe a ripensare l’horror odierno denso di effetti speciali e montaggi frenetici, Rob Zombie prende la strada opposta, non compare nessun effetto digitale e la cura per la ripresa delle immagini è una ricerca del migliore taglio/angolatura possibile, con carrelli fissi spesso prolungati. La pellicola è restia a truculenze e preferisce la costruzione dilatata di un’atmosfera soffocante, mentre sprigiona immagini vicino alla sensibilità grafica dei fumetti, il face painting d’impatto della protagonista che campeggia anche nelle locandine, in alcuni casi scivola verso la fissità pittorica. Il film è un assalto alle autorità religiose (cattoliche), divenute ormai complici di un male dilagante, si susseguono scene grottesche di audace blasfemia difficili da dimenticare con protagonisti sacerdoti zombificati come in un film di Fulci, un altro nome che sembra aleggiare sin dai primi fotogrammi.
Sulle note di “All Tomorrow parties” dei Velvet Underground si consuma l’avvento del Male che prevede sempre il sacrificio di vittime innocenti, un’operazione preparata sotto il ghigno beffardo di fedeli adepte che hanno il volto di Judy Geeson, Dee Wallace e Patricia Queen ma è tutto il cast, a cominciare dall’immancabile Ken Foree, a essere una citazione vivente del cinema di genere del passato. Tra crocifissi al neon, apparizioni mostruose improvvise e ouverture di Mozart e Bach, “Le Streghe di Salem” è un viaggio nelle allucinazioni della protagonista che conduce a uno dei finali più deliranti e densamente pop (la fotografia di Brandon Trost) visti negli ultimi anni. “Le Streghe di Salem” provoca una frattura nel suo essere imperfetto e spiazzante, destinato a essere un film molto odiato ma, anche, molto amato.
Tiolo Originale: “The Lords of Salem”
Paese: U.S.A./Inghilterra/Canada
Rating: 8/10